{73}: Una Discussione Tanto Attesa

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«(Nome)

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«(Nome). Sei sveglia?»

Le tue palpebre si aprirono con fatica, come se si fossero incollate. C'era un peso pulsante sulla tua fronte; resti persistenti del tuo brusco sonno. Ci volle un po' alla tua vista a tornare nitida, ma quando lo fece, le tue confuse memorie tornarono a galla.

Ricordasti la mano guantata.

L'odore di sostanze chimiche.

Il tuo corpo diventare intorpidito.

Ricordasti tutto e con i pezzi del puzzle che iniziarono a combaciare, non ti ci volle molto per capire cosa stesse succedendo. La sensazione di essere legata ad una sedia bastò a confermare i tuoi sospetti. Eri stata catturata; era l'unica spiegazione logica.

Dopo tutto, tuo padre si trovava proprio davanti ai tuoi occhi.

«Sono felice che tu sia venuta», sorrise. Un falso sorriso che ti fece provare un peso sullo stomaco. Realizzasti che in tutti quegli anni della tua infanzia, quel sorriso non era mai stato altro che assolutamente falso.

Se avessi potuto descrivere a parole quanto odiassi i tuoi genitori, eri certa non ci saresti riuscita. Era così e basta: inspiegabile. Si trattava di un odio che scorreva così in profondità da farti ribollire il sangue e formicolare la pelle. Motivo per cui rimanesti sorpresa da quanto calma fossi in quel momento.

O, almeno, fingevi di essere.

«Oh, cavolo», dicesti. «È l'ora della riunione di famiglia?» I tuoi occhi studiarono frettolosamente la stanza. C'era un uomo non familiare all'angolo, ma nessun segno di tua madre. «Non vedo mamma. Se si presenterà in ritardo, mi lamenterò con lei di questa merda per tutto il tempo».

Tuo padre aggrottò le sopracciglia. «Sembra tu non abbia un bel linguaggio adesso. Suppongo che la mia mancata presenza ne sia la causa».

«In realtà, credo sia colpa del mio ragazzo».

Fece un mezzo sorriso alle tue parole. «Oh, già», rispose. «Dimenticavo ti trovassi in una specie di "relazione"; il ragazzo biondo con la faccia arrabbiata, corretto?»

Spalancasti gli occhi.

«Come cazzo fai a-», ti fermasti. Una debole risatina scappò poco dopo dalle tue labbra. «Ah, giusto; mamma ha scrutato nella mia mente quella volta, non è così? Me lo ricordo. È davvero inappropriato, se posso permettermi. Cattiva Genitorialità 101».

«Oh, non dire così. Tutti i genitori cercano di fare del loro meglio, sai? Credo che capirai non appena avrai dei figli tuoi».

«Con la differenza che non li abbandonerei per andare ad uccidere le persone», ringhiasti.

Trattenne un ghigno. «C'è qualcuno che, chiaramente, non ha ancora risolto i suoi drammi infantili».

«Fottiti».

A True Hero (Bakugou Katsuki x Reader) TRADOTTADove le storie prendono vita. Scoprilo ora