🎀 27. M.I.A.

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Nonostante la primavera dovesse ancora sbocciare, in Provenza c'erano già le lucciole e le cicale

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Nonostante la primavera dovesse ancora sbocciare, in Provenza c'erano già le lucciole e le cicale.

Anche la sera non era poi così fredda, lo era molto di più la panchina di pietra su cui Greg e Mimi si erano seduti; cosa che aveva fatto pentire quest'ultima di non aver indossato nient'altro sotto il suo lungo vestito, se non la lingerie di marca.

«Avrei voluto parlarti oggi dopo il giro turistico, ma ti sei persa proprio alla fine e quando ti ho ritrovata, era già ora di prepararsi» Gregoire guardò intensamente Mimi, alzò piano una mano e le sistemò una ciocca ondulata dietro all'orecchio. «Così sei ancora più bella.»

La ragazza abbassò il capo; quei ciuffi li aveva lasciati sciolti Jean-Jacques, ma era certa che non fossero completamente di gradimento per Gregoire. Lui amava i suoi fiocchetti, le sue trecce, i suoi chignon. Amava quando lei si metteva in tiro per lui e quando tutto era ordinato, in equilibrio, senza imperfezioni.

Un tempo, usava amarlo anche lei.

«Mi dispiace averti preso in ostaggio» Gregoire ridacchiò. «Spero che non ti arrabbierai con il principe per aver rapito la sua principessa in un'improvvisa fuga romantica.»

Greg, parliamone.

«È che questa mansione ha così tanti luoghi magici che ho dovuto portarti nel migliore, solo noi due, lontani dal resto del mondo. Non dirlo a nessuno, magari, perché poi sono invidiosi.»

Mimi alzò il viso e si guardò attorno. Il punto in cui Gregoire l'aveva trascinata era un grazioso spiazzo in mezzo a delle siepi, racchiuso in un un semicerchio di cespugli di rose. Sembrava uno di quei set cinematografici in cui sua nonna era spesso comparsa, poco prima della gloriosa scena del bacio. Estremamente floreale e romantico, ma di certo... non il migliore in quella mansione.

Ormai, grazie ad Etienne, Mimi lo sapeva molto bene.

Qualche minuto prima, mentre lei e Greg si allontanavano dalla festa per raggiungere il lontano cortiletto, la loro strada li aveva portati davanti a un passaggio familiare. Mimi aveva riconosciuto la grande porta doppia e i finestroni del laboratorio segreto e per un istante, solo un istante, aveva pensato che anche Greg l'avrebbe stupita.

Aveva pensato...

Allora lo vedi che era davvero nelle sue intenzioni? Lo vedi che se lo stava solamente tenendo come pezzo forte per farmi una sorpresa?

Ma erano passati oltre e senza che nemmeno se ne rendesse conto, era finita a congelarsi le gambe su una panchina di pietra, in mezzo a tanti fiori colorati, le scintille delle lucciole e il canto delle cicale. E nessun effetto sorpresa.

«Avevo bisogno di parlarti di un paio di questioni» esordì Gregoire. «Prima fra tutte, quella che riguarda mio cugino Etienne.»

Oh... Etienne? Forse questa è una sorpresa.

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