Capitolo 28

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Jenny
<Può seguirci in centrale?>.
Rimango lì immobile senza sapere cosa fare o dire.
Non pensavo mai che due poliziotti avrebbero bussato alla porta di casa chiedendo di me.
<Jenny chi è?>, chiede Jay raggiungendomi con le stampelle.
Sbianca alla vista dei due poliziotti.
<Salve signor Smith>.
Uno dei due saluta Jay.
Si conoscono.
<Che succede?>, chiede Jay affiancandomi.
<Vorremmo fare qualche domanda alla signorina>, risponde l'uomo con la barba e gli occhi verdi.
<Perché?>, chiedo impaurita.
<Cosa succede?>, chiede mia mamma alle mie spalle.
<Non si preoccupi, vogliamo solo fare qualche domanda alla ragazza>, ripete lui.
<Se non viene con noi, dovremmo fare un mandato>, spiega l'altro.
<Arrivo>, dico iniziando ad andare nel panico.
Prendo la borsa in fretta e furia e seguo i due uomini fuori.
<Dovremmo controllare la sua auto>.
Ma che sta succedendo?
Guardo Jay che mi guarda con compassione e sembra che lui sappia cosa diavolo ci fanno due uomini in divisa qui.
<Signorina...?>, mi richiama uno dei due uomini.
Annuisco ed apro la macchina.
<Va tutto bene ok?>, mi sussurra Jay.
<Due uomini stanno frugando nella mia macchina senza sapere cosa stanno cercando e tu mi dici che va tutto bene?>, chiedo urlando.
<Non c'è niente, è tutto pulito>, dice l'uomo con gli occhi verdi al suo collega.
Cosa stanno cercando di preciso?
<Tesoro ma che succede?>, chiede mia mamma abbracciandomi.
<Non..non lo so>, dico con l'ansia.
Credo che a momenti potrei avere un attacco di panico.
<Vieni Hanna, ti spiego tutto>.
Carl prende mia mamma per le spalle e la conduce dentro casa.
Lui sa?
Mi scoppia la testa.
<Bene, adesso ci segua>, mi informa "occhi verdi".
Annuisco ed entro in auto.
Mi tremano le mani e non credo di essere in grado di guidare in questo stato.
<Ti accompagno>.
Jay apre lo sportello del passeggero e cerca di sedersi al meglio possibile.
In un'altra situazione non avrei voluto, ma adesso ho bisogno di qualcuno che tenga la mia mente lucida.
<Ce la fai a guidare?>, domanda.
<Stai tremando>, afferma subito dopo.
<Due poliziotti perquisiscono la mia macchina senza sapere il perché e adesso vogliono interrogarmi, dimmi tu se sembra una situazione normale>.
Parlo di fretta e metto subito la cintura.
Metto in moto e seguo la macchina della polizia davanti a me.
Mi sembra tutto un sogno..ma purtroppo siamo nella realtà.
Arrivati in centrale, mi conducono in una stanza con un solo tavolo al centro e tre sedie.
Jay prende posto mentre io cammino avanti e dietro.
Le pareti solo di un grigio spento e agli angoli ci sono quattro telecamere.
Una donna e un uomo entrano dopo cinque minuti.
<Salve signorina Evans, si accomodi>, dice l'uomo con uno strano accento.
<Cosa ci faccio qui? Non ho fatto nulla>, dico subito esasperata per la situazione.
<Si sieda, sono solo qualche domande>, mi sorride la donna.
Faccio come mi dice.
Mi siedo e Jay mi accarezza la schiena per darmi conforto.
<Allora..lei è di New York?>, comincia l'uomo.
<No..ma studio qui>, dico incerta.
Dio che ansia.
<Cosa studia?>, chiede l'uomo.
<Mi ha fatta venire qui per questo?>, inizio a scaldarmi.
<Risponda per favore>.
L'uomo mi ignora.
<Medicina>.
<Complimenti allora, ottima scelta>, risponde l'uomo sorridendo.
<Non capisco..cosa ci faccio qui?>, chiedo ancora.
<Il signor Smith non le ha raccontato nulla durante il tragitto?>. L'uomo indica con il capo Jay al mio fianco.
Scuoto la testa.
Cosa doveva dirmi?
<Lei conosce un certo Owen Brown?>.
Cosa..cosa c'entra Owen adesso?
<Perché mi chiedete di lui?>, chiedo spaesata.
Guardo Jay e lui mi mima di rispondere.
<Si, lo conosco>.
<Da quanto lo conosce?>, chiede ancora.
<Non so..un mese e mezzo più o meno. O forse due>, cerco di ricordare.
<Deve essere più precisa>, mi intima la donna.
<Non mi ricordo, non conto i giorni da quando conosco una persona>, rispondo innervosita.
<In che rapporti siete?>, chiede ancora.
È un interrogatorio.
<Siamo amici, più o meno>, rispondo vaga.
In che rapporti siamo?
E cosa diavolo ne so!
<Cosa intende con più o meno? Avete un rapporto più intimo?>, chiede la donna.
<Non lo so..mi spiegate cosa cazzo succede?>, urlo esasperata per la situazione.
<Portale un bicchiere d'acqua>, ordina l'uomo alla donna di fianco.
<Si calmi, sono solo domande>, ripete lui per l'ennesima volta.
<Allora..siete fidanzati?>, chiede di nuovo dopo cinque minuti di pausa.
<No>, risponde decisa.
<Siete amici?>, chiede ancora.
<Diciamo che non andiamo molto d'accordo a volte>, rispondo sfinita.
La donna rientra con un bicchiere d'acqua e lo scolo in un secondo. Ho la gola secca, come se fossi stata per ore nel deserto.
<Possiamo controllare la sua borsa e il suo telefono, se non le dispiace?>.
L'uomo mi guarda insistentemente e io guardo Jay che sembra inerme.
<Cosa sperate di trovare?>, chiedo prendendomi la testa nelle mani.
<Per il suo bene nulla di compromettente>, risponde l'uomo serio.
La donna prende la borsa e toglie tutto da dentro: fazzoletti, un rossetto, chiavi di casa, salviette umidificate e il portafoglio.
Aprono anche quello ed ispezionano tutti i documenti.
<Può inserire la password?>.
L'uomo indica il telefono che ha in mano ed io non voglio che qualcuno legga le mie chat.
Non ho fatto nulla.
Non so nemmeno perché sono qui.
Non so un cazzo di niente.
<La borsa è pulita>, afferma la donna rimettendo tutto al suo interno.
<Jenny metti la password>, mi incita Jay.
Lo guardo piena di rabbia.
Lui sa tutto.
Inserisco la password e l'uomo lo consegna alla sua collega.
I due escono fuori e rimaniamo solo io e Jay.
Guardo il grande orologio sulla parete e da quando sono qui sono passate più o meno due ore.
Due ore in cui sono stata interrogata e perquisita senza sapere nemmeno il perché.
I due poliziotti rientrano e mi porgono il telefono.
<Avete trovato qualcosa?>, chiedo.
<No, ma vorremmo ancora farle delle domande>, risponde la donna che stavolta si siede di fronte a me.
<Il nome Josh Brown le è familiare?>.
<No, dovrei conoscerlo?>, chiedo io.
Brown.
È il cognome di Owen..ciò significa che Josh Brown è suo padre.
<Cosa sa di Owen Brown?>, chiede l'uomo.
<Cosa dovrei sapere? Non so nemmeno perché sono qui>, dico urlando.
<Qualsiasi cosa sappia ci sarà d'aiuto>, risponde la donna con calma.
<D'aiuto per cosa?>, chiedo ancora.
<Se non risponde alle domande saremo costretti a tenerla qui fino a domani>, mi avverte l'uomo in divisa.
Sbuffo e guardo Jay che osserva me e i poliziotti con attenzione.
Una volta usciti di qui dovrà spiegarmi tante cose.
<So che è stato in riformatorio per un po'>, ammetto.
<Sa anche il motivo?>, continua lei.
<No>, rispondo decisa.
<Cosa sa della sua famiglia?>, continua con le domande.
<Conosco solo la madre, Josephine>, rispondo.
La testa mi scoppia e tutte queste domande senza senso mi confondono ancora di più.
<Sicura che sta dicendo la verità?>, mi intima l'uomo.
<Lo sta facendo. Lei non sa nulla>.
Questa volta a prendere parola è Jay.
<Signor Smith le abbiamo permesso di stare qui ma ciò non vuol dire che può intromettersi>, replica l'uomo.
<Non avete trovato nulla, in auto, in borsa e nemmeno nel telefono..lei non sai niente>, conclude il mio amico.
La donna mi guarda e poi sorride.
<Può andarsene>, mi comunica.
Mi alzo dalla sedia e vado fuori.
Jay mi affianca con difficoltà ma non osa dire una parola.
Arriviamo alla macchina e il telefono inizia a squillare.
<Pronto>.
<Tesoro, sei ancora in centrale?>, chiede mia mamma preoccupata.
<No, sto tornando con Jay>, la informo.
<È tutto ok?>.
<Si, solo qualche domanda>, mento.
Chiudo la chiamata e poggio la testa sul sedile.
Il display in auto segna le 02:05 ed io voglio solo riposare.
Non so esattamente cosa sia successo lì dentro e per quanto vorrei andare da Owen, Carla e Rob per avere risposte, non sono pronta per una conversazione con loro.
Quando torniamo a casa mia mamma mi investe di domande, ma evito di dire tutto..sono sicura che Carl le abbia spiegato già le cose. Eh come sempre, sono io che non so niente.
Accompagno Jay in camera sua.
<Jenny..>, mi ferma lui sulla porta.
<Evita di dire qualunque cosa per adesso>, rispondo.
<Torni a casa?>, chiede lui.
<No, rimango qui. Domani andremo dai tuoi amichetti>, lo informo.
<Sono anche amici tuoi>, replica lui.
<Carla è una mia amica>.
<Anche Rob e Owen, non puoi negare adesso solo per..>, inizia lui a parlare.
<Solo per cosa? Per avermi fatto passare una serata in centrale senza sapere un cazzo? Mi hanno perquisita da cima a fondo per che cosa?>, chiedo a lui urlando.
<Non prendertela con chi non c'entra niente>, commenta lui.
Ed ha ragione; lui e Rob non c'entrano niente.
È Owen che non ha voluto dirmi niente.
Ed è di lui che mi hanno chiesto.
Senza rispondere vado nella stanza degli ospiti e mi butto a peso morto sul letto.
Il telefono nella borsa vibra.
A malincuore mi alzo e leggo un messaggio da Carla.

"Rimani da tua mamma?".

"Si".
Rispondo soltanto.
Metto il silenzioso e torno a letto.

La mattina arriva troppo presto, e il sole che entra dalla finestra mi costringe ad aprire gli occhi.
Mi metto a sedere e poi fisso il soffitto.
Se ripenso alla serata di ieri mi sale quasi la febbre dal nervosismo.
Metto le scarpe e raggiungo la camera di Jay che però è vuota.
Si è già alzato.
Scendo sotto e trovo mia mamma e Carl in cucina, mentre Jay è in salotto.
<Buongiorno, hai dormito bene?>, mi chiede Carl.
<Si, grazie>, rispondo sorridendo.
<Torni a casa?>, chiede mia mamma versandosi del caffè in una tazza.
<Si, devo studiare>, mento.
Il mio telefono segna le nove e un quarto di mattina.
Jay dal salotto mi raggiunge e come se già sapesse si prepara per uscire.
Vado in bagno e cerco di coprire le occhiaie con un po' di correttore e poi dritta in macchina.
È ora di sapere la verità.

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