🎀 17. Biscotto! | parte 2

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Mimi sfilò il telefono dalla borsa e lo fece piano per non accartocciare il sacchettino Pain de Sucre

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Mimi sfilò il telefono dalla borsa e lo fece piano per non accartocciare il sacchettino Pain de Sucre. Etienne stava guardando fuori dal finestrino, apparentemente assorto e sorprendentemente calmo, e lei non voleva distrarlo per farsi beccare.

Dunque sbloccò lo schermo, accedette a Google Maps e digitò sulla barra di ricerca l'indirizzo che Etienne aveva comunicato al tassista.

«Le tue dita stanno tremando.»

Dannazione!

La voce di Etienne la fece sussultare, quindi appiattì lo schermo contro la coscia e lo guardò di sottecchi: «Come fai a saperlo, se stai guardando fuori?»

«Si chiama indovinolalia, è una manifestazione magica della Tourette.»

«Ha-ha, che simpatico.»

Etienne ridacchiò, senza voltarsi verso di lei, ma spostando gli occhi dal panorama fuori dal finestrino al loro riflesso sul finestrino: «A volte hai certe uscite che mi fanno dubitare della tua intelligenza, Dubois. I vetri riflettono molto più di te».

Mimi schioccò la lingua contro il palato. Ma senti che sapientone... insopportabile.

Quindi non si fece scoraggiare e ovviò ruotando un po' il busto, per proseguire la sua ricerca su Google Maps di nascosto da riflessi indiscreti.

«Mi tremano le dita per la curiosità» si giustificò, comprovando che la sua osservazione era corretta. Mimi era sempre molto contenuta, ma quando l'ansia era tanta, in qualche modo doveva pur manifestarsi. «A Natale sbircio sempre tutti i pacchetti prima, quindi sto semplicemente fremendo per scoprire dove mi porti.»

Intanto, Maps aveva dato l'immagine da Street View di un palazzo tra altri palazzi, immerso in banale e fatiscente quartiere delle retrovie parigine. Nulla di troppo rivelatore.

«Oh, quindi sei reattiva per le gite fuori porta e i doni di Natale, mentre per cose tipo... diciamo a caso, la sindrome di Tourette, funzioni a scoppio ritardato. Così mi fai pensare che ho sempre avuto ragione a darti della superficiale, Scrooge.»

«Non mi serve una ramanzina dai fantasmi presenti, passati e futuri. Sto già migliorando.»

Etienne si coprì la bocca e il naso con una mano e scoppiò in una scettica risata di scherno. Quindi non disse più nulla fino a che non furono arrivati, lasciando Mimi nell'oblio di non capire affatto quale idea si fosse messo in testa. Non c'era davvero nulla in quel luogo: né un negozio, né un locale pubblico, solo abitazioni e tra l'altro piuttosto angoscianti e datate.

Il taxi si fermò giusto di fronte a un edificio altissimo per poi andarsene in fretta, lasciando Mimi sola con le sue paure. Quella strana espressione sul volto di Etienne non la convinceva per niente, sembrava fosse veramente un pazzo a cui era venuta un'idea ancora più pazza.

Dove diavolo l'aveva portata?

Mimi strinse la tracolla della sua borsa, maledicendosi per essersi lasciata coinvolgere a tal punto da quel cretino. Recentemente, si era resa conto di non conoscerlo affatto; per quanto tempo avessero passato a lavorare fianco a fianco, ancora non riusciva minimamente a predire le sue mosse e interpretare i suoi pensieri. In più, l'esperienza le aveva insegnato che era capace di gesta davvero, davvero preoccupanti.

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