🎀 39. Note di testa

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Mimi si risvegliò qualcosa come dieci ore dopo, perfettamente riposata e profondamente in pace

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Mimi si risvegliò qualcosa come dieci ore dopo, perfettamente riposata e profondamente in pace. Era distesa sul materasso e coperta dal piumone, la sua testa poggiata ad un cuscino che profumava di ricordi bellissimi.

Non era a casa sua, era nella camera di Etienne, e lui era già uscito.

Mimi si alzò per leggere il biglietto che aveva lasciato sul comodino: in una calligrafia da quarta elementare le aveva spiegato che aveva una sessione di TCC a cui non poteva assolutamente rinunciare, ma che si sarebbero potuti vedere dopo i loro turni alla boutique e guardare il film che la sera prima non avevano visto a causa del sonno. E poi riguardarlo e riguardarlo e riguardarlo, perché sì, anche quella era un'ossessione di Etienne.

Mimi chiamò Francine e si diede per malata. Quel giorno non aveva voglia di andare alla boutique: aveva ancora un sacco di faccende da sbrigare e di nodi da sciogliere. Doveva pensare alla sua vita, che stava diventando giorno dopo giorno sempre più incasinata, grazie a quel tourettico del cavolo, con le sue carinerie del cavolo e il suo petto nudo del cavolo.

Se solo non fossi stata così narcolettica ieri sera, avrei potuto godere meglio delle sue nudità! 

Non solo il tuo sonno è pesante, baguette, lo sei anche tu aveva aggiunto Etienne, dietro il bigliettino lasciato accanto al letto. Mi sono lussato una spalla per metterti bene sul materasso, o forse era un tic che me l'ha fatta lussare, non lo so. Ah, e ti ho anche fatto una foto con cui ricattarti in futuro, avevi il seno un po' scoperto. Forse sono stato cattivo se l'ho palpato? Buona giornata,

Tuo
Ladro di istanti

Mimi uscì e si fece un bel giro all'aria aperta: ne aveva assolutamente bisogno. 

Rifletté ed elucubrò a lungo. Scrisse un messaggio in risposta a quello di Gregoire, riluttante ma anche consapevole che ormai non poteva più temporeggiare: Ehi, Greg. Mi dispiace essere sparita del tutto. Ci sono tante cose che ti devo dire. Facciamo sabato sera da Hugo?

Quando ritornò alla clinica, aveva con sé un bel pacchetto di Pain de Sucre con cui rallegrò la giornata di tutti, segretaria Louise compresa. Ormai Mimi era persona conosciuta lì dentro, più di quanto lo fossero mai stati i familiari di Etienne. Ed entrava senza proibizioni, quando voleva, facendo schizzare alle stelle l'eccitazione delle infermiere.

L'amicizia tra lei ed Etienne alimentava i pettegolezzi in ogni ambulatorio del Saint Henri e almeno un buon ottanta per cento dei pazienti avrebbe scommesso che uno dei due, prima o poi, avrebbe fatto una mossa. Apparentemente, quel giorno, sarebbe stata Mimi a provarci. Ci aveva pensato e l'aveva ritenuta l'opzione migliore. O meglio, irrinunciabile, soprattutto dopo la clausola della palpazione al seno.

«Non dovresti essere a lavoro tu?» si domandò Etienne, quando la vide aspettarlo nell'atrio.

«Buongiorno, Etienne, come procede la tua giornata? Dormito bene, stanotte?»

Eau de TouretteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora