🎀 26. Ladro di istanti

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«Porto Chanel Numero Cinque a brucare» annunciò Jean-Jacques, per poi chinarsi e raccogliere il suo chihuahua da terra con una mano sola

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«Porto Chanel Numero Cinque a brucare» annunciò Jean-Jacques, per poi chinarsi e raccogliere il suo chihuahua da terra con una mano sola.

«A brucare?» Confiance sollevò le sopracciglia sottili, mentre stendeva una generosa dose di rossetto borgogna sulle labbra.

«Sì, è vegetariano» confermò lui, sistemandogli amorevolmente il guinzaglio. Le trame del collare di Chanel e della camicia di Jean erano identiche: «Mangiando sano fa davvero la cacca profumata e ho pensato che se mangia l'erba di casa Pavonard, poi i suoi escrementi saranno come le fragranze erbacee che abbiamo sentito oggi».

Attraverso lo specchio, Confiance lanciò un'occhiata inquietata a Mimi.

«Tu non dovresti pensare» osservò infatti quest'ultima. «Produci solo inquinamento.»

Jean-Jacques roteò gli occhi, poi, nel suo favoloso completo abbinato, si diresse verso la porta: «Sapete cosa vi dico? Che non mi interessa della vostra opinione. Chi mi ama mi segua, tutto il resto è noia».

Confiance aspettò che levasse le tende e poi si alzò dalla specchiera: «Meglio che vada a dargli un'occhiata, quella battutina gridava 'non lo ammetto, ma soffro un costante senso di abbandono'. Sono certa che se nessuno andrà a cercarlo, si offenderà piantando il muso lungo per giorni».

«È così da quando ho cominciato a frequentare Greg. Pensa ancora che lui sotto sotto sia gay e che io gliel'abbia rubato ingiustamente.»

Confie ridacchiò: «Vuole il giocattolo solo perché te lo sei preso tu, ma in realtà è maturo quasi quanto mia sorella. La quale, a tal proposito, dovrei assolutamente richiamare all'ordine prima che si imboschi per fare le sue porno-telefonate.»

«Ok, io vi raggiungo fra poco.»

«Ok...» Confiance si diede un'ultima controllata allo specchio, bellissima nel suo abito tricolore, costellato di paillettes. Argento, rosso scuro e verde bottiglia si alternavano in righe verticali che davano ordine alla sua figura. Era alta e longilinea, ma come un fiore selvatico, sulla sua testa svettava una rigogliosa corolla scompigliata.

Com'è bella.

«Ehi» la ragazza corrugò le sopracciglia, quando si accorse del riflesso di Mimi incantato su di lei. «Non mi hai mai guardato così.»

«In che senso?» si perplesse Mimi, presa in contro piede da quell'osservazione.

«Così, con ammirazione» spiegò Confie. «Ho fatto qualche cosa di particolarmente giusta?»

«No, è solo che...» che cosa dovrei dirle adesso? «Sei carina. Bella, in realtà. Molto.»

E tu sdolcinata, Dubois. Che cavolo ti prende?

Mimi arrossì, l'espressione di Confiance si intenerì. La ragazza si avvicinò a lei e quando le fu a qualche centimetro di distanza, si fermò per sistemarle un orlo del vestito accidentalmente incastrato sotto la spallina del reggiseno: «Di solito mi guardi con sufficienza e non mi rivolgi mai complimenti».

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