Jenny
<Quindi tu ed Owen avete deciso di ricominciare?>, mi chiede Carla bevendo il suo latte.
Annuisco.
<Mi sembra giusto, secondo me avete iniziato col piede sbagliato. È vero che avete caratteri diversi e battibeccare sarà quasi inevitabile ma provarci è sempre meglio>.
Lo so cosa sta cercando di fare.
Vuole tenermi la mente occupata con altre cose piuttosto che pensare a mia madre, ma è molto difficile.
<Jenny mi stai ascoltando?>.
<No, scusa. Meglio andare a lezione adesso>.
Mi alzo da tavola e vado a prendere lo zaino e corro in macchina.
Prima ora: Chimica.
Quarta ora: Laboratorio.
Sesta ora: Analisi.
Ora di mangiare.
Il mio stomaco brontola da circa tre ore. Questa macchina ho mangiato poco e ieri sera proprio per niente. Il corpo ne risentiva. E come se non bastasse ho dormito poco.
La mensa a quest'ora è sempre affollata ed il cibo non era dei migliori ma ci accontentavamo.
<Ciao>, saluto sedendomi.
<Buongiorno>, mi saluta Rob che prende posto vicino a Carla.
<Ciao Owen>, lo saluto.
Lui alza la testa di scatto.
<Ciao...Jenny>.
Il mio nome è uscito dalle sue labbra per la prima volta. Fa uno strano effetto.
<Vedi che non è poi così tanto difficile?>, chiedo ridendo.
La pasta al pesto che ho preso lascia davvero a desiderare. Sembra che sia passato un secolo da quando l'hanno preparata.
Lui sorride falsamente e torna al suo pranzo.
<Vedo che la guancia è tornata normale Jenny>, dice Rob.
<Carla ha passato questa mattina a cospargermi di fondotinta e cipria>.
<Ho fatto un bel lavoro però>. È sempre molto modesta lei.
Owen mi guarda come per capire qualcosa, lui è l'unico estraneo ai fatti. Ed è meglio così, non avrei sopportato altre sue prese in giro.
<Quanto è bello quando questi due non litigano>, dice ridendo Rob.
<Perché non parliamo, altrimenti qui si sentirebbero solo le urla di un'oca>.
Alla faccia del "ricominciamo da capo".
<Qui io sento solo uno struzzo>, replico io.
<Cosa ho in comune con uno struzzo?>, chiede lui.
<La faccia da cazzo per esempio?>, chiedo io ironica.
<La mia faccia la adorano tutti>, dice lui deciso.
<Ah si? Anche quelli al riformatorio la adoravano?>, chiedo ancora io.
Lui sbianca.
Ed io mi sono appena accorta di aver detto una cazzata.
<Scusa>, dico subito.
<Credi che mi sia offeso?>, inizia lui.
<Sai che c'è Jenny? Che mi hai proprio rotto il cazzo>.
Si alza e va fuori in cortile.
<Jenny stavolta hai proprio esagerato>, dice subito Carla.
<Se lui non mi avesse dato dell'oca io non avrei detto niente>, dico con la testa tra le mani.
So che ho esagerato.
<A quest'ora starà andando alla moto per andare non so dove, se corri penso che fai in tempo>, mi suggerisce Rob.
Mi alzo e corro fuori.
Anche se non andavamo d'accordo non avevo nessun diritto di essere pesante, di nominare il riformatorio.
Eccolo. Pronto a mettersi il casco.
<Aspetta>, urlo.
Lui si gira verso di me e continua ad aggiustarsi il casco.
Accende la moto.
<Owen aspetta per favore>, urlo.
Questa volta senza voltarsi spegne la moto.
<Che cazzo vuoi ancora?>, chiede lui tenendo lo sguardo dritto.
<Volevo solo dirti che mi dispiace; non avrei dovuto tirare fuori il riformatorio>, inizio io.
<Non me ne frega niente, puoi parlarne quanto vuoi, la cosa non mi tocca>, mi interrompe lui guardandomi stavolta.
Orgoglioso.
<No invece>, dico.
<No cosa?>, chiede non capendo.
<Non devo parlarne perché non sono fatti miei, come non avrei dovuto nominare i tuoi genitori qualche giorno fa>. Ci guardiamo negli occhi tutto il tempo.
<Non mi ha toccato minimamente, sei una stupida se lo pensi>.
Dannato orgoglio.
<Va bene, non ti ha toccato assolutamente. Non sia mai che il tuo orgoglio vada in frantumi>, cantileno io.
<Sei venuta qui per chiedermi scusa e già stiamo iniziando a litigare>, mi fa presente lui.
<Mi ha mandato Rob>, ammetto.
<Ma davvero volevo chiederti scusa>, sussurro.
Quando era giusto prendersi le colpe e chiedere scusa era giusto farlo, a prescindere da chi ci saremmo trovati davanti.
<Meno parliamo meglio è>, dice infine.
<Concordo>.
Accende la moto e corre via.
Le lezioni finiscono in fretta e con Carla abbiamo deciso di andare al pontile; era da sempre il nostro posto preferito. L'abbiamo scoperto la seconda settimana da quando c'eravamo trasferite. Mi ricordo che quel giorno abbiamo camminato un sacco e Carla si lamentava del fatto di non voler rifare tutta la strada per tornare indietro.
<Hai avuto notizie dai tuoi?>, mi chiede mentre scendiamo dall'auto.
<No e per il momento non ne voglio>, rispondo amara.
<Pensi che la relazione con quest'uomo sia seria?>, chiede ancora.
<Non lo so, non ci capisco più niente>.
<E quindi tu e Jay sarete fratellastri?>.
<Carla non lo so ok? Possiamo cambiare discorso?>, rispondo alzando un po' la voce.
<Scusami, è solo che non voglio parlare di questo adesso>. La abbraccio subito e lei ricambia.
So che la sua non era curiosità.
Ma il fatto di non volerne parlare non vuol dire che io abbia paura di affrontare le cose, voglio solo farlo quando ho la mente lucida.
<Sai, Rob venerdì mi ha invitata ad uscire>, dice dopo poco.
<E dove andate di bello?>, chiedo.
Vederla così felice di uscire con un ragazzo mi rassicura.
Speriamo che lui non sia come gli altri.
<Mi ha detto che è una sorpresa, quindi il grande problema è che non so come vestirmi>, dice esasperata.
<Ci penseremo domani, non affliggiamoci da oggi>.
<Domani devo anche lavorare>, dice strappandosi quasi i capelli.
<Non farne una tragedia, sarai pronta in tempo>, la derido io."Devo parlarti"
Jay.<Cosa dovrà dirti?>, chiede Carla sporgendosi per leggere il messaggio.
<Non lo so,ma spero non riguardi mia mamma o potrei dare di matto>."Sono al pontile, ti aspetto".
<Ed io che oggi volevo stare un po' in pace>, dico guardando il cielo azzurro sopra di noi. Nessuna nuvola, neppure un po' di vento. Tutto il contrario di quello che io ho dentro: una tempesta.
<La tranquillità non fa per te, dovresti saperlo>.
Oh si, certo che lo so.
Jay arriva dopo dieci minuti.<Beh devo dire che il ragazzo è messo davvero bene>, sussurra Carla appena lo vede.
<Smettila>, rido io.
<Un pensierino fossi in te ce lo farei>.
<Smettila stupida>, sussurro.<Ciao ragazze>, ci saluta lui.
<Cosa devi dirmi?>, chiedo io andando subito al punto.
<Domenica tua mamma ha organizzato un pranzo di famiglia>, dice lui mimando le virgolette sulla parola famiglia. Non deve essere facile per lui trovarsi in casa una donna che non è sua mamma.
<Quale famiglia? Perché io non so più che fine abbia fatto la mia>. Non ho voglia di arrabbiarmi di nuovo.
<L'ho saputo un'ora fa. Tua mamma si trasferisce domani e detta da lei non vogliono perdere tempo>.
<Per me può fare quello che vuole, ma sono sicura del fatto che non verrò a quel pranzo>, rispondo decisa. L'ultima cosa che avrei fatto era stare seduta ad un tavolo facendo finta di essere felice con la nuova famiglia.
<Non voglio andarci nemmeno io sinceramente ma dato che vivo in quella casa e che vedrò tua mamma ogni giorno...>.
<Ciao ragazze>.
Rob. Non sapevo che dovesse venire e a quanto pare non lo sapeva nemmeno Carla.
C'è anche Owen.
<Jay come stai?>, chiede Rob dandogli la mano.
<Diciamo che me la sono passata meglio di così>, risponde lui.
<Problemi di coppia?>, chiede Owen.
Ma non sa tenere la bocca chiusa?
Deve per forza metterci del suo.
<Ignoralo>, dico io.
<Owen è sempre il solito>, risponde Jay.
Secondo me loro si conoscono da tanto.
<E tu anche a quanto vedo, sempre dietro le ragazze..sbagliate>, continua faccia da cazzo.
<Nessuna ragazza>, precisa Jay.
<Cosa avrei di sbagliato io?>, chiedo con un certo sentore di rabbia.
<Coda di paglia principessina?>, chiede lui.
Adesso usa questa tattica.
<È chiaro che ti riferisci a me, idiota>, rispondo io.
<Adesso devo andare Jenny, fammi sapere se vieni ok?>, disse Jay prendendo una sigaretta.
<Si, ma non credo di venire>, gli dico.
Dopo aver salutato tutti se ne andò e io andai a sedermi alla fine del pontile.
Carla con gli altri mi raggiunsero.
<Tu che faresti?>, chiedo a Carla.
<Io andrei, non potrei rimandare le cose>, dice lei sedendosi a gambe incrociate.
<Jay ti fa conoscere la sua famiglia?>, chiede Owen.
<Smettila Owen>, lo avverte Rob.
<Non mi sembra di aver offeso nessuno adesso, era solo una domanda>, sputa acido lui.
<In realtà dovrebbe essere anche la mia famiglia>, rispondo ad Owen.
Ci guardiamo e una smorfia appare sul suo viso.
<In che senso?>, chiede ancora.
<Nel senso che mia mamma sta con suo padre>, rispondo netta.
<Bel casino>, commenta lui.
<Già>, aggiungo io sussurrando.
<Owen sei passato in farmacia per quella pomata?>, chiede Rob.
<No, ancora no. Passaci tu per favore>, dice lui.
<Ti fa male il polso?>, chiedo io.
<No>, rispose lui guardando il mare.
<Si>, lo corregge l'amico.
<Posso dargli un'occhiata, se vuoi>, aggiungo io.
<Non voglio il tuo aiuto>.
La risposta è chiara, niente fraintendimenti.
<Quanto sei ottuso, fatti aiutare oppure vai in ospedale>, lo prende in giro Carla.
<Si, vai in ospedale Owen>, si aggiunge anche Rob.
<Andate a quel paese tutti e due>.
<Posso darti una pomata che ho usato tempo fa, è miracolosa>, dico io.
<Sapevo che fossi dura di comprendonio ma non pensavo fino a questo punto>, dice lui alzandosi.
<Quando avrai veramente bisogno di aiuto non ci sarà nessuno se continui a comportarti così>, dico guardandolo dal basso.
<A me basta solo Rob, non ho bisogno di ragazze che giocano alla croce rossa>.
<Forse per te è un gioco ma non per me>.
Mi guarda e se ne va.
Il rombo del motore mi fa capire che se n'è andato per chissà dove.
<Certo che senza litigare voi non sapete proprio stare eh>, commenta Rob.
<Alla fine arriviamo sempre a questo punto: uno dei due se ne va>, ragiono io.
E il più delle volte era lui.
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Ad Un Passo Dal Cuore
RomanceJenny è sempre stata una ragazza amante dello studio e della lettura. Una ragazza con poche cavolate per la testa, una per cui però riusciresti a perdere la testa. Tutti sempre lì pronti ad aspettarsi qualcosa da lei, come se fosse quasi dovuto; com...