Capitolo 18

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Jenny
<Giuro che adesso lancio il libro dalla finestra e non ne voglio sapere più niente di questi stupidi esami>, grida Carla in preda ad una crisi.
Domani ha un esame, quello che lei definisce il più difficile.
<Perché invece che messaggiare con Rob non ti concentri sul serio?>, le chiedo andando in cucina.
<Ha bisogno di me>, mi spiega lei urlando dal salotto.
<Fai come credi, ma ti prego non dare di matto. Domani ho un esame anche io e vorrei studiare>, la supplico.
<Tu non hai sentito Owen?>, mi chiede lei.
Sono passati tre giorni da quella sera e non ci siamo più visti. Rob è venuto ogni sera qui per stare con Carla ma lui no.
<Dovrei?>, chiedo.
<Quando la finirete questa guerra fredda?>, chiede ancora lei.
<Non è una guerra fredda, ma se due persone non vanno d'accordo perché insistere?>, chiedo andando in salotto da lei.
<Stasera io esco>, le comunico.
<Dove vai? E con chi?>.
<Con nessuno, e non so dove. L'importante è non stare qui con voi>, rido.
<Perché? Siamo così carini>, dice lei con la voce da cucciola.
<Anche troppo>, la derido.
<Quando ti innamorerai anche tu sarai come me>, dice lei.
<Ma non credo proprio>, le sorrido e vado in camera.
Il libro di fisica mi aspetta aperto sul letto e già a vederlo lì mi passa la voglia di studiare.
Fisica non mi è mai piaciuta tanto, troppi numeri, troppe formule da imparare, troppo di tutto insomma.
Sono le sette di sera, Carla ha finito di studiare da un pezzo ed io ancora sono sul libro di fisica. Mi mancano ancora delle pagine da ripetere e per oggi posso ritenermi soddisfatta. Anche quando una cosa non ci piace è giusto impegnarsi e dare il meglio come nelle cose che ci piacciono di più. Certo sarà un po' più difficile ma possiamo riuscire a fare tutto.

<Jenny corri in salotto>, urla Carla.
Di nuovo un'altra sua crisi per lo studio?
<Jenny sbrigati>, urla ancora.
Mi alzo dal letto e vado in salotto.
<Che c'è Carla? Se sono urla per lo studio giuro che ti lancio un secchio d'acqua fred...>.
Mi interrompo vedendo Rob sul divano che si contorce dal dolore e Carla in preda al panico che non sa cosa fare.
È uno scherzo vero?
Ditemi che lo è.
<Vieni qui Jenny, aiutalo>, mi supplica Carla.
Vado verso Rob e ha il labbro spaccato e qualche taglio qua e là sulle braccia, solo piccoli graffi per fortuna.
<Cosa ti fa male di preciso?>, gli chiedo.
<La spalla>, dice lui.
<Togliti la maglietta che controllo>.
Inizia a togliersi la maglietta anche con l'aiuto di Carla, non riesce ad alzare bene le braccia.
Toccandola non noto niente di rotto, pigio con le dita per sapere quanto male gli fa e dai grugniti che gli escono dalle labbra, il danno non è gravissimo.
<È solo una slogatura Rob, nulla di grave>, lo informo.
<E perché fa così male?>, mi chiede incrociando le sue mani con quelle di Carla.
<È normale, la spalla è molto più delicata, solo per questo>, rispondo.
<Puoi andarmi a prendere una benda per la spalla per favore?>, chiedo a Carla.
Lei annuisce subito.
<Deve essere in bagno, sotto al cassetto degli asciugamani>, le spiego.
Lei corre subito e torna con la benda.
Gliela sistemo sulla spalla fasciandola bene ed ecco fatto.
<Cerca di stare sdraiato e non fare movimenti bruschi, domani dovresti stare meglio>, lo informo.
Carla lo aiuta a sdraiarsi.
<Devi andare da Owen>, mi dice Rob.
<Cosa?>, chiedo.
<Devi andare da lui, è ridotto male Jenny>, dice Rob guardandomi.
<No..io, non..>, cerco di dire.
<Vai solo a vedere come sta ok? Poi torna subito>, dice Carla.
Perché mi ritrovo sempre in queste situazioni?
Perché una giornata senza Owen che mi stressa non può esistere?
<Tu sai disinfettare questi graffi?>, le chiedo.
<Si, te l'ho visto fare tante volte ultimamente>, dice lei sorridendomi.
<Dov'è quello stronzo?>, chiedo a Rob prendendo le chiavi della macchina e il kit del pronto soccorso.
Casa mia sta davvero diventando un ospedale adesso.
Questo kit me l'ha regalato mia mamma quando ho iniziato ad andare in ospedale l'estate scorsa, è l'unico bel regalo che mi ha fatto.
<A casa sua>, mi informa Rob.
Perfetto.
Proprio dove non mi vuole.
<Non poteva essere in mezzo ad una strada?>, chiedo ironica.
<Sicuramente quando ti vedrà non vorrà che tu faccia niente, ma insisti>.
Ma certo.
Adesso devo anche aiutare qualcuno che non vuole essere aiutato.
Una bella combinazione.
Metto in moto l'auto e vado verso casa sua.
Quinto piano, appartamento 10.
Premo il pulsante dell'ascensore ed entro.
Già mi viene l'ansia.
Fa che si apra presto questa porta.
Dopo pochi secondi arrivo.
Eccomi davanti la sua porta, sono ancora in tempo per andarmene, ma non potrei mai farlo.
Suono il campanello e aspetto.
Non risponde nessuno.
Suono di nuovo.
Finalmente apre la porta.
Non è ridotto malissimo come mi aveva fatto credere Rob.
Maschi, sempre ad esagerare.
Ha qualche graffio sul collo, nulla di così grave.
<Che ci fai qui?>, mi chiede subito.
Alzo il kit in modo che capisca.
<Non ho bisogno del tuo aiuto principessina>, dice subito.
Rob aveva ragione.
<Ok, senti..nemmeno io voglio essere qui, ma Rob mi ha praticamente cacciato quasi fuori da casa mia per venire a vedere come stavi>, gli spiego.
<Adesso che hai visto che sto bene puoi anche andare>, dice lui chiudendo la porta.
Cosa???
Qualcuno che mi dia un po' di pazienza.
Suono di nuovo.
<Se sei la principessina puoi anche andartene>, dice lui da dietro la porta.
Ma pensa tu non chi ho a che fare.
Suono di nuovo.
Questa volta apre la porta.
<Ciao, si, sono ancora io>, dico ironica.
<Che lingua parlo io? La stessa tua no?>, chiede lui sbuffando.
<Se non vuoi farmi entrare in casa tua, esci fuori e fammi dare un'occhiata. Dato che sono qui e ho fatto chilometri e chilometri..>, lascio la frase in sospeso.
<Ma se al massimo ci hai messo dieci minuti>, sorride lui.
<Mi fai fare il mio lavoro o no?>, chiedo ancora.
<Non sei davvero un'infermiera>, precisa lui.
<Ma so cosa fare, avanti esci fuori da lì>, dico io.
<Praticamente mi stai dicendo che sono la tua cavia vero?>, chiede ancora.
<Dobbiamo stare qui a stuzzicarci in eterno? Dai vieni Owen, voglio tornare a casa io>.
Metto in kit a terra e lo apro, in attesa che il ragazzo qui di fronte sia d'accordo con me per una visita.
Si sposta dalla porta e mi invita ad entrare dentro.
<Che vuol dire?>, chiedo.
<Che puoi entrare no?>, dice lui facendo una piccola smorfia. Mi sa che c'è più di un piccolo graffio sul collo.
<Sicuro?>, chiedo ancora.
Lui annuisce.
Chiudo il kit ed entro.
Lui chiude la porta alle mie spalle mentre io mi guardo intorno.
L'arredamento ha i colori del bianco e del nero. Molto minimal insomma.
L'enorme televisore in salotto arriva come un colpo in un occhio e l'ordine in questa casa è impressionante. È un appartamento né piccolo né grande; per una persona sola è più che sufficiente.
<Se hai finito con gli sguardi ai raggi x puoi fare il tuo lavoro>, dice lui andando in cucina.
Mi risveglio dai miei pensieri e lo seguo poggiando il kit sul tavolo.
Sono davanti a lui, si siede e mi guarda.
Gli giro la testa verso sinistra per vedere meglio i tagli.
Prendo cotone e disinfettante e pulisco tutto.
<Rob mi aveva detto che eri ridotto male>, dico per spezzare quel silenzio assordante.
<Penso che l'abbia detto apposta per farti venire qui>, spiega lui.
Ed è quello che ho pensato anche io.
<Come ci siete finiti conciati così stasera?>, chiedo.
Lui gira la testa verso di me ma non apre bocca.
<Scusa..non dovevo chiedere>, dico girandogli nuovamente la testa.
<Alcuni tizi che erano in tribunale si sono presentati qui sotto casa e come vedi, qualche pugno è volato>, mi spiega lui.
<E poi era un conto in sospeso che avevano con noi, e questa sera spero che sia finito tutto>, continua lui.
<Non eri tenuto a dirmi niente>, dico io posando il cotone sul tavolo.
<Ti fa male altro?>, chiedo sapendo già la risposta.
<No>, dice lui.
<Owen togliti la maglietta>, gli dico.
<Se volevi vedermi nudo bastava chiedere principessina>, dice lui ridendo.
<Smettile idiota, e fai come ti ho detto>.
Si toglie la maglietta e un enorme ematoma sul fianco destro appare davanti ai miei occhi.
<Alzati>, gli dico.
Adesso che lo guardo bene sul petto ha diversi tatuaggi: un piccolo scacciapensieri, un tornado, è una "M" sul cuore.
E cavolo, che fisico.
Jenny, concentrati.
<Dimmi quanto ti fa male>, lo avverto mentre spingo la mano verso l'interno del suo fianco.
Si piega dal dolore.
<Abbastanza Jenny>, mi spiega.
<Ok, ce la fai a stare dritto?>, chiedo.
Annuisce.
<Fa così male perché è successo poco fa, ma non è grave>, gli spiego.
<Sto morendo vero?>, chiede lui.
<Quanto puoi essere esagerato?>.
E sul suo viso appare un piccolo sorriso.
Idiota.
<Hai del ghiaccio?>, gli chiedo.
<Si, lo prendo io>.
<No, stai fermo, ci penso io>.
Avvolgo il ghiaccio in un fazzoletto che era vicino al lavello.
Vado vicino a lui e glielo appoggio sul fianco.
<Il ghiaccio farà passare il rossore e anche un po' il dolore, ma non fare sforzi esagerati ok?>, gli spiego.
<Si, va bene. Ho capito tutto dottoressa>, mi prende in giro lui.
<Non sono una dottoressa idiota>, gli rispondo io.
Suona il campanello.
<Vado io, tu stai seduto>, dico andando verso la porta.
<Agli ordini principessina>, risponde lui ridendo.
Apro la porta.
Josephine.
<Salve>, dico impacciata.
<Ciao cara, non sapevo che fossi qui>, dice lei entrando in casa.
<Owen come stai? Ho chiamato Rob dato che tu non rispondevi e mi ha spiegato tutto>, continua Josephine andando verso il figlio.
<Mamma sto bene>, risponde Owen alzando gli occhi al cielo.
<Non mi sembra>, continua lei indicando l'ematoma sul fianco.
<Sto bene, ci ha già pensato Jenny>, mi indica lui.
<Eh..si, non è nulla di grave. Domani il dolore sarà passato>, le spiego.
<Grazie mille tesoro>, dice lei sorridendo.
<Ok, allora io vado>, dico prendendo il kit e andando verso la porta.
<Aspetta Jenny>, mi dice Owen quando ormai sono fuori da casa sua.
<Ti fa male altro?>, chiedo subito.
Scuote la testa.
<Volevo solo dirti grazie>. Si avvicina a me molto lentamente. Mi sposta una ciocca di capelli dietro l'orecchio e sfiora la sua bocca sulla mia guancia.
Io rimango lì immobile, come se il mio corpo non rispondesse più. Si allontana e ci guardiamo negli occhi; sono più che sicura di essere arrossita. Sto andando a fuoco.
<E..di..di niente>, riesco solo a dire mantenendo il contatto visivo con lui.
Alzo la mano in segno di saluto e corro verso l'ascensore.
Cosa è appena successo??? Qualcuno me lo spieghi.
Arrivo in macchina con ancora il fiato affannoso ed è come se avessi corso per chissà quanti metri.
Prima di mettere in moto un messaggio mi distrae.

"Profumi di vaniglia principessina".
Owen.

Sorrido a quel messaggio.

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