🎀 49. L'inizio della fine

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"Quando uno sta con un malato, deve prendere un po' di quella malattia su di sé. L'amore è prendersi cura, compatire l'altro."
Matteo Saudino in "Schopenhauer: la volontà di vivere e il pessimismo cosmico"✍
Suggerimento di: persempreetantotempo

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«Anche se l'amica che è in me vi vede assieme nel futuro, quello che pensa la psicologa, nel presente, è che nessuno di voi due è pronto per avere una relazione con l'altro. Lui non lo è perché è malato nell'anima, tu non lo sei perché pretendi di guarirlo, senza accorgerti che ti stai ammalando pure tu. Vi siete influenzati a vicenda e avete abusato della speranza credendo fosse una panacea. Continuare così sarebbe stato come gettare una Mentos in una bottiglia di Coca Cola e sperare che non vi esplodesse in faccia. Scientificamente impossibile, nonché da veri incoscienti.»

Erano passati giorni, ormai, dall'uscita dell'articolo su Vogue Paris. 

"L'erede Pavonard colpisce ancora, stupendo con effetti speciali a un passo dalla sua ufficiale nomina come CEO"; la dottoressa Vidal aveva trovato qualche copia della rivista nella sala d'attesa della clinica, quindi vi aveva dato fuoco con un accendino, mentre illustrava a Mimi il suo punto di vista sulla faccenda. Quel gesto l'aveva fatta ridere, ma anche quando le fiamme si erano sopite, i cuori di tutti, lì dentro, avevano continuato a bruciare.

Mimi aveva parlato a lungo con Michelle; aveva deciso di intraprendere una terapia e farsi seguire proprio da lei, l'aveva già vista diverse volte ed era quantomeno riuscita a razionalizzare gli eventi di quell'ultimo periodo. Avrebbe dovuto farlo molto, molto prima.

Ciò su cui Mimi si era sbagliata più di tutto era stato credere di essere cambiata. Non era affatto così; il cambiamento in lei era ancora attivo e probabilmente sarebbe durato per molto, passando dalla fase dell'euforia a quella della dolorosa presa di consapevolezza e poi alla ricostruzione delle fondamenta che si erano distrutte. Grazie alla conoscenza di Etienne, si era riavvicinata a se stessa velocemente, era stato un impatto d'urto, che l'aveva toccata nel profondo e aveva probabilmente innescato una grande rivoluzione di principi. 

La follia di Yvette si era messa in mezzo nel momento più sbagliato, ma allo stresso tempo nel momento più giusto: un avvenimento così estremo aveva costretto Mimi ed Etienne a fermarsi ed arrestare la loro folle discesa. Adesso era tempo di far fronte ai problemi, di capire perché al momento di rimanere uniti, non erano riusciti ad incastrarsi. Solo in quel modo, sarebbero arrivati a levigare ognuno le proprie sporgenze e colmare i propri vuoti. Però era necessario che lo facessero da soli.

Per spiegare questo concetto, Michelle aveva disegnato una linea del tempo e aveva fatto riflettere Mimi sugli episodi che avevano marcato la loro storia, alcuni positivi, altri invece molto gravi, su cui aveva soprasseduto con troppa facilità. Le aveva parafrasato quello che Etienne aveva urlato con voce spezzata, quando le aveva parlato di pericolo e di un finale in cui almeno lei avrebbe potuto salvarsi.

Secondo una visione lungimirante, infatti, la loro linea del tempo ideale doveva subire un temporaneo sdoppiamento; da una parte per Mimi, da quella opposta per Etienne. Solo in quel modo avrebbero potuto evitare di proseguire lungo la stressa strada danneggiata. Avrebbero lasciato tempo al tempo per risanare le buche e più avanti si sarebbero potuti ricongiungere, ora entrambi più stabili, su un sentiero appianato e solido.

Grazie a quella metafora, Mimi aveva finalmente aperto gli occhi.

Era ritornata sui propri passi, rivalutando ciò che era stata la loro relazione e specialmente la parte "danneggiata" di cui non aveva mai voluto rendersi conto. Etienne, sua madre, l'aggressione, i litigi, quel mondo era... troppo. Era stato tutto insopportabilmente troppo. Mimi aveva avuto l'arroganza di credere di poterlo gestire senza problemi, come tutto ciò che diventava un suo obiettivo, ma in verità, lei era solo una giovane ragazza con un sogno nel cassetto. Era partita da quello, si era poi persa in un mondo lontano dal suo, e si era infine ritrovata davanti alla scrivania di una psicologa, in una clinica neurologica.

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