Capitolo 23

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Jenny
Siamo bloccati nel traffico da quasi venti minuti e abbiamo fatto a malapena 10 metri.
A quest'ora la gente torna a casa ed è normale che ci sia tutta questa fila.
Owen butta il mozzicone di sigaretta fuori il finestrino e si volta a guardarmi.
<Sei stanca?>, mi chiede.
<No, voglio solo uscire da tutto questo traffico>, dico sbuffando.
<Jenny>.
<Dimmi>, rispondo guardandolo.
<Cos'è successo tra te e Cole?>, mi chiede.
<Perché vuoi saperlo?>, gli chiedo togliendo le mani dal volante.
Non ci muoveremo per un po'.
<Curiosità>, dice alzando le spalle.
<Non è importante>, dico liquidando qui il discorso.
<Ho visto come hai parlato ad Emily stasera>, dice lui dopo.
<Le ho parlato da ragazza>, rispondo.
<Cosa vi siete detti quando vi siete visti?>, chiede poi.
<Non credo ti importi>, dico ridendo.
<Se te lo chiedo si presume di sì>, afferma lui serio.
<Non ci volevamo allo stesso modo>, gli rispondo guardando avanti.
<Eri innamorata?>.
<No, mi piaceva tanto>, rispondo poggiando la mano sul finestrino e su di essa la mia testa.
<Ti ha tradita?>, mi chiede lui dopo cinque minuti di silenzio.
<No, non proprio>, dico io.
<Ti devo tirare fuori le parole dalla bocca una ad una?>, mi chiede sorridendo.
<Ha fatto sesso con una ragazza sconosciuta e poi il giorno dopo mi ha detto che gli piacevo>, dico ripensando a quel giorno.
<Che stronzo>, dice lui.
<E stato solo questo a far chiudere la vostra storia o c'è altro?>, continua poi.
<In pratica non andavo bene>, dico sorridendo di poco e guardandolo.
<In che senso?>, mi chiede alzando un sopracciglio.
<Non andavo bene, non ero mai abbastanza, ogni cosa che dicevo o facevo non andava mai bene>, cerco di spiegare brevemente.
<E tu ci hai creduto? Credevi a quelle cose?>, mi chiede.
<A volte, facendomi capire quelle cose mi ha confermato altre situazioni che prima non mi erano molto chiare>, rispondo sinceramente.
<Quali situazioni?>, chiede.
<Niente, niente>.
<Jenny togliti queste assurdità dalla testa ok?>, dice lui nervoso.
<Devi toglierti l'idea dalla testa che tu non sei abbastanza e cazzate varie. Ho visto come hai parlato questa sera, e ho visto come mi hai aiutato senza mettermi in difficoltà>, continua lui poggiando la sua mano sulla mia che si trova sul cambio.
<E ho visto che non ti fai mettere i piedi in testa da nessuno, non ti fai sottovalutare..e so anche che a suo tempo anche Cole ha dovuto affrontare il tuo caratterino>, conclude.
Guardo la sua mano sulla mia e il modo in cui il suo pollice si muove in modo circolare come per accarezzarmi.
<Sapessi quante gliene ho dette>, dico sorridendo sollevando lo sguardo per dirigerlo nei suoi occhi.
<Lo immagino>, risponde lui ridendo.
<E lui cosa diceva?>, chiede ancora.
<Niente, stava zitto. Non è come te>, dico io quando finalmente iniziamo a muoverci.
<E come sono io?>, chiede accendendosi un'altra sigaretta.
<Con te è più difficile litigare, tu rispondi di continuo>, dico sbuffando.
<Io mi diverto a litigare con te>, risponde lui divertito.
<Io no, mi fai incazzare>, rispondo guardando la strada davanti a noi.
<È questo il bello>, dice.
Dopo mezz'ora rinchiusi nel traffico arriviamo a casa sua. Finalmente.
Parcheggio la macchina e scendiamo.
Arrivati davanti l'ascensore come sempre mi sale l'ansia.
<Tutto bene? Mi sembri un po' pallida>.
Owen preme il pulsante per salire al quinto piano e le porte davanti a me si chiudono.
<Si, è solo che mi sale l'ansia in ascensore>, dico sventolandomi una mano davanti il viso per farmi aria.
<Cazzo, e quando me lo dici? Avremmo preso le scale>, dice lui quasi come se avesse paura.
<Quanto ci vuole ancora?>, chiedo.
Le porte si aprono ed io esco fuori come un razzo tornando a respirare come sempre.
<Sei una stupida. Dovevi dirmelo. E se fossi svenuta? Io non so cosa fare, non sono un dottore>, dice lui in preda al panico.
<Owen..>, cerco di dire.
<E se poi non ti fossi svegliata?>, continua lui.
Ma che gli prende??
<Owen..Owen calmati ok?>, gli dico prendendogli il viso nelle mie mani.
<Sto bene, non è successo nulla>, dico sorridendo.
Lui annuisce e come scottata allontano le mie mani dal suo viso.
<Perché sei arrossita?>, mi chiede lui avvicinandosi.
<Non sono arrossita idiota>, dico andando verso l'appartamento numero 10.
Il suo.
Entriamo e un bel calduccio ci attende.
Il freddo inizia a farsi sentire e io lo odio, anche se amo mettere felpe e cappelli di lana.
<Prepariamo i pancake?>, mi chiede lui dalla cucina.
<Si, ma sei sicuro di saperli fare?>, chiedo poggiando la borsa sul suo divano.
<Non sono un disastro in cucina, so fare qualcosa>, risponde lui.
Lo guardo mentre prepara l'impasto e devo dire che non sembra male.
<Mi sciupi così principessina>, dice lui alzando gli occhi dalla ciotola.
<Ti sciupi per uno sguardo?>, chiedo sorridendo.
<No ma se mi guardi in quel modo..>, allude lui a chissà cosa.
<In quale modo?>, chiedo alzandomi dalla sedia.
<Come se volessi scoparmi Jenny>, dice lui schietto senza giri di parole.
<Non ti guardo in quel modo>, dico subito agitando le mani e andando nel panico.
<Calmati ok? Scherzavo>, dice lui lanciandomi una goccia di cioccolato.
<Idiota>, dico offesa.
<Ma mi guardi in un modo strano>, dice lui mettendo l'impasto in padella.
<Come tu guardi me allora>, dico mangiando qualche goccia di cioccolato.
<Io ti guardo perché sei bella Jenny>, dice lui concentrato.
<Si, certo>, dico io.
<Sono serio e smettila di mangiare il mio cioccolato>, dice lui voltandosi.
<Ho fame e tu sei lento>, dico io ridendo.
<Le cose belle hanno bisogno di tempo>.
<Questa frase me l'hai già detta>, dico ricordando la sera della festa in piazza.
<Quindi te lo ricordi>.
<Ho una buona memoria>, dico fiera del mio "talento".
<Ecco fatto>, dice lui tornando a tavola con un piatto pieno di pancake. Dall'aspetto sembrano ottimi.
<Non saranno buoni come le tue torte, ma sono accettabili>, dice lui facendo una premessa.
<In realtà sono buonissimi>, dico mangiandone uno.
<Sono un cuoco>, dice sorridendo.
<Per un pancake? Esagerato>, lo prendo in giro.
<Cosa ti offro da bere?>, chiede andando verso il frigo.
<Non ho alcol in casa, mi spiace>, mi prende in giro lui portando in tavola del succo e dell'acqua.
<Stupido>, dico bevendo un bicchiere d'acqua.
<Sempre molto gentile tu eh?>.
<Con chi lo merita>, dico alzando le spalle.
Guardo il grande orologio appeso in cucina e noto che sono quasi le tre.
<Avranno finito quei due?>, chiede il ragazzo davanti a me con la bocca piena.
<Non lo so e non lo voglio nemmeno sapere>, dico mangiando ancora.
<Vuoi rimanere qui a dormire?>, mi chiede.
Il pancake mi va di traverso e devo bere per riprendermi.
<Non dormo da te>, rispondo subito.
<Dormi in salotto, sempre se la principessina non desidera un bel letto comodo>, dice lui sorridendo.
<Non dormirò qui, chiaro?>, replico.
<Chiarissimo>, dice lui alzando le mani in segno di difesa.
Estrae una sigaretta dal pacchetto e se la porta alle labbra, prende l'accendino e con una mano copre la fiamma per accenderla meglio.
<Da quanto fumi?>, chiedo.
<Da due anni quasi, ma solo quando sono agitato o nervoso>, risponde lui.
<Quindi adesso sei agitato?>, chiedo.
Scuote la testa.
<Nervoso?>, chiedo ancora.
<Cosa stai cercando di fare?>, chiede lui espirando il fumo.
<Nulla, nulla>, rispondo guardando la nuvola di fumo che aleggia verso il soffitto.
<Voglio provare>, dico poco dopo.
<Andiamo in camera da letto allora>, risponde lui guardandomi sorridendo.
<Ma che hai capito? Voglio provare a fumare>, dico sbuffando.
<L'hai già fatto?>, mi chiede.
<Si, solo un tiro>, rispondo.
<Con Cole?>, chiede di nuovo.
Perché esce sempre il suo nome dalle sue labbra?
<Non ti va proprio giù eh?>.
<Con lui?>, chiede evitando la mia domanda.
<No, con Carla>.
<Non sapevo che Carla fumasse>, dice lui.
<Non fuma infatti>, rispondo.
<Ok, ti faccio fare un tiro se anche io ricevo qualcosa in cambio>, dice lui alzandosi e venendo davanti a me , costringendomi così a ruotare la sedia dando le spalle al tavolo.
<Dipende>, dico guardandolo.
<Dipende da cosa?>, chiede lui poggiando le sue mani ai lati del mio corpo, sul tavolo.
<Da cosa mi chiedi>, dico mentre lui continua ad avvicinarsi.
<Fammi sapere cosa si prova>, sussurra lui quasi ad un millimetro dal mio viso.
Siamo faccia a faccia.
Occhi negli occhi.
Più lo guardo e più il mio respiro accelera.
Più mi guarda e più sento il suo respiro accelerare.
<Provare cosa?>, chiedo.
<A baciare una ragazza>, risponde lui serio.
<Vuoi farmi credere che non hai mai baciato nessuna?>, chiedo io voltandomi verso destra.
<Nessuna come te>, dice lui costringendomi a guardarlo di nuovo.
<Prima la sigaretta>, lo sfido io.
<Prima il bacio>, replica lui.
<Owen..>, sussurro quando lui piega leggermente la testa verso sinistra avvicinandosi così ancora di più.
<Jenny..lasciami fare>, risponde lui come se il fiato gli uscisse a malapena.
<Io..>, vengo interrotta da un suo bacio all'angolo della bocca. Pressa le sue labbra in quel punto per un tempo indefinito.
Chiudo gli occhi e sposto una mia mano sulla sua guancia.
Quando si allontana gli leggo una scintilla diversa nello sguardo.
Sorride imbarazzato e abbassa lo sguardo.
Poi lo rialza mordendosi le labbra, mentre la mia mano continua ad accarezzargli la guancia.
Socchiude gli occhi a quel tocco e si poggia completamente su di essa.
<Vedi come sei adesso?>, dice lui ancora con gli occhi chiusi.
<Come sono?>, chiedo.
<Più rilassata, più tranquilla>, risponde lui aprendo gli occhi e spostandosi di poco.
<Jenny..>, continua lui.
<Si?>, rispondo io.
<Cazzo quanto sei bella>, dice lui con voce roca e calda.
Non so cosa dire, né cosa fare.
Continuiamo a guardarci e il suo sguardo si alterna fra i miei occhi e le mie labbra.
<Il tuo cuore uscirà dal petto a momenti?>, chiede ancora lui.
<E il tuo?>, chiedo io come risposta.
<Sempre la solita sei>, sorride lui.
<Forse..forse devo andare>, dico passando sotto ad un suo braccio.
Libera.
<Fossi in te non andrei. Non sia mai che tu incontra Rob tutto nudo>, dice lui mangiando un altro pancake.
La tensione di prima è completamente passata.
E se ci fossimo baciati?
Cosa avrei fatto?
Come avrei reagito?
Mi sarebbe piaciuto?
<La tua faccia schifata dice tutto>, ride lui andando in salotto.
<Guarda che dicevo sul serio prima. Se vuoi dormire qui non ci sono problemi>, dice lui andando in camera sua e tornando con un cuscino e una coperta.
<No, io non dormirò qui>, rispondo poco convinta.
Il momento di prima è ancora stampato nella mia mente è non riesco a pensare con lucidità.
<Mettiti comoda almeno>, dice lui.
<Io vado a mettermi un pantaloncino, tu fai come se fossi a casa tua>, dice sparendo nella sua camera.
Mi siedo sul divano e tolgo le scarpe.
Sistemo la coperta, mi copro con essa e accendo la tv.
<È comodo?>, domanda Owen tornando in salotto con una canotta e dei pantaloncini neri.
<Preferisco il mio letto, ma non mi lamento>.
<Se vuoi il mio letto ha posto anche per te>, suggerisce lui.
<No, rimango qui>, sorrido falsamente.
<Allora ti faccio compagnia>, dice lui prendendo posto al lato opposto del divano.
Adesso mantiene le distanze l'idiota.
Non lo capisco.
Sceglie un film d'azione e dopo poco sento gli occhi appesantirsi..

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