Capitolo 38

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Jenny
<Sorellina>.
La voce di Jay mi sveglia. Con un occhio aperto ed un altro chiuso guardo la piccola sveglia sul comodino che segna le otto.
<Buongiorno Jay>, rispondo guardandolo dal basso mentre lui se ne sta seduto su un angolo.
<Tra un'ora..>, mi ricorda lui.
<Si lo so>, lo interrompo alzando il busto.
Ho la testa che scoppia.
Questa notte non sono riuscita a dormire molto, avevo la testa occupata da tante cose. Mi sono addormentata verso le quattro di mattina.
<Ti aspetto giù per fare colazione>, mi sorride lui prima di uscire.
Poverino, con quel gesso non riesce a muoversi come vorrebbe, ma credo che adesso ci stia per fare l'abitudine.
Vado in bagno e mi guardo allo specchio; ho due occhiaie da far spavento e credetemi se vi dico che non mento.
Torno in camera e metto un pantalone nero e un maglioncino arancione.
Metto le scarpe e vado di sotto.
<Buongiorno Jenny>, mi saluta mia madre con un enorme sorriso.
Sembra un'altra donna.
È cambiata parecchio.
<Giorno mamma>, rispondo sedendomi.
Carl sta leggendo come sempre il giornale, mentre Jay si sta abbuffando di brioche. Ed io invece ho lo stomaco chiuso.
<Mangia qualcosa>, mi spinge Jay per una spalla.
<Non ho fame, potrei vomitare tutto>, rispondo sussurrando.
<Tesoro, vuoi che venga con te?>, chiede mia mamma intenta a bere il suo caffè.
<No, tranquilla>, rispondo.
Non c'è bisogno di dire che sono agitata.
Senza mettere qualcosa sotto i denti salgo in camera e vedo il telefono lampeggiare.

"Giorno amichetta, passiamo di lì?".
Carla.

"No, ci vediamo direttamente in centrale".
Rispondo subito.

Guardo l'ora in alto a destra e manca un quarto d'ora alle nove. Prendo la borsa e anche le chiavi della macchina.

<Jay sei pronto?>, chiedo scendendo sotto.
<Sempre pronto>, risponde lui sorridendo come se non stesse andando in centrale ma al parco giochi.
Entriamo in macchina e metto in moto.
<Andrà bene, non ti preoccupare>, mi consola lui posando una mano sulla mia.
<Ti voglio bene Jay>, gli confido sinceramente.
<Anche io, sei importante per me>, risponde lui sorridendo. E fa sorridere anche me.
Arriviamo fuori la centrale dopo dieci minuti, ho guidato molto piano.
Fuori troviamo Carla, Rob ed Owen.
<Come stai?>, mi chiede Carla abbracciandomi.
<Agitata tu?>, chiedo a mia volta.
<Peggio, potrei morire in questo momento>, risponde lei stringendomi ancora.
La solita esagerata. Penso proprio che Rob abbia dovuto calmarla tutta la notte.
Giro lo sguardo ed Owen se ne sta poggiato ad una colonna mentre fuma con lo sguardo rivolto verso di me.
<Come stai?>, gli chiedo avvicinandomi.
<Dovrei chiederlo io a te>, risponde lui espirando il fumo.
<Andrà bene>, continuo.
<Me l'hai detto tu no?>, chiedo ancora mettendo le mani nelle tasche del giubbotto.
Fa un freddo cane questa mattina.
Annuisce.
Qualcosa lo turba; lo vedo dal modo in cui evita il mio sguardo, dal modo frenetico con cui muove la sigaretta tra le dita.
<Vado dagli altri>, lo avverto.
Lui annuisce di nuovo.
<Qualcosa non va?>, mi chiede Jay mettendo una mano sulla mia spalla per avvicinarmi a lui.
<È di poche parole oggi>, rispondo continuando a guardare il ragazzo attaccato alla colonna.
<Sarà così perché parlerà col padre>, dice lui lasciandomi un bacio sui capelli.
<Oh..>, sussurro spostando lo sguardo verso Jay adesso.
<Dimmi che lo sapevi..?>, continua lui.
Sorrido e scuoto la testa. Perché non è una novità che io non sappia le cose?
<Non dirgli che te l'ho detto ok?>, mi chiede lui quasi in una supplica ed io gli lascio un bacio sulla guancia.
<Aww la mia sorellina>, scherza lui.
<Idiota>, rispondo io.
<Sarà meglio entrare adesso>, ci avverte Rob.
Entriamo e ci sediamo su delle sedie prima che ci chiamino.
Questo posto mette ansia solo a vederlo.
Guardo ancora Owen ed ha lo sguardo perso, se ne sta in piedi e si rigira nelle mani le chiavi della moto.
<Ehi..>, sussurro facendo scontrare le nostre mani.
Lui la afferra.
<Non devi restare per forza>, gli dico cercando il suo sguardo che però rimane fermo sulle nostre mani.
<Rimango qui, non me ne vado>, risponde lui con voce roca.
Gli lascio un bacio sulla guancia e torno a sedermi.
So che sta così perché vedrà il padre, e non so nemmeno quando succederà..ma non gli dirò che lo so. Deve essere già tanto difficile per lui fare questa cosa e non voglio farlo sentire ulteriormente in difficoltà.
<Carla Johnson>, la chiama un agente.
Lei si alza e lo segue.
<Speriamo duri poco>, sussurra Rob mentre si tortura le mani.
<Dipende da come risponderà lei>, risponde Jay.
Inizio a camminare avanti e dietro, Jay è seduto e guarda il soffitto, Rob continua a passarsi le mani nei capelli per il nervosismo ed Owen non si è mai mosso di una virgola. Sembra una statua.
<Jenny Evans>.
Vedo tornare Carla seguita da un agente che fa il mio nome.
È il mio turno.
Lancio uno sguardo alla mia amica e mi sorride, penso che sia andata bene. O almeno spero.
Entro nella stessa stanza della scorsa volta.
<Prego, si accomodi signorina>.
L'agente mi indica la sedia al di là del tavolo e io faccio come mi dice.
<Io mi chiamo Carter>, mi dice lui sorridendo.
<Piacere..lei sai già il mio nome>, rispondo.
<I suoi amici lì fuori le avranno detto perché si trova qui vero?>, chiede lui sedendosi di fronte a me.
<Si>, rispondo schietta.
<La riconosce?>, mi chiede ancora mettendo sul tavolo la pistola rinchiusa in una busta trasparente.
<No>.
<Sa che l'abbiamo trovata in casa sua?>, mi chiede come se già non lo sapessi.
<Si, ma non è mia>, rispondo con tutta la calma che in questo momento ho in corpo.
<Questo lo sappiamo>, continua lui.
<E allora perché diavolo sono qui?>, chiedo nel panico.
<Perché dobbiamo scoprire chi l'ha messa in casa sua>, conclude lui incrociando le braccia.
<Non potete controllare le impronte?>, chiedo io.
<Sono stati molto furbi. Nessuna impronta>, mi spiega lui.
<Senta..>, inizio io.
<Dammi del tu>, mi interrompe lui.
<Io non so chi ce l'abbia potuta mettere, non ero nemmeno in casa e..>. Sto andando nel pallone.
<Siamo più che sicuri che abbia a che fare con Josh Brown, dobbiamo capire chi lo aiuta>, conclude lui alzandosi.
<Sai che il figlio gli farà visita?>, mi chiede poi voltandosi.
<Si, lo so>.
Il figlio sta proprio lì fuori con un palo nel culo.
<Abbiamo anche trovato questo vicino la pistola>.
Da un cassetto del tavolo tira fuori un biglietto, anch'esso in una busta.
<Prendilo e leggilo, è senza impronte>, mi informa lui.
Apro la busta e lo prendo.

Ad Un Passo Dal CuoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora