Capitolo 4

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Jenny
Drin!
Drin!
Drin!
Dannata sveglia.
Lunedì mattina.
Ore 07:00.
Questo vuol dire solo una cosa: Università.
<Jenny svegliati>. Carla bussa alla mia porta insistentemente. Strano che si sia già alzata, di solito è il contrario.
<Che ci fai già vestita?>, chiedo entrando in cucina.
<Oggi sono positiva. Incontrerò Robert>.
<Ecco perché sei già pronta, il tuo Romeo ti aspetta>, la derido.
<Non prendermi in giro, voglio parlarci di nuovo>.
Era decisa e poche volte l'avevo vista così sui ragazzi.
<Io vado, raggiungimi dopo>.
Si è volatilizzata.
Speriamo solo che lo incontri, altrimenti chi la sente poi.
Metto in moto l'auto, direzione università.
La prima ora l'abbiamo libera e di solito veniamo qui per andare in biblioteca e studiare. Cerco di intravederla in tutta quella folla di ragazzi, ma niente.

"Sono in biblioteca, l'ho trovato".

Corro in biblioteca curiosa di vederla in azione.
La trovo seduta ad un tavolo con Robert davanti. Hanno i libri aperti, certo, ma di studiare mi sa che non se ne parla.
<Buongiorno>, saluto Robert che ricambia subito.
<Come mai hai fatto tardi?>, chiede Carla.
<Guarda che sei tu che sei uscita all'alba oggi eh>.
Presi il libro di anatomia ed ero decisa a studiare.
Questo esame è il più difficile e devo assolutamente passarlo.
<Sabato cosa avete fatto?>, chiede Robert mentre cerca di svolgere un esercizio di matematica.
<Lavoro>, rispondiamo entrambe.
<Wow che lavoro fate?>.
<Io in gelateria e lei al Moon>.
La biblioteca a quell'ora è quasi piena e la cosa che mi sorprende è il continuo bisbigliare di tutti.
Tutti guardavano interessati il nostro tavolo.
Ok, Robert è un bel ragazzo ma non credo che sia solo per questo. La cosa mi puzza.
<Robert, non potevi avvisarmi che eri qui piuttosto che farmi girare mezza scuola?>.
Eccolo l'amico del secolo.
Prende posto davanti a me.
<Mi sono dimenticato, ho incontrato Carla e ci siamo messi a parlare>.
<Ciao, io sono Carla. L'altra sera non ci siamo presentati>. Lei tende la mano ma Owen non la afferra.
<Owen>. Di ottima compagnia devo dire.
<Vedo che c'è pure quella col nome di merda>, continua lui.
Respira Jenny.
Respira.
<Eh vedo che tu hai la stessa faccia da cazzo, non è cambiato nulla purtroppo>.
<Ma quanto sei odiosa anche alle otto e trenta di mattina?>. Deve smetterla.
<Ma quanto puoi essere ridicolo?>, chiedo scioccata.
<Potete smetterla per favore?>, chiede Robert.
I minuti passavano e io ero ancora a quella benedetta pagina sullo scheletro umano.
Nessuna di quelle parole mi entrava in testa.
Le persone continuavano a bisbigliare intorno e credo che anche Carla se ne fosse accorta.
E come se non bastasse Owen continuava a battere il dito sul tavolo e il mio cervello stava per andare in fumo.
<Tra qualche istante ti ritroverai senza un dito se non la smetti subito>, dico cercando di essere il più calma possibile.
<Non riesci a concentrarti? Sei da venti minuti su quella pagina eppure mi sembra che sia scritta nella nostra lingua no>.
Lo odio.
<Se non ti sta bene come mi comporto te ne puoi anche andare, possiamo fare a meno della tua voce>.
Lo guardo come si guarda qualcosa che si vuole distruggere.
Non mi ha dato fastidio quello che ha detto o il suo modo schifoso di buttare fuori le parole ma il messaggio velato che ho colto dietro.
Quello che ormai mi sentivo dire da tanto.
Quello che solo io e la mia amica potevamo capire.
Raccolgo il libro e mi alzo.
<Jenny..>. Carla mi prende la mano e nel suo sguardo leggo una supplica, quella di non andarmene.
<Lasciala pure andare, una in meno>, continua faccia da cazzo.
<Owen>, inizio io.
<Dimmi>.
<La tua infanzia ha fatto così tanto schifo? I tuoi genitori non ti hanno insegnato l'educazione o eri tu che volevi fare il genio della situazione?>.
I libri che tengo stretta in mano si sarebbero potuti spezzare. I suoi occhi sono iniettati di sangue e nessuno osa dire qualcosa. Tutti erano piombati nel silenzio.
Lui fece per alzarsi.
<Owen, rimani qui>, lo supplica Robert.
Lui lo ascolta.
<Hai finito il teatrino del cazzo o hai altro da dire?>, chiede lui mentre tornava a leggere il libro.
<Non spreco parole per una faccia da cazzo come la tua>.
<Bene, nessuno ha bisogno delle tue parole. Addio>.
Fu l'ultima come che dice.
<Jenny vengo con te>, dice subito Carla come per volermi proteggere.
<Rimani qui, ci vediamo a pranzo>. Le do un bacio sulla guancia e dopo aver salutato Robert me ne andai.
Ed ecco come in un attimo tutto tornava.
Le parole.
Le sensazioni.
I pianti.
Non potevo permetterlo, non adesso.
Forse se per oggi non avessi fatto lezione non sarebbe successo nulla, ma non volevo nemmeno che Owen credesse che due parole dette da uno sconosciuto potessero ferirmi.
Il che non era del tutto falso.
Solo che quando qualcuno toccava certi argomenti non ragionavo più.
L'una arrivò troppo presto.
La mensa era piena e pregavo solo che Carla non fosse con Robert o per lo meno che non ci fosse l'amico.
<Carla>, la saluto sedendomi a tavola con lei.
<Come stai?>, chiede subito lei.
<Bene>.
<Dico sul serio Jenny>.
Lo so che si preoccupa per me ma davvero non ce n'è bisogno.
<Anche io, sto bene>.
<Dopo che te ne sei andata Robert e Owen hanno avuto una specie di battibecco>, dice lei addentando la sua pasta.
<Argomento?>, chiedo.
<Le tue parole>.
<In che senso?>.
<Non so, Owen diceva che doveva farti sapere che..>.
<Che..continua>, la curiosità mi sta mangiando viva.
<Che non sei nessuno per parlargli in quel modo, che se fossi stato un ragazzo a quest'ora avresti un labbro spaccato>, conclude lei.
<E lui è qualcuno per dirmi che di me se ne può fare a meno?>.
Ma chi si credeva di essere?
<Poi Robert l'ha fatto ragionare e gli ha fatto capire che se non ti avesse detto quelle cose tu non avresti detto niente>.
<Robert ha più neuroni di lui>, dico io.
<Poi Owen ha detto anche che non ti dovevi permettere di mettere in mezzo la sua famiglia nei tuoi discorsi>.
Su questo penso che abbia ragione, non avrei dovuto mettere in mezzo persone che nemmeno conosco.
Lui quando mi ha detto quelle cose si riferiva solo a noi che eravamo lì e a nessun altro.
Ma ciò non significa nulla.
<Forse ha ragione non credi?>, mi chiede Carla quando vede che non rispondo.
<Sei fuori strada se pensi che chiederò scusa>.
<Non dico questo, anche lui ha detto cose che so che ti hanno ferito ma..>.
<Ma niente Carla, come ha esagerato lui l'ho fatto anche io e non chiederò scusa a quello stronzo>.
<Ciao ragazze>. Robert arriva col suo vassoio e prende posto con noi.
<Jenny, Owen voleva chiederti scusa..>.
<Non voglio le sue scuse e mi sembrano più tue che sue. Capitolo chiuso>.
<Pomeriggio ti va se andiamo a fare un giro?>, mi chiede Carla.
Annuisco semplicemente.
<Rob>.
Owen.
<Siediti Owen>.
Grazie mille Robert.
<Vedo che sei tornata>. So che sta parlando con me ma questa volta non ci riusciva a farmi scoppiare. Non dico una parola.
<Owen smettila>, lo ammonisce Carla.
<Può benissimo parlare la tua amica di fianco no? Sa difendersi molto bene>.
Lui e la sua faccia da cazzo.
Lo avrei sbattuto ad un muro.
<Sai cosa vuol dire la parola indifferenza?>, chiedo guardandolo.
<Jenny basta, per favore>, mi supplica Carla.
<Conosco quella parola, la associo a te>, continua lui.
<Spiegati meglio>.
Oggi è un continuo litigare.
<Indifferenza è molto simile a te, tu sei indifferente a tutti>.
<Non proprio a tutti vedo>, inizio.
<Qualcuno qui vuole farmi incazzare e io questa non la chiamo indifferenza>, continuo io.
<Oh cara mi..>.
<Ma le notate anche voi queste occhiate e questi bisbigli? Sembra che tutti stiano parlando di noi oggi, ma che diamine succede?>.
Carla non ce la faceva più.
Non amava stare al centro dell'attenzione e oggi aveva gli occhi di tutti addosso.
<L'ho notato anche io in biblioteca e io un'idea ce l'avrei>.
<Sentiamo l'intellettuale>. Non chiude mai quella benedetta bocca.
<Secondo me c'entri proprio tu faccia da cazzo>.
<E cosa te lo fa pensare?>, chiede lui mangiando una patatina.
<Con quella faccia che ti ritrovi potresti essere solo tu il problema>.
<Ti dà così tanto fastidio vero?>, chiede ridendo.
Ma era un sorriso maligno, nulla di buono insomma.
<Se non l'avessi capito mi sta sul cazzo>.
<Potete smetterla per favore una buona volta. Se non andate d'accordo basta dirlo e non parlatevi più>.
Robert è nervoso e anche Carla.
Litigare sempre non faceva bene a me e nemmeno agli altri secondo me.
<Basta litigare? Evitiamoci e nessuno si farà male>.
Owen mi tende la mano.
Vuole una tregua?
<Tu non ti farai male..ma basta litigare>.
Gli prendo la mano.
E fu un attimo.
Un brivido lungo la schiena e la pelle d'oca.

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