Capitolo 5

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Jenny
<Secondo te questa gonna va bene?>, mi chiede Carla mentre buttava i suoi vestiti dall'armadio al letto.
Robert quel pomeriggio l'aveva invitata a fare una passeggiata al porto e lei da allora ripeteva che non aveva niente da mettersi.
Eh si, il nostro pomeriggio insieme si era volatilizzato nel nulla.
<Ti vuoi calmare? Metti questa dannata gonna e non se ne parla più>. Mi sdraio sul letto.
Oggi mi sa che non è proprio giornata.
<Sei ancora arrabbiata per stamattina?>, mi chiede lei dopo aver indossato la gonna e le scarpe.
<Non sono arrabbiata ma infastidita>.
<Non devi pensare ad Owen, è uno stronzo>.
<Non penso a lui ma alle sue parole>, ammetto.
<Lascia stare tutte quelle cazzate che ha detto, l'ha fatto solo per darti fastidio>.
Ha raccolto i capelli corti in una piccola coda e aveva iniziato a truccarsi.
Carla è davvero molto bella.
<Abbiamo una tregua, non dovremmo dirci niente per sempre>. Era quello che speravo.
<Perché più tardi non ci raggiungi?>, mi chiede.
<Per essere il terzo incomodo del tuo appuntamento?>, chiedo ridendo.
<Non è un appuntamento>.
<E tu come lo chiami?>.
<È un'uscita>, precisa lei.
<Che praticamente è la stessa cosa>. Esce di casa alle sette.
Era super felice ed io lo ero per lei.
Non sapendo cosa fare decido di preparare un dolce, una piccola torta al cioccolato. La nostra preferita.
Cucinare mi rilassa e non mi fa pensare più a niente, per me era come un anti-stress.
Dopo due ore la torta era pronta e l'avevo anche glassata.
Sono le nove e io ho ordinato una pizza che ci mise dieci minuti a finire.
Ho anche scelto un film da vedere e che dire, la serata procede bene.
Toc!
Toc!
Toc!
Possibile che Carla fosse già tornata?
<Devi aiutarlo>.
Carla entra agitata in casa con Robert e un altro ragazzo...con il naso grandante di sangue e un taglio sul sopracciglio e sul labbro.
Non è possibile.
<Possibile che tu mi porti solo ragazzi pieni di sangue?>, chiedo chiudendo la porta.
<Ciao, sono Jay>, dice il ragazzo che tiene la testa alzata per fermare il sangue.
Lo faccio accomodare sulla sedia della cucina.
Robert cammina avanti e dietro come se un cane lo stesse inseguendo.
<Carla vai a prendermi il disinfettante e qualche batuffolo di cotone>. Lei corre come una furia.
Torna dopo un minuto.
<La prossima volta portate chiunque in ospedale, non sono un dottore>, dico fredda.
Il ragazzo si contorce per il dolore ed è più che normale. I tagli sono abbastanza profondi.
<Non potevamo>, dice Robert bevendo un bicchiere d'acqua.
<Perché?>.
Questa cosa che nessuno può andare all'ospedale mi da fastidio, non capisco il perché.
<È stato Owen>, ammette lui.
Cosa?!
<Perché la cosa non mi stupisce?>, chiedo ironica.
<Alcuni ragazzi ci hanno detto che qualche suo amico aveva detto in giro che noi avevamo..>.
Carla gli prende la mano.
<Avevate cosa?>, chiedo.
Il ragazzo pestato a sangue se ne sta sulla sedia e mi guarda come se mi conoscesse.
Non sembra un ragazzo da cui aspettarsi una rissa.
<Che noi avevamo stuprato delle ragazze>.
<Ed è vero?>, chiedo al ragazzo.
<Jenny non toccheremmo mai una ragazza>, si scalda Robert.
<Robert lo so, per quanto odi Owen non mi sembra un ragazzo che faccia queste cose. Chiedevo se gli amici di lui avessero detto quelle cose>, indico il ragazzo seduto di fianco a me.
<Non lo so, se ne dicono tante su di loro>.
Robert continua a torturarsi le mani e guarda ogni due per tre il cellulare.
<Owen è un coglione>, concludo io.
<Jenny..>, inizia Carla.
<Carla quella faccia da cazzo ha preso a pugni un ragazzo che in tutta questa storia non c'entra niente. Se qualcuno parla di te vai dal diretto interessato e non da un suo amico>.
<Aspetta un attimo..tu sei Jenny Evans?>, mi chiede il ragazzo.
Mi conosceva?
<Ci conosciamo?>, chiedo incuriosita.
<Sei famosa amica mia>, scherza Carla.
Il telefono di Robert inizia a squillare.
<Owen dove cazzo sei?>..
<Sono da Carla e Jenny>.
<Se ti sei fatto male Jenny è quasi un'infermiera>.
<Non fare il coglione e vieni>.
<Ti mando l'indirizzo>.
Fu questa la sua conversazione.
Faccia da cazzo sta arrivando.
La serata è andata a farsi benedire.
<Ho capito che Owen sta arrivando e non credo sia una buona idea farmi trovare qui>.
Il ragazzo si alza.
<Lo credo anche io Jay, mi dispiace ma sai com'è Owen..scoppia per ogni cosa>, Robert cerca di giustificare l'amico.
<Perché credi che non mi sia difeso?>.
<Dovevi difenderti invece, magari con un pugno avresti messo a posto quello là>, dico io.
Carla scoppia a ridere e Robert che l'abbracciava.
Sono davvero carini.
<Aspetta>, dissi al ragazzo prima che se andasse.
Lui si volta.
<Come fai a conoscermi?>, chiedo.
<Non mi sembra una buona idea parlarne adesso>, disse lui mettendo le mani nelle tasche dei pantaloni.
<Che cosa vuoi dire?>.
<Che non mi sembra il caso adesso>.
<È qualcosa di grave?>, chiedo ancora io.
Mi sta facendo preoccupare.
<No, niente di che. Ci vediamo in giro Jenny>, dice lui prima di voltarsi del tutto.
In quel momento arriva Owen.
Si toglie velocemente il casco e guarda Jay, poi guarda me.
<La dottoressa del quartiere ha guarito anche Jay?>, chiede il burbero.
<Entra coglione o lascio che le tue ferite si infettano>.
<La tregua che fine ha fatto?>, chiede lui venendo verso di me.
<L'hai appena infranta tu>.
Robert e Carla stanno seduti sul divano.
<Sai per quanto ti ho cercato?>, domanda Robert andando verso il suo amico.
<Non dovevi. Non sono un bambino>, dice Owen.
<Infatti, sei un coglione, è ben diverso>.
La bocca stavolta non l'ho collegata al cervello.
<Tu stanne fuori ok?>.
Si volta verso di me e mi punta un dito contro.
<Dove sei stato?>, chiede ancora Robert.
<Perché Jay era qui?>.
Cambia discorso.
<Perché qualcuno gli ha spaccato il naso e mezza faccia per niente>, gli urlo contro.
<Oh certo, siete già tutti dalla sua parte vero?>, chiede lui indicandoci uno ad uno.
<Non sono dalla parte di nessuno, ma qualcuno con poca rabbia repressa l'ha pestato e non so per quale diavolo di motivo non poteva andare in ospedale>.
Non ce la facevo più. Sono stanca di litigare sempre e soprattutto per faccende che non riguardano me.
<Adesso ci calmiamo un po' tutti e Jenny disinfetta le ferite di Owen>. Carla come sempre cerca di sistemare le cose.
Vado in cucina seguita da Owen.
<Riuscite a stare cinque minuti senza litigare? Vado a prendermi una pizza>. Carla entra in cucina.
<Se lei non apre bocca ci trovate ancora vivi>.
Faccia da cazzo si siede e si prende la testa nelle mani. Sono rovinate.
Carla e Robert sono usciti, eravamo soli.
Si gira con le spalle al tavolo.
Prendo del disinfettante e ci impregno un po' di cotone.
Prendo una sua mano e inizio a lavorare.
Le nocche sono completamente sbucciate.
Lo vedo interessato a quello che sto facendo,
come se non l'avesse mai visto fare. Disinfetto entrambe le mani. Il tavolo della cucina è pieno di cotone e sangue. Non ho mai visto tanto sangue come negli ultimi giorni.
<Il polso ti fa male?>, chiedo allontanandomi e gettando il cotone nella spazzatura.
Silenzio.
<Owen rispondi, ti fa male o no?>, chiedo di nuovo.
<Non sono più faccia da cazzo?>, si alza lui.
Inconsapevolmente l'ho chiamato per nome, ed è la prima volta.
<Lo sei certo>.
<Ti fascio il polso sinistro>.
<Cosa? Non ce n'è bisogno>.
Datemi la forza di rimanere calma e tranquilla.
<Ho visto le smorfie sul tuo viso prima>.
Se pensa che non me ne fossi accorta si sbaglia.
Quando ho fatto quel piccolo lavoro all'ospedale mi hanno sempre detto di notare le piccole cose e da allora lo facevo in tutto.
<Non ho fatto nessuna smorfia>.
<Peggiorerà il dolore>, lo avverto io.
Si siede di nuovo e mette in avanti la mano.
Prendo una fascia e la avvolgo attorno al suo polso in modo stretto così da cercare di tenerlo fermo il più possibile.
<Pensavo che non mi avresti aiutato>, dice d'un tratto.
<Il fatto che non andiamo d'accordo non c'entra niente con quello che mi piace fare>, rispondo io.
Davvero pensava che l'avrei lasciato in quel modo?
È un coglione certo, ma pur sempre una persona.
Il mio telefono in salotto squillava.
Mamma.
<Ciao mamma>, mi siedo sul divano.
<Tesoro cosa fai?>.
<Guardo un film>.
<E Carla?>, chiese lei.
Un interrogatorio.
<È andata a comprare una pizza>.
<A quest'ora?>.
<Si noi..>, cerco di dire ma lei mi interrompe.
<Ho saputo che oggi hai saltato la lezione di fisica>.
<E tu come fai a saperlo?>, chiedo arrabbiata.
<Ho chiamato il prof, sai che siamo amici>, tenta di giustificarsi lei.
<No mamma, tu mi stai controllando>.
Owen è rimasto in cucina e si gode tutta la scena.
Non ride. È serio.
<Sai che voglio solo il tuo bene, perché non sei andata?>.
<Non..non mi sentivo bene>, cerco di dire io.
<Tesoro non devi saltare nessuna lezione, sai che non tollero queste cose>.
<Mamma prenderò gli appunti da qualcuno, non è la fine del mondo>. Sta esagerando.
<Chiederò al professore se può inviarteli tramite e-mail>.
<No mamma, smettila di metterti sempre in mezzo. Quando capirai che non ho più cinque anni?>.
Non ne potevo più di questa messa in scena di lei che si preoccupa per me e di lei che non fa altro che impicciarsi.
<Non parlarmi così. Ti farò mandare gli appunti dal professore. Bevi una camomilla, sei troppo nervosa>.
Mi chiude il telefono in faccia e io dalla rabbia lo butto sul divano.
Non poteva sempre fare così.
<Problemi in paradiso?>, chiede Owen.
<Non iniziare faccia da cazzo>.
<Non puoi..>.
<Siamo tornati>, urla Carla aprendo la porta.
<Siete ancora vivi?>, chiede Robert entrando in cucina.
Quattro pizze vengono poggiate sul tavolo e io non ho nessuna intenzione di mangiare, soprattutto la telefonata appena fatta.
<Mangiate prima che si freddi>. Carla ha già un pezzo in bocca. Alla fine penso che il suo appuntamento non sia andato poi così male.
<Io vado a dormire>. Mi alzo.
<Cosa? Perché?>, chiede Carla.
<Ha avuto una telefonata molto accesa>, si intromette Owen.
<Puoi farti gli affari tuoi?>.
<Chi era?>, domanda la mia amica.
<Mia mamma>.
<Ha fatto la stronza?>, continua lei.
<È questo che le riesce bene, buonanotte>.
<Mi sa che ci sono problemi in paradiso>,  ripete di nuovo Owen.
<Mi sa che dovresti andartene a fanculo>.

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