Capitolo 21

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Owen
Il pomeriggio non passa mai.
Ho pulito un po' il mio appartamento mentre Rob sta giocando da un'ora alla mia play station.
Siamo amici da sempre, da quando ancora avevamo il pannolino. Non abbiamo mai litigato a tal punto da rompere il nostro legame, mai.
<Stasera quindi ci sei?>, mi chiede chiudendo il televisore.
<Non lo so, non mi va tanto di uscire>, gli spiego sedendomi sul divano.
<Che succede?>, chiede lui.
<Niente, cosa vuoi che succeda?>, gli chiedo io.
<Ti ha scritto ancora Emily?>, mi chiede lui ancora.
Annuisco soltanto.
Emily è una ragazza con cui mi sono sentito per qualche mese, nulla di così serio; non le ho promesso la luna eppure lei pretende di potermi parlare quando vuole.
Quando ho deciso di chiudere con lei è perché mi ricordava troppo la mia vita passata, la vita di un anno e mezzo fa, quasi due.
Non provavo niente, se non del bene. E non sono di certo il tipo che prende in giro le ragazze.
<Perché non le dici chiaro e tondo come stanno le cose?>, mi chiede lui ironico.
<Pensi che non l'abbia già fatto? Ma sembra non capire>, rispondo io.
<Secondo me questa sua fissazione finirà solo quando ti vedrà con un'altra>.
<Mi stai dicendo che devo trovarmi una ragazza per far in modo che non mi scriva più?>, gli chiedo.
Lui annuisce.
Mi alzo dal divano e vado in cucina.
<Senti, stasera io e Carla andiamo al NY, dille di vedervi lì>, inizia lui.
<E poi ti fai vedere con una ragazza>, conclude lui.
E dove la trovo una ragazza disposta a far finta di essere la mia fidanzata?
<Piano meraviglioso se non fosse che non conosco nessuna ragazza>, gli sorrido prendendo dal frigo dell'acqua.
<Si che la conosci: bionda, occhi chiari, bel caratterino, lingua lunga>, descrive Jenny lo stupido.
<Sei pazzo se pensi che accetterà>, rido io.
<Non gliel'hai chiesto>, alza le spalle lui.
<Mi sbranerà vivo>, gli dico chiaramente.
<Sii gentile con lei, la tratti male a volte. Accetterà>, dice lui sicuro di sé.
Ma pensa tu che mi tocca fare per non far avere illusioni ad una ragazza.
Prendo il giubbotto di pelle e salgo in moto.
Direzione?
Casa di Jenny.
Parcheggio l'auto e noto la sua macchina; perfetto, è in casa.
Suono il campanello e aspetto.
Viene ad aprirmi Carla con un mestolo in mano.
<Oh, ciao. Non sapevo che venissi>, dice lei lasciandomi entrare.
<Nemmeno io in realtà>, rispondo a mia volta.
La seguo in cucina dove Jenny sta chiaramente preparando una torta.
Se ripenso ancora a quella torta alla frutta mi viene l'acquolina in bocca, ma poi mi viene la nausea se penso a come l'ho trattata.
<Non provare a toccare niente>, mi avverte subito Jenny.
Sorrido e mi siedo ad una sedia, di fronte lei.
<Cosa ti serve?>, mi chiede subito lei senza tanti giri di parole.
Sempre molto diretta.
<Sono passato a fare una visita>, rispondo vago.
<E ti dovremmo credere?>, chiede Carla continuando a mangiare da una ciotola quello che è rimasto dell'impatto della torta.
<Sono un bravo ragazzo io>, replico.
<Cosa ti serve Owen?>, chiede ancora la principessina.
<Mi serve un favore>, dico schietto.
Lei alza lo sguardo dalla torta e mi fissa.
<No>, risponde subito.
<Ma non sai nemmeno cosa volevo chiederti>, dico seguendo ogni suo minimo movimento.
È sempre così "elegante" e "sicura".
<Meglio non sapere certe cose>, dice lei mettendo la torta in frigo.
<Sentiamo cosa vuole no, al massimo gli dici di no>. Carla cerca di ammorbidirla un po', ma ci vuole ben altro.
<Avanti, spara questa cazzata>, risponde lui alzando gli occhi al cielo.
<Allora, in pratica c'è questa ragazza..>, inizio io ma vengo interrotta da lei.
<Ah quindi ti piace una ragazza>, dice lei pensando a chissà quali cose.
<Avanti, continua>, mi incita Carla.
<Questa ragazza, Emily>.
<Bel nome>, dice Jenny pulendo il tavolo.
Mi interrompe apposta.
Che lingua lunga.
<Stavo dicendo, questa ragazza che è "fissata" con me>, dico mimando le virgolette.
<Deve essere proprio matta se le piaci tu>, dice lei ironica.
<Che vorresti dire scusa?>, dico io irritato.
<Non andiamo fuori discorso e manteniamo la calma eh?>, dice Carla interrompendoci.
Perché ho dato retta a Rob?
Non potrebbe mai funzionare.
Come potremmo far finta di essere fidanzati, se non riusciamo nemmeno ad avere una conversazione civile?
<Se la tua amica mi facesse finire invece che interrompere sempre>, dico io indicando Jenny che nel frattempo si siede.
<Devo commentare ogni tua parola>, risponde lei seria.
<Questa sera vuole parlarmi, me lo sta chiedendo da tempo ma io non ci voglio andare. Perché se andassi penserebbe che mi interessa ancora>, cerco di spiegare io.
<E cos'hai in mente?>, chiede Carla.
<Rob mi ha suggerito che se lei mi vede con un'altra ragazza forse la smetterà di scrivermi>.
Jenny sbianca e Carla sorride di nascosto.
<No no, ho capito dove vuoi andare a parare>, dice subito Jenny.
<È solo per un paio d'ore, non di più>, cerco di parlare io ma lei mi interrompe nuovamente.
<No, non farò finta di essere la tua fidanzata o qualsiasi altra cosa, chiaro?>, dice lei alzandosi dalla sedia e andando in salotto.
<Non la convincerai mai, sappilo>, mi sussurra Carla.
Fantastico.
Sono venuta qui per niente.
<Ascoltami almeno>, dico andandole dietro.
<Ho già sentito abbastanza Owen, non lo farò>, dice lei subito.
Quanto è testarda.
<Se non mi servisse aiuto non verrei da te>, dico innervosendomi.
<Quindi vieni a cercarmi solo quando ti serve qualcosa>, dice lei poggiando la mano sotto al mento.
Di bene in meglio.
<Sai come si chiama questa cosa?>, continua lei.
<Possiamo non cambiare argomento?>, dico io disperato.
Perché ogni volta che parlo con lei finisce sempre così?
<Parli proprio tu che cambi discorso come cambi le mutande>, dice lei continuando a guardare la tv.
<Si o no? Mi aiuti o no?>, chiedo ancora.
<Ti ho già risposto: no>, dice guardandomi.
Mi alzo dal divano e torno a casa.
La moto è l'unica cosa che riesce a rilassarmi, quando monto in sella e vedo tutto passare di fianco a me così velocemente mi sembra di essere libero. Torno al mio appartamento e mi metto subito in doccia. L'acqua tiepida scorre sul mio corpo come se potesse lavarmi via tutto quello che di brutto c'è in me. A volte la sera non riesco nemmeno a dormire e ciò aumenta ancora di più il mio mal umore. Non ho mai avuto un carattere facile, uno di quei caratteri per cui si può stare in compagnia per ore.
Parlo poco di me, di chi sono e di cosa voglio dalla vita.
Tutti ti giudicano per quello che sei fuori, per quello che tu decidi di mostrare e nessuno pensa mai che le azioni che a volte facciamo sono dettati da altro.
Alle elementari non ero il bambino più socievole del mondo, avevo Rob, e questo mi bastava. Il primo giorno di asilo non conoscevo nessuno, e lui mi disse "se giochi con me ti do un po' della mia cioccolata, ma solo un po' perché è mia". Da quella frase iniziammo subito a legare, facevamo tutto insieme, i disastri a scuola, a casa...
C'era lui con me. Sempre. Non mi ha mai abbandonato. Nemmeno in riformatorio. C'era lui quando ho scoperto i continui tradimenti di mio padre, quando il primo schiaffo è volato, quando è successo "l'episodio".
E c'era anche Jay. Noi tre eravamo tipo come i tre moschettieri, sempre in gruppo e mai da soli. Quando poi sono andato in riformatorio non ci siamo più visti, se non in tribunale e questo ci ha fatto allontanare un po'. Ma il mio bene nei suoi confronti è rimasto. Quando una persona ti dimostra di esserci in una situazione del genere, allora non si può dimenticare.
Ormai l'acqua fredda mi congela i pensieri e decido di uscire.
Metto un pantaloncino e una canotta.
Bussano alla porta e vado a vedere chi è.
Rob.

<Che ha risposto?>, chiede riferendosi a Jenny.
<Secondo te?>, chiedo io ironico.
<Nessuno ha detto che sarebbe stato facile convincerla>, risponde lui intuendo che la risposta di lei è stata un no.
<È praticamente impossibile, la conosci no?>, dico io.
Lui annuisce.
<Stasera dovrai cavartela da solo>, continua Rob.
<Spero di non fare casini. Con Emily è finita da un sacco e non capisco perché lei ancora insiste>, dico io andando in salotto.
<Lo sai come sono le ragazze, quando vengono rifiutate si attaccano il doppio. E poi lei ti amava>, conclude lui.
<Ma io no, per questo ho chiuso. Cosa dovevo fare? Prenderla in giro per sempre?>, chiedo accendendo la tv.
<Hai fatto bene infatti, devi solo ripeterglielo più chiaramente>, dice lui alzando le spalle.
<Alle nove ci dobbiamo far trovare al locale, non fare tardi>, mi avverte lui.
<Quando pensi che durerà la chiacchierata con Emily?>, continua lui.
<Spero il meno possibile>, rispondo io.
<Lo sai che non mi piace parlare di cose vecchie e passate>, dico ancora io sbuffando.
<Si lo so, ma puoi fare uno sforzo>.
Detto questo se ne va nel suo appartamento accanto al mio.
Sono le otto.
Decido quindi di preparare qualcosa da mangiare. Il vantaggio di vivere da soli è che si può fare tutto quello che si vuole senza dare conto a nessuno.
Dopo aver cenato, lavo i piatti e vado a prepararmi.
Jeans, camicia e le mie Nike.
Semplice ma deciso.
Sono le nove meno dieci.
<Muoviti Owen>, mi dice Rob quando salgo sulla sua macchina.
<Tranquillo, Carla non farà storie>, rispondo io.
È innamorato perso.
<Sicuramente loro faranno tardi>, continuo io.
Un messaggio arriva sul mio telefono.

"Hai una finta fidanzata, ti aiuto".

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