🎀 66. Instant rendu

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Il vigneto era un luogo che da un paio d'anni aveva assunto un considerevole significato nella vita di Mimi. A quell'ora, però, non avrebbe dovuto trovarsi lì, ma su un'auto guidata dai suoi colleghi, in viaggio per Parigi. Presa dai dubbi, purtroppo, aveva declinato l'invito all'ultimo momento e ciò di cui non aveva affatto bisogno, ora, era di ritrovarsi davanti ai parenti che le chiedessero spiegazioni a riguardo.

Ecco perché si era rifugiata, tutta sola, dentro quel tortuoso labirinto di viti. Il cielo, per fortuna, era di un buio non troppo pesto. Le stelle e le lucine del matrimonio si davano man forte per illuminare i campi di un bagliore molto caldo.

In mancanza di luoghi più comodi su cui distendere le terga, Mimi aveva appoggiato a terra le sue valigie e le aveva usate come panca. Aveva estratto la boccetta di Eau de Tourette da una di esse e, avviando la solita nostalgica playlist dal telefono, aveva deciso di ubriacarsi, per superare il momento di tristezza.

No, niente vino, per quella volta, anche se era accerchiata dall'uva e avrebbe avuto pure una piccola componente di alcol nel profumo. Sarebbe stato di quest'ultimo, in realtà, che si sarebbe ubriacata: voleva recuperare tutti i mesi di astinenza e crogiolarsi nell'abbandono dolceamaro della sua eau de toilette preferita.

Difatti, appena si fu asciugata le lacrime con le maniche del golfino, fece scorrere il tessuto fino al gomito e lo arrotolò per tenerlo fermo. Liberati quindi i polsi da ogni impaccio, lì inondò, uno a uno, con la fragranza che poi sparse lentamente sulla pelle.

Dopo quella scrupolosa operazione, si curò di passare i polsi sulla base del collo, prima di allargare lo scollo della camicetta e dirigere un paio di spruzzi anche lì dentro: da brava profumiera, sapeva che il profumo dava il meglio di sé a contatto con le parti del corpo che emanavano più calore. Il sangue che pulsava in quei punti, infatti, contribuiva a vaporizzare ed enfatizzare ogni essenza.

Naturalmente la sua Eau de Tourette non aveva bisogno di essere enfatizzata, ma dato che aveva deciso di prendersi una sbronza di note olfattive, sarebbe stata disposta a spruzzarsi addosso anche l'intera boccetta, pur di sopraffarsi d'intensità. 

«Quand il me prend dans ses bras... il me parle tout bas... je vois la vie en rose...» stonata com'era, Mimi non poté comunque fare a meno di accompagnare la voce della cantante, mentre con aria solenne e la voce spezzata, replicava quei gesti. «Il est entré dans mon cœur... une part de bonheur... dont je connais la cause...»

Nel rispetto del rituale che aveva imparato osservando nonna Angeline, chiuse gli occhi, alzò il mento e con una delicatezza impalpabile disegnò un cerchio di spruzzi attorno al suo viso. Era stupenda, con i lunghi capelli raccolti sulla nuca e il leggero vestito di seta. Era simile alla nonna, eppure ancora assolutamente unica. Lei, purtroppo, non poteva vedersi da fuori, ma chi lo stava facendo in quel momento, avrebbe detto che non esisteva niente di più bello nell'intero universo. 

A quel punto, Mimi era già così ebbra del profumo che quando riaprì gli occhi si fece prendere da un potente capogiro. I fumi tossici le avevano fatto immaginare di vedere Etienne Gautier proprio di fronte a lei. Oltre ad un infarto, doveva esserle iniziato anche un principio di avvelenamento. 

«Sei stonata» osservò lui con l'ingenuità di un bambino. «E puzzi di Eau de Tourette.»

Quelle osservazioni resero la sua presenza fin troppo reale, tanto che Mimi tossicchiò, disperdendo la nube con delle manate agitate: «Etienne! Che cosa...?» ma un altro attacco di tosse le smorzò le parole in gola e fece sorridere il ragazzo. «Che cosa ci fai qui?» gli chiese quando si fu ripresa. «Credevo foste partiti.»

«Sono partiti» confermò lui, riferendosi ai colleghi. «Io sono rimasto qui per venirti a cercare e presentarmi.»

«Per... presentarti?» Mimi corrugò le sopracciglia, mentre lui porgeva la mano verso di lei.

Eau de TouretteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora