Capitolo 13

6.2K 228 47
                                    

Jenny
<Mi devi accompagnare>.
Owen.
<Ti accompagna Rob>, metto fine a quella probabile discussione.
<Ce la fai a guidare? Mi sembri un tantino agitata>.
Sbuffo.
<Owen non mi servi anche tu con le tue battute inutili>. Appoggio le mani al volante e sopra la mia testa. Mi scoppia.
<Sono serio. Calmati e poi te ne vai>.
Mi giro e lui è ancora fermo al finestrino che mi guarda.
Gli squilla il telefono.
<Che vuoi?>, risponde incazzato lui.
Ma perché è sempre nervoso?
<No, se ne sta andando>.
Sta parlando di me.
<Dì a quel coglione di andarsene>.
<Rob fa calmare Carla, io arrivo>.
Chiude il telefono e senza dire niente torna indietro.
Esco dalla macchina e corro dietro di lui.
<Che è successo?>, chiedo arrivando al suo fianco.
<Non te ne stavi andando?>, chiede lui.
<Ma adesso perché sei incazzato con me?>, la domanda mi esce dalla bocca senza pensarci poi così tanto.
<Torna a casa Jenny>.
Ovviamente svia la mia domanda. Come sempre.
Non è una novità.
In lontananza vediamo Rob con Carla che urla come una matta contro Cole.
Ah, adesso c'è anche Jeremy.
<Lei non ti vuole parlare. Cosa non ti è chiaro di questa frase?>, chiede Carla.
Sta litigando per me.
È unica.
<Oh eccola, chiedilo a lei>, dice Carla indicandomi.
<Pensavo te ne fossi andato>.
Owen si mette davanti a Cole e Rob tira indietro Carla.
<Pensavi male amico>. Il solito sbruffone.
<Non chiamarmi amico>, comincia a scaldarsi Owen.
<Cole non ti voglio parlare nè ascoltare. So già cosa vuoi dirmi e cosa vuoi farmi credere e delle tue scuse ne sono piena>, dico io mettendomi tra lui e Owen il quale non si muove di un passo.
<Ti costa tanto darmi cinque minuti?>, chiede lui.
<Cazzo, si che mi costa. Quando io ti chiedevo due minuti del tuo tempo tu non c'eri. Ti supplicavo diamine>, urlai con gli occhi lucidi.
Owen mi prese il braccio prima che finisse sulla faccia di Cole.
<Mi dispiace..>, rispose Cole.
<Certo, lo immagino quanto ti dispiaccia..Io..sai che c'è? Che spiegarti per la millesima volte le cose non servirebbe a niente. Tu ascolti solo la tua di campana>, dissi arrendendomi al fatto che parlarci davvero sarebbe stato inutile.
<Sono qui adesso, per te>, continua Cole.
<Ma quanto ti ci vuole per far connettere quei due neuroni che hai?>, interviene Owen.
<Andiamocene Rob>, dice Carla prima che la cosa si metta male. Vuole proteggere Rob .
<Vuoi farti da parte e lasciarci da soli?>, chiede Cole guardando Owen.
Lui sorride.
<No>. Risponde deciso.
<Io me ne vado e lei viene con me>, dice Owen tirandomi per la vita.
<Non toccarmi Owen>, sussurro mentre stavamo andando verso la macchina.
<Che puttana>.
Due parole.
Mi fermai.
Owen si girò verso colui che pronunciò quelle parole.
Cominciò a camminare verso di lui.
Merda, merda, merda.
Devo fermarlo.
Corro verso di lui che ha già preso Cole per il colletto della maglia.
<Owen lascialo>, dico col fiato pesante.
<Picchiami idiota>, dice Cole provocandolo.
<Owen per favore ascoltami>.
Passo sotto le sue braccia e mi ritrovo in mezzo tra lui e Cole.
Gli prendo il viso con le mani e lo invito a guardarmi.
<Owen per favore..>, lo supplico.
Lui mi guarda come se da quello sguardo dipendesse tutto.
Lascia il colletto di Cole e se ne va.
Lascio quello stronzo dietro e corro da lui.
Lo trovo poggiato alla mia macchina.
<È tutto ok?>, chiedo.
Non risponde.
Si toglie il giubbotto e me lo passa.
<Mettilo>, mi ordina.
<Non cambiare discorso una buona volta>, dico andando davanti a lui.
Evita il mio sguardo.
<Ho visto come tremi, mettilo e non fare storie>, dice ancora.
<Non voglio il tuo giubbotto>, dico e vado in macchina.
Per l'ennesima volta mi squilla il cellulare.
<Siamo ancora vivi>, dico a Carla prima che faccia il suo solito monologo.
<Che idiota. Dove siete?>, chiede lei.
<Owen sta bene?>.
Sento chiedere da Rob.
<Siamo ancora lì e Owen si sta bene, più o meno>, dico incerta.
Se ne sta ancora lì seduto e guarda fisso davanti a sè senza muovere un muscolo.
<Che vuoi dire più o meno?>, chiede Rob prendendo il telefono di Carla.
<Sta bene giuro, è tutto intero>, dico per rassicurarlo.
Fa ridere il fatto che si preoccupi così tanto, ma fa anche tanta tenerezza.
<Tra quanto tornate?>, chiede Carla in sottofondo.
<Tra poco>, rispondo guardando la schiena del ragazzo che mi sta di fronte.
<Lascia guidare Owen>, mi ordina Carla.
<Sei pazza>, rido io.
<Quando sei nervosa o agitata non devi guidare>, mi ricorda lei.
<Ci penso>.
<No prometti che lascerai guidare lui>, mi supplica.
<Ok, va bene. A tra poco>, dico chiudendo la telefonata.
Visto che dovrà guidare lui scendo dalla macchina e vado al posto del passeggero. Entro e metto la cintura.
Siamo ormai da dieci minuti qui fermi.
Io ancora qui seduta e lui ancora lì fuori a guardare il nulla. Adesso vorrei saper leggere nel pensiero e sapere cosa gli è successo.
Cosa lo sta turbando in questo momento.
Ok, adesso basta.
Suono il clacson e lui si volta.
<Possiamo andare>, dice aprendo la mia portiera.
<Tieni>, dico passandogli le chiavi.
<Che significa?>, chiede.
<Che guidi tu>, dico io chiudendo la portiera.
Fa il giro della macchina ed entra.
Mette in moto e mette la cintura.
<Sei sicura che la posso guidare?>, chiede voltandosi verso di me.
Annuisco solamente.
Partiamo.
<Perché stai facendo guidare me?>, chiede lui dopo poco.
<Me l'ha ordinato Carla>, rispondo guardando fuori il finestrino.
<Quando te l'avrebbe ordinato?>.
<Quando tu eri immerso nei tuoi pensieri e non ti sei nemmeno accorto che per cambiare posto ti sono passata davanti>.
<E da quando prendi ordini da lei?>, chiede ancora.
È strana questa cosa che lui può fare qualsiasi domanda e io non posso ottenere una semplice risposta da lui.
<Quando ha ragione l'ascolto>.
<Cioè?>, chiede lui ancora una volta.
<Cioè che non posso guidare se sono nervosa o agitata. Tendo ad accelerare troppo e Carla ha paura>, ammetto. Mi torturo le mani.
<Si, capisco. Ed io ti sembro tanto calmo da poter guidare?>, chiede.
<Per niente, ma te la stai cavando abbastanza bene>, dico.
Lui fa una piccola risata.
<Perché non hai voluto la mia giacca?>.
Cosa?
<Perché no, non ne avevo bisogno e poi ero infastidita>, rispondo poggiando la testa sul sedile e voltandomi completamente verso di lui.
<Tremavi, ne avevi bisogno..ma sei troppo orgogliosa per ammetterlo>, ribatte lui.
Non rispondo.
<Infastidita da me?>, continua lui non ricevendo una risposta.
<Si, non mi rispondi mai. Sembravi in una specie di trans>, dico alzando di poco il tono della voce.
<Dovevo calmarmi e avere persone vicine non mi fa bene>.
<Non dovevi prendertela per qualcosa che quello stupido ha detto a me>, dico continuando a guardarlo.
Stringe il volante come se potesse scomparire dalle sue mani da un momento all'altro.
<Non dovevo?>, chiede lui lasciando per un secondo la strada per guardarmi.
<Non sto dicendo questo, anzi, ti ringrazio>, dico.
<Eh allora il problema dov'è?>, chiede lui visibilmente irritato.
<Perché non erano affari tuoi quelli, so difendermi benissimo Owen>, dico io rispondendo allo stesso modo.
<Questo lo so principessina>, dice lui calmandosi.
<Ma l'avrei preso a pugni volentieri quell'idiota>, continuò lui.
<Rabbia repressa?>, chiedo sorridendo.
<Rabbia del momento, e se non fosse stato per te saremo ancora lì o probabilmente io sarei dentro>, dice alludendo alla prigione.
<Mi dispiace, hai rischiato un sacco per niente>, dico io.
<Non pensarlo minimamente Jenny>, dice lui.
<Cosa?>.
<Il fatto che io abbia rischiato per niente>.
<In che s..>, mi interrompe.
<Hai sorelle o fratelli?>, mi chiede dal nulla.
<No, tu?>, chiedo anche io.
Scuote la testa.
<Cambi ancora argomento>, preciso io.
<Vuoi sapere troppe cose tu>, dice lui.
<Carla te l'ha detto?>, continua lui.
<Cosa?>, chiedo io.
Siamo quasi arrivati a casa mia.
Vedo già il Moon.
<Perché siamo finiti al riformatorio>, risponde lui.
<No e non gliel'ho chiesto>.
<Non sei curiosa?>, chiede lui guardandomi.
<Sincera? Sono curiosa di altre cose ma non sui pettegolezzi>, rispondo dopo che Owen ha parcheggiato la macchina di fronte casa.
Spegne il motore, slaccia la cintura e mi guarda.
Rimaniamo così per un paio di minuti, nessuno dei due lascia il contatto visivo finché lui sbuffa e scende. Io lo seguo.
<Le tue chiavi>.
Le prendo e le metto in tasca.
<Allora ci vediamo domani>, dico io.
<Si>, dice lui andando verso la sua moto.
Vado verso la porta e sento che lui ancora non ha acceso il motore.
Mi giro e vedo che sta guardando me.
Poi prende il telefono.
Sta scrivendo.

"Ti devo un giro sulla moto".

Sorrido e lo guardo.
Accende la moto e se ne va.
Come sempre.
Senza una vera e propria fine.
Pensavo che avremmo litigato tutto il tempo e invece no. Piano piano stiamo capendo come far funzionare questa cosa ed andare d'accordo il più possibile.
Ancora non riesco a togliermi l'immagine di lui inerme appoggiato alla mia macchina.
E non so nemmeno perché mi abbia chiesto se Carla mi avesse raccontato delle sue cose private.
Forse pensa che potrei cambiare idea su di lui o Rob.
Pensiero sbagliato.
Ed è strano come con lui a volte mi sento libera, come se potessi fare qualsiasi cosa senza essere giudicata. Anche se litighiamo e ce ne diciamo di tutti i colori, alla fine torniamo in un modo o in un altro a parlarci.

<Sono a casa>, urlo entrando dentro.

Ad Un Passo Dal CuoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora