🎀 19. Tranne oggi

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«Toglimi una curiosità, è una tua abitudine accamparti in zone di Parigi non di tua proprietà?» Mimi si avvicinò ad Etienne, che dopo aver occupato per un po' la grondaia, si era sistemato a cavalcioni sul muretto che circondava la terrazza

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«Toglimi una curiosità, è una tua abitudine accamparti in zone di Parigi non di tua proprietà?» Mimi si avvicinò ad Etienne, che dopo aver occupato per un po' la grondaia, si era sistemato a cavalcioni sul muretto che circondava la terrazza.

Chiaramente, Mimi stava alludendo al giorno in cui si erano fermati a fare merenda in un punto totalmente casuale del centre Pompidou, più o meno a quella stessa altezza sui tetti della città.

«Se fossi rinchiusa in una clinica neurologica tutto il giorno, capiresti» rispose il ragazzo senza staccare lo sguardo da davanti a sé. Mimi notò che aveva infilato il sacchetto vuoto tra le gambe e che rigirava fra le mani un noto flacone arancione.

Avrebbe voluto chiedergli se aveva assunto di nuovo le compresse di Rivotril, ma non lo fece. Sapeva che gli dava molto fastidio e poi l'avrebbe scoperto di lì a poco, controllando la frequenza o l'intensità dei suoi tic. 

Anche Mimi, a sua volta, stava stringendo un flacone, nella fattispecie una boccetta di profumo fresca fresca di creazione. La porse ad Etienne, il quale la raccolse, lasciando andare la propria con un'espressione sorpresa.

«Oh, adesso anche tu hai preso a fare la pipì nei profumi? C'era un bagno, di sotto, bastava chiedere.»

«Ti prego, ho gli anticorpi contro lo schifo.»

«Allora questo cos'è? Hai rubato il mio prototipo?»

«L'unico ladro qui sei tu» cinguettò Mimi. «Non l'ho rubato, l'ho fatto io.»

Etienne annuì confermando l'ipotesi che già si era creato. Dunque soppesò l'oggetto nella mano e alzò le sopracciglia in un'espressione di pura invidia: «Che veloce».

Considerando che da quando l'aveva lasciata sola nella serra era passata poco più di un'ora, si poteva dire un risultato ottimale per un'aspirante profumiera. Certo, mancava tutta la parte della stagionatura per forza di cose, ma comunque era davvero un buon tempo.

Per una persona come Etienne sembrava un record vero e proprio, una conquista inconquistabile: a lui servivano almeno tre giorni per avere un'idea e poi altri trenta per metterla in pratica, sempre che al ventinovesimo una crisi di sconforto non gli avesse fatto distruggere tutto e mandare al diavolo il suo cognome.

Per tutta risposta, lei gli mostrò il suo outifit macchiato di oli e chiazze in ogni punto: «È un esperimento, non avevo mai creato un profumo prima».

«E quindi hai deciso di usare me come cavia?» scherzò lui, cercando di scacciare la malinconia e finendo per voltare la testa di lato con un verso nasale prolungato.

Oh, eccoti qui, Tourette.

Mimi sospirò di sollievo. Non aveva assunto le pastiglie... o comunque, troppo poche perché facessero effetto. I suoi tic stavano riaffiorando uno dopo l'altro; evidentemente, dopo le terapie della clinica riusciva a stare bene per un po', prima di una nuova ondata.

Eau de TouretteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora