🎀 13. Piacere, Tourette

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Quando giunsero al bancone della hall, la segretaria accolse Gregoire con esagerato entusiasmo

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Quando giunsero al bancone della hall, la segretaria accolse Gregoire con esagerato entusiasmo.

«Oh, signor Leroy, ma che piacere!» esclamò, senza nemmeno nascondere gli occhi a cuoricino. «È da almeno un paio di mesi che non la vedevamo qui, speravamo proprio che un giorno di questi sarebbe passato.»

«E difatti eccomi qui, in carne, ossa e simpatia» sviolinò il ragazzo, baciando la signora sulle guance. «Sono venuto per salutare mio cugino.»

«Oh, certamente. Il signor Gautier sta per uscire dalla sessione di Reversal con il dottor Lemansky, sarà nella sala comune tra pochi minuti. Accomodatevi, intanto...» la donna fece loro strada, aprendo la via verso una grande porta a vetri, ma tentennando per qualche secondo quando si rese conto della presenza di un'estranea.

Gregoire si affrettò a prenderle la mano e intrecciare le loro dita: «La mia ragazza» mentì alla signora, e nel frattempo il cuore di Mimi si mise a ballare la conga.

La mia raga-?

Ok, lo voglio.

Da oggi chiamatemi pure Madame Leroy. Madame Dubois Pavonard Leory. Ci vedo già sull'altare a scambiare promesse di splendore.
Joujou impazzirà, quando glielo racconterò. Mi perdonerà seduta stante e vorrà essere il mio testimone con la cravatta intonata a quella del suo chihuahua.

Mentre Mimi ancora non si capacitava di essere mano nella mano con sua altezza reale Gregoire Pavonard Leroy, i due ospiti furono fatti accomodare in una sala ampia e spaziosa, al di là delle porte a vetri. Tale stanza, che ad occhio e croce doveva essere la sala comune, stava accogliendo già altre persone, alcune aggregate in piccoli capannelli, altre solitarie e apparentemente distratte. Nessuno sembrò realmente accorgersi di loro, nonostante, secondo Mimi, fosse praticamente impossibile.

No, cioè, dico... guardateci! Una giovane donna in carriera a mano di un promettente volto della profumeria parigina in un'annunciata storia d'amore. Ehilà? Qualsiasi rivista di moda starebbe già sgomitando per una foto!

In un angolo, c'era un vecchio televisore sintonizzato sui cartoni animati, in un altro, un cesto ricolmo di giocattoli sparpagliati in disordine, lungo le pareti variopinte facevano capolino file di sedie e tavoli pieni di opuscoli. Di fronte a loro vi era un corridoio dalle pareti vetrate dietro cui si vedevano due medici discutere fittamente. 

Mimi si incantò per un attimo a seguire il loro labiale, cercando invano di carpire un brandello della discussione formata da termini tecnici incomprensibili. Inclinò la testa di lato chiedendosi se per caso stessero parlando di Etienne, ma prima che potesse scoprirlo, delle grida la distrassero.

Verso il cesto di giocattoli, un bambino di nemmeno dieci anni si era appena arrabbiato per non essere riuscito ad incastrare un mattoncino nel suo castello di Lego. Quindi, di punto in bianco aveva preso a lanciare improperi, imitando versi di animali ad alta voce e distruggendo completamente la sua opera con dei calci. Quella che doveva essere la madre si allontanò subito dal gruppetto di ospiti con cui stava chiacchierando e corse dal bambino per abbracciarlo e accarezzargli dolcemente la testa.

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