🎀 11. La giusta dose

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Completamente nel panico dopo la piacevole visita di Brietta Montblanc, i dipendenti della Pavonard Boutique Maison Paris avevano deciso che l'unica soluzione possibile, all'infuori dell'omicidio, era chiamare urgentemente Francine

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Completamente nel panico dopo la piacevole visita di Brietta Montblanc, i dipendenti della Pavonard Boutique Maison Paris avevano deciso che l'unica soluzione possibile, all'infuori dell'omicidio, era chiamare urgentemente Francine.

Quando la responsabile giunse al negozio di fretta e pallida in volto, i presenti si stavano già tirando per i capelli. Tra urla e reciproche accuse, sembrava essere scoppiata all'interno di quelle mura color pastello la terza guerra mondiale. Come se non bastasse, si era aggregato alla disputa anche Ignacio, che segretamente avvertito da Confiance, aveva rinunciato al suo giorno di riposo pur di proteggere con le unghie e con i denti il suo contratto di lavoro.

Francine era disperata.

«Fate silenzio! Datevi una calmata!»

...ma nemmeno le buone maniere funzionarono, quindi ottenne ascolto solo dopo aver cacciato un urlo simile ad unghie sulla lavagna. Finalmente tutti si ricomposero e lei poté metterli in riga, uno ad uno di fronte al suo cospetto, per riservare loro la giusta dose di ciò che si meritavano.

Il primo a dover soccombere alla sua ira funesta fu, naturalmente, Etienne. Francine gli riversò addosso così tanti capi d'imputazione che quel giorno pareva più un giudice della corte suprema che un personaggio pubblico dall'immagine lesa. Certo, la figuraccia che avrebbe fatto in qualità di responsabile stava già pesando tantissimo, ma Francine era soprattutto delusa dal gesto che Etienne aveva compiuto... per citarla, era profondamente delusa. Nei suoi occhi si leggeva una sfumatura così penosa che sembrava fossero infestati da uno spettro. Mimi aveva avuto la stessa impressione il giorno in cui aveva parlato con lei, dopo l'annuncio sul nuovo garzone, e mano a mano che la sua permanenza aveva portato sempre più scompiglio, Mimi si era accorta dello strano adombramento nell'espressione del capo.

Non capiva bene che cosa ci fosse nelle profondità di quella storia, ma presto la curiosità fu sostituita dalla mortificazione, quando il resto della ramanzina fu rivolto a lei. Fu accusata di aver dimostrato una totale mancanza di professionalità, non solo nel portare a termine quel giro di consegne in modo superficiale, ma anche nel resto dei suoi precedenti lavori in cui si era sempre lasciata sopraffare dal rapporto interpersonale con il collega. Quando lei tentò di obiettare per ridirigere il rimprovero verso il colpevole giusto, Francine la zittì sostenendo la tesi che, comunque, erano arrivati a quel punto perché nessuno dei due era stato esemplare sin dall'inizio. Le bastò citare una certa collezione autunnale infranta sul pavimento del magazzino che subito fu chiaro il concetto.

Generalizzare era l'arte di ogni buon capo che si rispettasse. Pareggiare i conti era l'arte di ogni capo giusto.

Anche Jean-Jacques ricevette la propria razione: Francine credeva di potersi fidare, perché credeva che lui avesse tutto sotto controllo, invece aveva permesso che un fatto del genere accadesse direttamente sotto il suo naso. E Ignacio e Confiance? Erano sempre in negozio, sempre a contatto con i colleghi, eppure nessuno dei due le aveva mai fatto notare nulla quando l'elefante nella cristalleria era ormai più che evidente. Fu dato loro dei "lavativi" e degli "scarica barile" dato che non avevano mosso un muscolo, forti del fatto che qualcun altro, come Jean-Jacques, sarebbe stato in prima linea a prendersi le responsabilità.

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