🎀 14. In bianco e nero

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Era notte fonda e non aveva ancora smesso di piovere

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Era notte fonda e non aveva ancora smesso di piovere.

Con il Natale che si avvicinava, tutta Parigi era in fermento e le automobili continuavano la loro corsa sotto le finestre dell'appartamento di Amelie, senza arrestarsi, indipendente dall'ora e dal tempo atmosferico.

Mimi si avvolse con la coperta e zompettò fino al salotto per scostare una tenda. Non si poteva dire che quella fosse una città buia; anche con l'acqua che scendeva a catinelle, le luci del traffico e degli edifici erano ancora nettamente visibili. Addirittura, qualche artista di strada stava accordando una melodia tradizionale con la fisarmonica, giusto qualche metro sotto di lei, a riparo grazie al tendone della Taverne Les Chats.

Inutile descrivere quanto un gruppetto di cantanti improvvisati rendesse il tutto ancora più assurdo. Saranno stati almeno in tre, tutti ubriachi marci, appena usciti dal pub probabilmente dopo aver festeggiato la vittoria della loro squadra del cuore.

Ah, Paris... la ville lumière.

Mimi sospirò con un certo rammarico. Ormai erano le tre e di addormentarsi non se ne parlava proprio. Quindi mise l'acqua sul bollitore, si sedette di fronte al suo portatile e lo aprì sopra al tavolo. Espanse le finestre che aveva chiuso un paio d'ore prima e fissò la casella postale ancora fastidiosamente vuota. 

Quanto le mancava la vita di campagna, a volte.

In Occitania era tutto più calmo, tutto più fluido. C'era solo la natura, senza tecnologia o il traffico a disturbare. C'era la sua cameretta da cui si sentiva il canto delle cicale d'estate e c'era la pioggia in inverno che profumava diversamente.

I suoi parenti, che erano nati e cresciuti in quella regione, non avevano nemmeno idea di che cosa fosse la frenesia di una metropoli: passavano le loro giornate a raccogliere frutta, a irrigare campi, a respirare aria buona. La famiglia Dubois, d'altronde, era da generazioni impegnata nell'agricoltura e nell'allevamento nel Sud della Francia, ed era anche una delle più benvolute nei paesini limitrofi.

Mimi, invece, adorava Parigi.

Amava tutto di quella città, dai suoi monumenti, alla sua anima romantica, dalla sua apparenza chic, allo smog. Sì, esatto, a volte amava pure lo smog. Ci si era trasferita apposta per quelle ragioni; per poter essere al centro della danza e per vivere una vita cosmopolita fatta di regole sociali ed etichette. Era sempre impazzita per quel mondo, l'aveva affascinata sin da bambina, poiché, sin da bambina, Mimi era stata... diversa. 

Gli altri suoi fratelli e i cugini non desideravano altro che crescere nella realtà delle campagne occitane e poi prendere le redini delle fattorie, mettere su famiglia, fornire ottime materie prime alle aziende e invecchiare in pace nella bellezza della natura. E quello, di certo, non sarebbe dispiaciuto nemmeno a Mimi. Tuttavia, lei sentiva di non appartenere al loro stesso sogno; sapeva che non era quella la sua strada, ma che avrebbe dovuto guardare verso un altro orizzonte per sentirsi veramente viva. 

Eau de TouretteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora