🎀 55. Carpe diem

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E non abbiam bisogno di parole,
per spiegare quello che è nascosto
in fondo al nostro cuore,
ma ti solleverò tutte le volte che cadrai,
seguirò il tuo volo senza interferire mai,
raccoglierò i tuoi fiori che per strada perderai
perché quello che voglio è stare insieme a te,
senza catene stare insieme a te.

"Non abbiam bisogno di parole", Ron✍
Suggerimento di: delfi1977

🎀

Ci era voluto un po', ma finalmente era tutto pronto.

La boutique era stata tirata a lucido e l'idea di Mimi aveva trovato una sua realizzazione; stava risplendendo proprio in quel momento sopra la sua testa. 

La giovane francese passeggiava nervosamente con la vita stretta in un vestito estivo, i capelli raccolti a metà e legati da un fiocco color tramonto, le scarpe eleganti, mai fuori moda, fissate da un gancetto attorno alle caviglie sottili. Sulle sua labbra era steso un rossetto corallo; la luce aranciata del tardo pomeriggio stava scaldando persino i suoi occhi, rendendoli di un turchese esotico, come il ritratto di una spiaggia appena bagnata dalle onde dell'oceano.

«Ciao, Etienne, che ci fai qui?» esordì, mentre camminava in cerchio ancheggiando e torturandosi i mille anellini attorno alle dita. «No... no, troppo stupido. Ehi, Etienne, come stai? È da tanto che non ti vedo. Beh, ovvio, che è da tanto che non lo vedo, questo lo sa pure lui. Ciao, Etou, che coincidenza ritrovarti proprio qui!» Mimi prese un profondo respiro. «Sì, certo. Una coincidenza. Non ce la farò mai senza sembrare idiota.»

Come se non si fosse preparata abbastanza nei giorni precedenti, Mimi avrebbe voluto fare pratica ancora per un po', ma delle voci la distrassero e la costrinsero a zittirsi.

«Coraggio, per di qua, non farti pregare, Gautier.»

Etienne stava arrivando e lei doveva attenersi al piano, ovvero, doveva rimanere immobile e possibilmente trattenere il respiro per non emettere alcun suono. Beh, non sarebbe stato così difficile, perché le sarebbe spontaneamente successo, quando avrebbe finalmente rivisto lui. Era passato quasi un mese da quando aveva incrociato i suoi occhi per l'ultima volta, dalla parte opposta di una lastra di vetro, ma era sembrato un anno, anzi no... un secolo.

Non vedeva l'ora di accertarsi che stesse bene, di riascoltare la sua voce, di riannusare il suo profumo. E aveva una paura terribile, che le rendeva le ginocchia molli e lo stomaco suscettibile.

I rumori si fecero sempre più forti, provenivano dall'androne delle scale, proprio come si aspettava. Mano a mano che si avvicinarono, distinse sia il tono di Charles che quello di Philippe e poi, in mezzo alle loro risate, una più giovane, fresca e carezzevole.

Etienne, oh mio Dio.

Si sentì morire, ma allo stesso tempo fu come se venisse abbracciata da quella musica, e strinse gli occhi sforzandosi di non commuoversi già. La tensione era altissima, il piano così arrischiato che avrebbe potuto crollare più fragorosamente delle vecchie mensole della Maison Paris. Mimi sapeva che probabilmente aveva esagerato, che non aveva rispettato le richieste di Etienne e non aveva ascoltato i consigli dei suoi amici, ma...

«Ma si può sapere dove mi state portando?» chiese Etienne, sbucando dalle scale con un sorriso meraviglioso disegnato sulle labbra.

...ma ne era valsa la pena, anche solo per un istante così.

«Santo cielo, Gautier junior, malfidente proprio come tuo nonno, eh?» rise Philippe, con le mani sulle scapole di Etienne, intento a spingerlo in avanti.

Eau de TouretteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora