🎀 53. Toc toc, tic toc

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Nous pouvons tous les deux
Aller et revenir
Nous pouvons oublier
Et puis nous rendormir
Nous réveiller souffrir vieillir
Nous endormir encore
Rêver à la mort,
Nous éveiller sourire et rire
Et rajeunir
Notre amour reste là

"Cet Amour", Jacques Prévert 
Suggerimento: simostasia

🎀

«No» mormorò Mimi, mettendo finalmente a fuoco la scena davanti a sé. «No, no, no...»

Parlò con crescente intensità, spingendo contro le spalle di Greg, che finalmente la lasciò scendere. Non appena i suoi tacchi toccarono l'asfalto, non esitarono a correre, traballanti, verso la vetrina del negozio.

«Etienne!» sbatté entrambi i palmi contro il vetro, lanciando uno sguardo di fuoco al ragazzo rimasto chiuso al suo interno. «Che cosa stai facendo?»

Lui non le rispose.

Girava tra le mani un barattolo arancione pieno di pastiglie, come a ponderare non solo il suo peso ma anche l'ipotesi di ingerirle tutte insieme, in una sola manciata. Le chiavi di Jean erano rimaste nella serratura, per dentro. Quelle di Etienne chissà dove, presumibilmente nelle tasche dei suoi pantaloni eleganti, tutti macchiati e ora più leggeri di un flacone. A meno che non l'avesse preso dalla giacca dimenticata alla boutique...

La sera del loro litigio, Mimi si era preoccupata di gettare nella toilette il contenuto di una tasca, ma non aveva mai controllato l'altra. Magari c'era una tubetto di scorta e lei non era stata abbastanza previdente da liberarsi anche di quello. In un modo o nell'altro, il color arancione non faceva presagire nulla di buono.

L'unico medicinale che gli aveva visto estrarre da quel tipo di involucro era il Rivotril, poiché il suo Orap e la valeriana erano contenuti in recipienti diversi, di un'altra tinta. Se non l'aveva trovato nella sua vecchia giacca, allora doveva trattarsi di quello che aveva rubato alla clinica, prima di decidere di smettere. Di sicuro ne aveva conservato almeno un po' per le emergenze, perché la dipendenza non spariva così per magia e perché lui era davvero un furbastro disobbediente.

Sapendo che sarebbe andato a parlare con Mimi, sentendosi così agitato e su di giri, doveva aveva pensato di portare il flacone con sé, giusto nel caso in cui qualcosa fosse andato storto.

Beh, era andato tutto storto. Molto più di quel che una pastiglia di Rivotril ingerita di nascosto avrebbe mai potuto risolvere. Ed ora si ritrovava con un'arma potenzialmente mortale tra le mani.

«Gautier, metti giù quelle pastiglie ed esci immediatamente

Etienne finalmente si voltò e lei indicò il tubetto con cipiglio autoritario: «Non - pensarci - neanche» scandì, esagerando il labiale e fissandolo con occhi sgranati.

Ma lui continuava a rimanere in silenzio, mentre quattromila pensieri gli vorticavano nella testa. Era lampante, i suoi neuroni stavano viaggiando a duecento all'ora e gli surriscaldavano le sinapsi, mentre sulla sua faccia ancora si leggeva una profonda delusione.

Per non parlare dei tic. Sembrava che ogni due secondi qualcuno gli scoppiasse un petardo nelle orecchie.

«So che sei arrabbiato» rimarcò Mimi, cercando di farlo ragionare. «E ne hai tutto il diritto, però non devi fare cazzate. Non devi farle, ok? Lo sai che prendere quelle pastiglie è una cazzata, ne abbiamo parlato milioni di volte. Ne metti in bocca una e poi non ti fermi più, quindi ora le posi, esci e ce ne andiamo da Michelle per affrontare il problema. Etienne... Etienne!»

Eau de TouretteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora