Capitolo 25

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Jenny
Arriviamo all'ospedale dopo dieci minuti e come sempre trovo Carl, mia mamma e Rob con Owen.
<Tra quanto lo lasciano tornare a casa?>, chiedo a mia mamma.
<Domani mattina>, risponde lei.
<Puoi anche tornare a casa, qui non servi a molto>, continua lei mentre io vado a sedermi.
<Cosa vi ha detto?>, chiede Carla a Rob che si è avvicinato a lei.
<Niente, solo che aveva bevuto..>, inizia Carla ma poi guardandomi si blocca.
Certo.
Davanti a me non si può dire nulla.
Mi alzo e vado verso l'uscita.
<Jenny aspetta..>, mi chiama lei.
<Andate tutti a quel paese>, dico guardando lei, Rob e anche Owen che intanto mi guarda come se la colpa fosse mia.
<Jenny aspetta>, urla Carla correndomi incontro.
<Sai che c'è? Che mi sono stancata di tutti questi segreti e questi sguardi quando ci sono io>, dico alzando la voce.
Mi volto e arrivo al parcheggio con lei che ancora mi corre dietro.
<Non sono io che devo dirti cosa cazzo è successo>, urla lei esausta per la camminata veloce.
<E chi dovrebbe farlo? Mh? Rob, Jay o quell'idiota di Owen?>, chiedo ormai arrivata al limite.
<Torna dentro>, mi suggerisce lei.
Resto ancora cinque minuti qui per calmarmi.
Cosa diamine è successo a quei tre per non farmi sapere nulla? E perché non vogliono dirmelo?
Non si fidano. È solo questa la risposta.
E io non posso obbligare qualcuno a fidarsi di me.
Rientro in ospedale e alla macchinetta mi prendo un caffè.
Mi siedo e non guardo nessuno.
Non mi importa se mia mamma e Carl si abbracciano in continuazione, se Carla e Rob si sbaciucchiano di tanto in tanto e se Owen sta in piedi e mi lascia occhiate sfuggenti.
<Tutto bene?>.
Owen si piega davanti a me poggiando le sue mani sulle mie ginocchia.
Non lo guardo.
<Rispondi Jenny>, insiste lui.
Continuo a non rispondere.
<Non devi prendertela con Carla o Rob, ma solo con me>, continua lui.
Questa volta lo guardo.
<Sei tu che vuoi che io non sappia>, ammetto e lui annuisce.
<Perché?>, domando.
Lui si volta verso Rob che parla con Carla.
<Dammi una buona ragione e non ne vorrò sapere nulla di questa storia>, continuo.
Lui torna a guardarmi e sorride debolmente.
<Te lo leggo negli occhi che vuoi saperlo>, risponde lui.
<Va bene, puoi tornare a fare quello che stavi facendo prima>, dico prima di alzarmi e lasciandolo lì ancora piegato sulle ginocchia.
<Cazzo Jenny>, dice lui fermandomi.
<Cosa c'è ancora?>, chiedo esasperata.
<Niente..niente>, dice lui scuotendo la testa e tornando a sedersi.
Busso alla camera di Jay ed entro.
<Cos'è quella faccia?>, mi chiede lui subito.
<Niente, solo Owen>, rispondo andando vicino a lui.
<Cosa ha fatto stavolta?>, mi chiede battendo la mano sul letto come per dirmi di sedermi.
<Non vuole dirmi niente>, dico alzando le spalle.
<E ti ha detto perché?>.
<No, quando gli faccio delle domande cambia sempre argomento>, dico sbuffando.
<Non è cambiato poi così tanto>, dice lui sorridendomi.
<Lo conosci da tanto?>, chiedo io giocando con il filo della maglietta sfilacciato.
<Quanto sai di lui?>, mi chiede.
<So che è stato in riformatorio con Rob, solo questo>, gli rispondo.
<Si, ci conosciamo da tanto>, risponde lui alla domanda di prima.
Ecco perché mi ha chiesto cosa sapessi di lui, per sapere cosa poteva dirmi e cosa no.
Che strazio!
<Siete amici?>, chiedo.
<Lo eravamo, eravamo migliori amici noi tre>, risponde lui aggiustandosi il cuscino dietro la schiena.
<E poi cos'è successo?>.
<Ci siamo un po' allontanati quando loro sono andati al riformatorio>, risponde lui.
<Questa mattina è corso subito qui quando ha saputo che eri in ospedale. Era preoccupato>, lo informo io.
Lui alza subito la testa e dall'espressione sorpresa posso dire con certezza che il burbero non gliel'ha detto.
<Lui è così>, spiega lui.
<Così come?>.
<Non ti dirà mai che è preoccupato per qualcosa o qualcuno, ma te lo farà capire>, risponde lui guardando verso la porta.
Entra proprio lui.
Gli volto le spalle e torno a guardare Jay che intanto guarda l'amico.
<Come stai?>, chiede lui.
<Benissimo, tu?>, chiede Jay.
<Qualcuno mi fa innervosire, ma tutto bene>, risponde lui riferendosi a me.
Come si dice? Ogni riferimento è puramente casuale.
<Sei tu che mi fai innervosire idiota>, rispondo guardandolo.
<Non ho fatto il tuo nome. Coda di paglia principessina?>, chiede lui sorridendo appena.
<Sei tu che non sai ammettere le cose>, sputo acida.
<Quali cose? Non voglio farti partecipe della mia vita e non capisco quale sia il tuo problema>, continua lui.
<Non ho nessun problema, solo che questa cosa coinvolge tutti voi cazzo>, dico esasperata.
<Ragazzi..>.
Jay ci interrompe.
<Ne stai facendo un problema invece.Vuoi sapere perché non te lo voglio dire?>, dice lui avvicinandosi.
Annuisco.
<Perché non voglio..>.
<Cosa sono queste urla?>, entra mia mamma che interrompe Owen sul più bello.
<Niente, me ne stavo per andare>, dico uscendo dalla stanza.
<Vai a casa?>, mi chiede Carla.
<Si, tu che fai?>, le chiedo.
<Rimango un altro po', ma questa sera i ragazzi vengono da noi>, mi dice lei felicissima.
Basta che sia con Rob e per lei non conta altro.
E penso che sia questo l'amore.
<Se non ti dispiace>, continua lei non ricevendo una mia risposta.
<No, tutto ok. Faccio una torta?>, chiedo vedendo il suo sorriso allargarsi.
<Si, al cioccolato?>, mi chiede lei speranzosa.
La sua preferita.
<Va bene, come vuoi tu>, dico salutando con la mano e andando al parcheggio.
Torno a casa e metto un pantaloncino e vado subito in cucina.
La prima volta che ho preparato una torta è stato a quindici anni. Era domenica e volevo qualcosa di dolce, così presi da internet una ricetta e cercai di farla il più uguale possibile.
Inutile dirvi che fu un disastro, ma non mi arresi.
Non mi sono arresa nemmeno quando mia mamma era convinta che dovessi scegliere la facoltà di giurisprudenza. Mi sono sempre promessa di fare ciò che mi avrebbe fatto felice nella vita, e non ciò che sarebbe stato meglio. E sono cose diverse.
Intanto che la torta è in forno decido di chiamare mio papà.
<Tesoro>, risponde lui felice.
<Ciao papà, come stai?>, chiedo io.
<Bene, sarò ancora più felice quando mi verrai a trovare>, dice lui.
Tornare in quella casa.
L'idea non mi fa impazzire.
<Verrò presto>, rispondo soltanto.
<E con la mamma come vanno le cose?>, chiede lui sapendo già la risposta.
<Alti e bassi, come sempre>, dico iniziando a pulire la cucina.
<Come hai fatto a sopportarla per tutti questi anni e a non impazzire?>, chiedo io ancora.
<Ne ero innamorato piccola, e quando si è innamorati si accetta anche quello che non ci piace di una persona>, mi spiega lui.
Lo spiega ad una persona che non sa effettivamente cosa sia l'amore. Certo, mi è piaciuto qualche ragazzo ma nulla di più, nessuno che andasse oltre il semplice piacere.
<Si, ma la mamma è pesante>, rido io.
<Oh, lo so tesoro. Adesso devo andare, ti chiamo presto. Ciao tesoro>.
<Ciao papà>.
Sono le otto e mezza.
La torta è pronta e Carla insieme a Rob sono appena arrivati.
<Abbiamo preso delle pizze>, dice lei portandole in cucina come se fossero un premio.
<Owen?>, chiedo.
Strano che lui manchi.
Di solito c'è sempre quando si tratta di infastidirmi.
<Credo che non venga>, dice Rob addentando una pizza.
<Perché?>, chiedo incuriosita.
<Ha detto che non vuole stare dove non è ben accetto>, risponde lui.
Ma che cavolata è questa?
<Non capisco sinceramente, che significa?>, chiedo io.
<Sbaglio o avete litigato, di nuovo>, precisa lui.
<Si, ma pensavo che gli fosse passata>, rispondo alzando le spalle.
<Invitalo tu a venire qui>, dice lui.
Mi dispiace che pensi questo, se lo merita certo, ma non è giusto.
Noi siamo tutti qui e lui chissà dove da solo.
In un modo o nell'altro finiamo sempre per litigare, sempre. Anche se ieri sera le cose sono andate bene, abbiamo riso, scherzato..e poi c'è stato quel "quasi bacio". Credo che quell'immagine non me la toglierò più dalla testa.
Prendo il mio telefono e gli scrivo un messaggio.

"Offro pizza e qualche bibita, ci raggiungi?".

Speriamo che risponda, ma conoscendolo la vedo difficile come cosa.
Orgoglioso com'è.

<Ti ha risposto?>, mi chiede Carla dopo un po'.
Scuoto la testa e lei annuisce.
<Chiamalo col mio cellulare>, mi dice Rob.
<Perché non lo chiami tu invece?>, dico io per non prendermi questa responsabilità.
<Sei tu che hai litigato con lui>, replica lui.
Sbuffo e prendo il suo telefono.
Vado in salotto e lo chiamo.
Uno squillo.
Due squilli.
Tre squilli.
<Che vuoi?>, risponde lui incazzato nero.
Perfetto.
<Rispondi sempre così al telefono?>, chiedo seria.
<Principessina?>, chiede lui sorpreso.
<Si, proprio io>, dico rispondendo alla sua domanda.
<Perché non mi rispondi?>, chiedo ancora.
<Perché non voglio>, risponde lui semplicemente.
Io alzo gli occhi al cielo.
<E non alzare gli occhi al cielo>, continua lui.
Ma coma ha fatto a saperlo?
<Non l'ho fatto>, dico.
<Come se non ti conoscessi>, dice lui ridendo. E posso immaginare il suo sorriso.
<Stai sorridendo?>, chiedo io.
<Ma finiscila>, dice lui come per chiudere il discorso.
<Perché mi hai chiamato?>, chiede adesso lui.
<Perché non sei qui con Rob?>, chiedo io.
<Perché non credo che tu mi voglia lì>, risponde lui sinceramente.
In chiamata sento come se stesse camminando.
<Solo perché abbiamo litigato?>, chiedo ancora.
<No, per come mi guardavi>, risponde lui.
Sento un rumore di chiavi.
<E come ti guardavo Owen?>, chiedo con la voce più calda.
<Non chiamarmi per nome così>, dice lui.
<Così come?>, lo stuzzico.
<Con questo tono Jenny>, risponde lui e sono sicura che abbia sorriso.
Sento che mette in moto qualcosa..la moto.
<Sei sulla moto?>, chiedo io.
<Si>, risponde lui.
<Dove stai andando?>, chiedo.
<Vengo da te principessina>.

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