🎀 30. Qualcosa in cambio

4K 450 673
                                    

...è difficile fermarti se non ti ferma qualcuno.
Tatiana, sulla sua sindrome di Tourette.


«Era letteralmente da una vita che non mi ritrovavo distesa nei campi a guardare il cielo» disse Mimi, quando la risata si fu appiattita.

«Perché? Vuoi dirmi che ti eri già ritrovata distesa nei campi a guardare il cielo?»

«Sono cresciuta in Occitania, Gautier. Non avevamo di certo i divani chilometrici che avevi tu in questa reggia di Versailles, dovevamo farci bastare la terra» Mimi si atteggiò, mentre inspirava il tiepido venticello profumato di natura. La Provenza e l'Occitania non erano poi così diverse e distanti; le sembrò quasi di sentire sotto le narici un familiare aroma di casa.

Che nostalgia...

«Non ti facevo così rustica» la prese in giro lui. «Di solito sembri molto più schizzinosa, del tipo... Oh mio Dio, Etienne, tu sei un pazzo, devo veramente sedermi sul pavimento freddo del Pompidou?» la scimmiottò in farsetto.

«In realtà temevo solo che mi spingessi di sotto.»

«Un po' ci avevo pensato. Sono rimasto con il dubbio per tutto il tempo» se ne uscì, mentre schioccava le dita in un impulso incontrollato. «Comunque mi chiedo perché tu abbia voluto barattare una vita tranquilla in Occitania con il caos di Parigi. Sei tu la pazza tra noi due.»

«A volte me lo chiedo anch'io» rifletté Mimi. «A casa era tutto più calmo e confortevole. Ma Parigi è Parigi... per i sogni che ho, non c'è punto di partenza migliore.»

«Non credi che sia più che altro un punto d'arrivo? Hai vissuto così velocemente che hai raggiunto un capolinea e ora sei in stallo. Se avessi gestito meglio il tuo tempo, ora saresti una persona completamente diversa. Scusa, un istante rubato.»

Mimi voltò il viso per sondare il livello di serietà di Etienne. Guardava in alto, ma la sua espressione non era ironica. Ci credeva sul serio, e ciò andò direttamente a toccarla nel profondo, in senso negativo.

«Pensi che io sia una brutta persona?»

«Non ho detto questo» rispose Etienne. «Ma penso che tu abbia voluto soffocare a tutti i costi le tue origini creando una brutta copia di te stessa. La tua brutta copia è quella che ho conosciuto all'inaugurazione, poi ho avuto il sospetto che ci fosse un'originale molto più bella. Ma dove la conservi, precisamente? L'hai stracciata? È rimasta in Occitania?»

Mimi si morse il labbro. Etienne la conosceva veramente bene, anche se non lei gli aveva mai parlato di sé.

«La mia nonna materna era come me» raccontò, schiarendosi la gola come se fosse stata inattiva per troppo tempo. Lo era stata, su quegli argomenti. «Non era come il resto della famiglia; lei veniva da Parigi. Ha lavorato in televisione per ruoli minori, ma era come se fosse la star dell'universo intero. Si amava e stimava tantissimo, mi ha trasmesso l'importanza di avere un'alta considerazione di sé, di spingersi sempre al massimo delle possibilità, per non deludersi.»

«Alla faccia delle nonnine sforna-lasagne.»

Mimi rise: «Nonna era un po' megalomane».

«E tu sei la sua degna erede.» 

«Più che altro, è stata la persona più d'impatto in tutta la mia vita, proprio perché era diversa da ciò a cui ero abituata.»

«Ho visto che sei un po' sensibile alla diversità.»

Mimi lo guardò malissimo, così Etienne decise saggiamente di zittirsi e gongolare con quella soddisfazione a fior di labbra. Lasciò che lei facesse tutti i suoi percorsi interiori, lasciò che si perdesse nelle considerazioni e si ritrovasse in qualche ricordo. Non disse mai una parola, non la disturbò. Se c'era qualcosa che Etienne rispettava anche più di se stesso, quello era il tempo.

Eau de TouretteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora