Capitolo 37

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Owen
Entro in casa con ancora il suo profumo addosso.
Poggio il borsone sul letto e vado dritto in doccia, voglio togliermi le ultime ore di dosso, voglio togliermi quella telefonata dalla testa e voglio togliermi i suoi occhi lucidi dalla mente.
Metto il getto d'acqua su quella fredda, devo trovare un modo per far sì che non le accada nulla e cosa più importante devo capire chi è entrato in casa sua. Esco dalla doccia e avvolgo un asciugamano nella parte inferiore. Vado in camera da letto e prendo dei boxer e penso a come sarebbe stato se le avessi chiesto prima di dormire da me, se solo avessi avuto più coraggio, se solo non avessi paura di me.
Dormire con il suo corpo sul mio, con la sua pelle a contatto con la mia, con i suoi capelli tra le mia dita e i suoi piedi freddi, e con i suoi occhioni che avrebbero guardato ogni centimetro del mio viso come se lo vedesse per la prima volta. Lei mi fa sentire strano, mi fa sentire vivo, mi fa stare bene. Con lei riesco ad essere quello che non sono riuscito ad essere con Emily. Lei è diversa.
È quel tipo di ragazza che se la lasci un secondo poi non la trovi più dove l'hai lasciata. È quel tipo di ragazza che riesce a zittirti anche con uno sguardo, ma è con lo stesso sguardo che riesce ad entrarti dentro. E non ne esce più. Jenny è quel tipo di persona che quando la vedi non penseresti che abbia un carattere così forte, ha un viso piccolo e angelico.
Con lei mi sento me stesso. Ed è questo quello che conta. Ed oggi, quando l'ho vista per la prima volta veramente spaventata di qualcosa, quando l'ho vista rifugiarsi nelle mie braccia e stringersi a me come se fossi l'unica cosa che poteva tenerla in piedi..quando l'ho vista in quello stato ho sentito il bisogno di proteggerla.
Ed anche se non le dico che ci tengo a lei, e che c'è qualcosa che va oltre il semplice "tenere"..glielo dimostro. Cerco di farglielo capire in ogni piccolo gesto. Mi incazzo per niente e sbraito per poco, ma solo perché mi è sempre stato portato via tutto..un anno in riformatorio ti cambia la prospettiva.
I primi giorni sono stati infernali. Credevo che uscito da lì tutto si sarebbe concluso, e invece..la vita vuole portare nella merda anche l'unica persona che non si è lasciata raggirare dai pettegolezzi. A lei non le è mai importato cosa avessi fatto per finire lì dentro, non le è mai importato sapere nulla, a lei importa di me quando sono con lei.
Vado in cucina ancora in boxer e mi preparo una tazza di latte caldo.
Sorrido al pensiero che se lei fosse qui ci staremmo sicuramente battibeccando su qualcosa. Ma è proprio questo che mi piace: con lei non ho paura di dire quello che penso, perché sa quando parlo sul serio e quando invece scherzo.
E se la chiamassi??
Sono le 19:58.
Starà sicuramente facendo una doccia o sua mamma la starà riempiendo di domande.
Chiamo Jay.
<Da quand'è che chiami?>, chiede lui ridendo.
Sbruffone.
<Come va lì?>, chiedo io rimanendo sul vago. Conoscendolo so che poi le riferirà qualsiasi cosa io dica.
<Bene, toglierò il gesso tra due settimane. Tu come stai?>, chiede lui e dallo sforzo della voce capisco che si sta muovendo.
<Come sempre>, rispondo bevendo l'ultimo sorso di latte e mi butto sul divano.
Accendo la tv.
Parlami di lei Jay. Voglio sapere di lei.
<Quando cambierà questa risposta?>, chiede lui.
In sottofondo sento delle voci ma non riesco a capire nulla.
<In un'altra vita>, rispondo lasciando la tv su una telecronaca sportiva.
<Cosa pensi di quello che è successo?>, mi chiede lui sussurrando.
<Penso solo a come non far entrare altre persone in questa faccenda>, rispondo chiudendo per poco gli occhi.
<Cosa vuole ancora tuo padre da te?>, chiede lui ancora.
<Non lo so, ma so cosa devo fare>.
L'unica cosa giusta da fare è andare da lui e parlarci, ma così gli farei capire che ho paura. E ne ho, certo. Ma non di lui.
<Non fare sciocchezze, siamo intesi?>, chiede lui protettivo.
<Sai che non faccio cazzate>, rispondo ridendo.
<Domani mattina Carla e Jenny dovranno andare in centrale, i poliziotti hanno lasciato un mandato>, continua lui.
Ce lo dovevamo aspettare. Hanno trovato una pistola, non possono non convocarle.
<Lei lo sa?>, chiedo io arrivando al punto della mia telefonata.
<Ci voleva tanto per chiedermi subito di lei?>, replica lui da stronzo.
<Rispondi idiota>.
<Lo sa certo, sua mamma gliel'ha detto appena ha messo il piede dentro casa>, risponde lui. Le voci in sottofondo sono più forti adesso.
<E come l'ha presa?>, continuo con le domande.
<Come vuoi che l'abbia presa? Come una persona che viene convocata per la seconda volta in centrale senza aver fatto un cazzo..>, risponde lui.
<Lei è lì?>, chiedo io.
Mi sento uno schifo per averla fatta entrare nella mia vita. E anche per Carla. Non sono ragazze che si meritano questo genere di cose. Se sei innocente non devi pagare per gli sbagli altrui.
<È in cucina, te la passo?>.
<No, la chiamo più tardi>, rispondo semplicemente.
<Va bene cucciolo>, mi prende in giro lui.
<Addio idiota>.
Chiudo la telefonata e guardo il soffitto.
Devo assolutamente parlare con mio padre o da questa situazione non ne uscirò più.
Il campanello di casa suona.
Se fosse Jenny? Nah, non sarebbe da lei.
Guardo dallo spioncino e vedo che è Rob.
Alzo gli occhi al cielo.
<Puoi metterti qualcosa addosso?>, chiede lui entrando seguito da Carla.
<Sono in casa mia se non te ne fossi accorto>, rispondo cantilenando.
<C'è anche la mia ragazza se non te ne fossi accorto>, continua lui.
Santa pazienza.
Meglio se vado a mettermi una tuta o potrebbe continuare a parlare fino a domani mattina.
<Come mai non vedo la mia amichetta?>, chiede Carla sedendosi sul divano.
<Forse perché non c'è..?>, chiedo ironico.
<Quindi non gliel'hai chiesto>, presume lei.
<Possiamo smetterla di parlare di Jenny?>, chiedo io sedendomi sul divano.
<Argomento dolente da toccare>, la avvisa Rob.
<Domani dobbiamo andare in centrale, tu ci sarai?>, mi chiede Carla.
<Non la lascerei mai da sola>, rispondo subito.
<Si lo so>, risponde Carla.
<Oh guarda, è lei>, dice Carla prendendo il telefono che sta squillando.
<Quanto sei bambina>, dico io facendole una smorfia.
Lei mi fa la linguaccia.
<Sei ancora convinto che andare da tuo padre sia la cosa giusta?>, mi chiede Rob.
<Non so se è la cosa giusta, ma è la cosa più sensata da fare>, rispondo passandomi una mano sulla fronte.
Lui annuisce.
<Ha detto che le manchi>, dice Carla tornando in salotto.
<Non lo direbbe mai>, rispondo subito.
<Perché no?>, chiede lei ridendo.
<Perché non è da lei, e poi se te l'avesse detto tu non me l'avresti mai riferito>, rispondo sicuro di quello che dico.
<Ti piace?>, mi chiede ancora.
Perché questo interrogatorio adesso.
<Rob dì alla tua ragazza di farsi i fatti suoi>, dico guardando il mio amico che intanto la coccola tra le sue braccia.
<L'argomento non gli piace>, risponde quest'ultimo riferendosi a me.
<Domani vieni con noi?>, chiede Rob prima di andare verso la porta.
<Vengo con la moto>, rispondo.
Rimango di nuovo solo.
Ok adesso basta!
La chiamo.
Uno squillo..due squilli..tre squilli..quattro squilli..
Sbuffo.
Niente, non risponde.
Riprovo ancora, ma anche questa volta non risponde.
Sono le nove, non credo che sia andata a dormire così presto..anche se era stanca quando l'ho salutata.
Deciso: vado da lei.
Prendo le chiavi di casa ed esco.
So dove abita Jay quindi non ci impiego molto a trovare casa sua.
Suono il campanello e aspetto che qualcuno venga ad aprirmi.
<Ciao Owen>, mi saluta il padre di Jay.
<Ciao Carl>, rispondo entrando in casa.
<Come mai da queste parti?>, mi chiede lui andando in salotto.
<Cerco Jay>, invento una scusa.
<Caro chi era alla porta?>, chiede una donna alle mie spalle.
Oh, la mamma di Jenny.
<Salve, io sono..>, cerco di dire tendendole una mano.
<Owen..so chi sei>, mi interrompe lei.
Bene, le sto molto simpatico.
<Se cerchi Jay è in camera sua, penso che la strada tu la sappia>, dice lei con tono quasi aspro. Si, mi adora proprio.
Salgo le scale e vado subito in camera di Jay.
<Non si usa più bussare?!>, urla lui guardandomi.
<Non è da me>, rispondo entrando.
<E se fossi stato nudo?>, chiede lui sdraiandosi sul letto.
<Ti ho già visto nudo e fattelo dire, ce l'hai davvero piccolo>, lo prendo in giro.
<Avevo quattro anni, idiota>, risponde lui lanciandomi un cuscino che prendo al volo.
<Cosa vuoi?>, chiede lui ridendo di nascosto.
<Sono venuto a trovarti, non è una sorpresa>, dico alzando le spalle.
<Non sapevo avessi una cotta per me>, continua lui mentre messaggia al telefono.
<Non ho una cotta per nessuno>, mi difendo subito.
<E poi sono quasi impegnato>, conclude lui.
Ah, eccolo perché nemmeno mi guarda in faccia oggi.
<Perché dato che ci sei non vai da Jenny?>, chiede lui ironico alzando lo sguardo.
<Si, passo a salutarla prima di andare>, rispondo mordendomi le labbra.
<Quanto sei coglione?>, dice lui prima di chiudermi la porta alle spalle.
Eh si, sono proprio un coglione.
Busso alla porta della principessina e aspetto che apri.
<Ciao..?>, chiede lei aprendo la porta e vedendomi lì. È sorpresa.
<Principessina>, rispondo.
Indossa un pigiama in seta nero con i bordi bianchi in pizzo..non indossa il reggiseno. Calma Owen.
È sempre bella, in qualsiasi veste..anche con gli occhi rossi per la stanchezza e i capelli bagnati per la doccia.
<Come mai qui? È successo qualcosa?>, chiede subito lei ancora sulla porta.
<No, tutto tranquillo per ora>, dico alzando le spalle.
<Mi fai entrare?>, chiedo io.
Lei titubante annuisce.
Le pareti sono di un verde chiarissimo con un grande quadro sopra il letto. Esso è matrimoniale con un comodino sulla destra. Mentre dalla parte opposta c'è una piccola scrivania e accanto un pouf color vaniglia.
Mi appoggio alla scrivania con i piedi incrociati e le mani in tasca, lei invece si siede sul letto a gambe incrociate.
<Perché sei venuto?>, mi chiede lei giocando con la trapunta del letto.
<Ti ho chiamata>, rispondo.
<Ero in doccia>, risponde lei prendendo il telefono dal comodino e controllando le chiamate.
<Domani a che ora devi andare?>, chiedo guardandola come si guarda un'alba..
<Alle nove>, risponde lei monocorde.
<Cosa mi chiederanno?>, continua lei alzandosi.
<Se la pistola è tua, dove l'hai presa, perché era in casa tua>, cerco di spiegarle brevemente. Inizia a camminare avanti e dietro; è normale che sia agitata ma deve rimanere calma o potrebbero insospettirsi. <Non so da dove cazzo è uscita quella cosa>, dice lei frustata.
<Vieni qui>.
Lei si avvicina e le metto le mani sui fianchi.
<Andrà bene ok? Non succederà nulla>, le sussurro ad un millimetro dal viso.
<Non puoi saperlo>, replica lei chiudendo gli occhi.
Le sue mani viaggiamo sulla mia felpa senza trovare una tregua, iniziando a giocare con i lacci del cappuccio.
<Andrà bene, ma devi rimanere calma>, la avverto.
Lei annuisce.
Ci guardiamo per qualche secondo e lo sguardo cade inevitabilmente sulle sue labbra, carnose e di un rosa chiaro.
<Se ti baciassi adesso?>, chiede lei.
<Non mi tirerei indietro>, sussurro.
Le labbra entrano in contatto in un nano secondo.
Un bacio lento, sentito..le lingue iniziano a cercarsi e il bacio si trasforma. La spingo ancora di più verso di me se è possibile, mentre lei stringe nelle mani la mia felpa. Inizia a baciarmi il collo, baci lenti e caldi..baci al sapore di vaniglia.
Ritorna a baciare le mie labbra ed io la voglio ancora più vicino; con una mano nei capelli la spingo verso di me e lei sorride. Stronza.
L'altra mano, che è sul fianco, scivola sotto la sua maglietta e lei sospira. Salgo lungo la pancia piatta e lei d'istinto la ritira. Inizio a baciarle il collo mentre con la mano salgo ancora più su, arrivando fino alla linea del seno. Lei non si sposta.
<Jenny..>, la chiamo per essere sicuro di potermi spingere un po' oltre.
Lei come risposta prende la mia mano e la poggia sul suo seno. Lo stringo con delicatezza e pizzico leggermente il capezzolo ormai duro.
Butta la testa all'indietro e la guardo mentre gode sotto le mie mani.
Rimetto la mano sul fianco e lei si "risveglia".
<Perché..perché ti sei fermato?>, mi chiede lei.
Le do un bacio sulle labbra.
<Non ti permetterò più di farmi venire senza toccarmi>, sussurro.
Mi bacia e cazzo..quella lingua.
<Posso..cioè..se vuoi>, dice lei gesticolando.
<Cosa?>, chiedo facendo finta di non capire.
<Hai capito idiota>, risponde lei con le mani nei miei capelli.
<Se..>.
Il suo telefono ci interrompe.
<Scusa..>, sussurra lei ridendo andando verso il letto.
<Dimmi che non è Carla o non credo di poter reggere un'altra sua interruzione>, dico sedendomi sul letto.
<È mio padre>, risponde.
Mentre lei parla al telefono io penso a qualcosa per distrarmi e non pensare che poco fa sarebbe successo altro.
<Sono tranquilla papà>. Le sento dire, ma sappiamo entrambi che non è così.
Torna e si siede di fronte a me.
<Non devi fingere, ok?>, le dico accarezzandole una guancia. Lei seduta ed io disteso.
<Non con te>, mi sorride.
<Forse meglio se ti lascio riposare>, dico alzandomi.
<Domani ci sarai?>, mi chiede lei sulla porta.
<Non c'era bisogno di chiederlo Jenny>, rispondo guardandola.
Le lascio un bacio a stampo e le palpo il sedere..
<Mani a posto burbero>, mi prende in giro lei.
<Non credo di poterci riuscire>, rispondo prima di voltarmi e andare via.
Salgo sulla moto e aspetto che arrivi domani.

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