Capitolo 22

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Jenny
<Guarda che i ragazzi sono già lì>, mi urla Carla entrando in macchina.
<Non gli farà male aspettare ancora un po'>, rispondo.
<E poi sei tu che hai fatto tardi>, la canzono io.
<Questa sera sei bellissima Jenny, davvero>, dice lei di punto in bianco.
Che ruffiana.
Ho messo un semplice tubino nero con le maniche a tre quarti.
<Guarda che mi devi quelle scarpe, ho accettato di aiutare Owen solo per questo>, le rispondo ridendo.
<Si, lo so. Ma pensa che ci guadagnerai delle belle scarpe>, dice lei.
Arriviamo al NY in un quarto d'ora.
Fuori c'è un sacco di gente e sono solo le nove e un quarto.
Owen e Rob sono vicini l'entrata.
Carla corre ad abbracciare il suo ragazzo mentre io cammino lentamente.
Owen butta a terra la sigaretta e si avvicina.
<Principessina>, dice subito arrivando ad un metro da me.
<Sia chiaro, le mani a posto>, lo avverto subito.
<Non ti preoccupare Jenny>,  risponde lui andando verso l'entrata.
Lo seguo.
Non sono mai venuta in questo locale e dalla gente che c'è fuori penso che dentro sarà ancora peggio.
Appena entrata, musica alta e gente che balla mi investe.
Cammino dietro Owen che ci conduce ad un tavolo a noi riservato.
Carla e Rob si siedono vicini su un divanetto, così io sono costretta a sedermi vicino al burbero.
<Cosa vi porto ragazzi?>, ci domanda una cameriera.
<Due shot alla vodka>, dice Rob.
<Portane tre>, lo correggo io.
<Per me una bottiglia d'acqua>, risponde il ragazzo di fianco a me.
<Non sapevo che bevessi>, sussurra lui al mio orecchio.
Brividi.
Mi allontano di poco per fargli capire di mantenere la distanza.
<Per sopportare te mi serve alcol>, gli rispondo ironica.
<Guarda che sei tu che hai accettato, non ti ho costretta>, precisa lui.
<Vero, ma in cambio di questo Carla mi regala le scarpe che voglio>, dico alzando le spalle.
<Ti ha comprata per un paio di scarpe?>, chiede lui serio.
Annuisco.
Gli shot arrivano e io lo bevo subito.
Brucia in gola ma servirà.
<Tu non bevi?>, gli chiedo voltandomi verso di lui.
<No>, risponde semplicemente lui.
<Perché?>, chiedo ancora.
<Sei bellissima stasera>, risponde lui cambiando discorso.
<Cambi discorso>, affermo.
<Cambio quello che non mi piace>, risponde lui.
Mi guardo intorno ed è strano come la gente si ubriachi fino a perdere i sensi. Fino a non ricordare il proprio nome. Lo chiamano divertimento. Io la chiamo stupidità.
<Ma dico sul serio>, dice Owen.
<Cosa?>, chiedo guardandolo.
<Sei bellissima stasera>, dice lui mantenendo il contatto visivo.
Sorrido e mi sposto una ciocca dietro l'orecchio.
<Quindi le altre volte sono brutta?>, chiedo ridendo.
Lui scuote la testa.
<Riesci sempre a rigirarti tutto tu eh?>, chiede lui.
<Quasi tutto>, rispondo alzando le spalle.
Prende il telefono e legge un messaggio.
<Andiamo, è qui fuori>, mi avverte lui alzandosi.
<Cosa? Devo venire con te?>, chiedo.
Pensavo solo di dovergli stare vicino, non di seguirlo anche con Emily.
<Ricorda: le scarpe>, mi ricatta lui.
Mi alzo e mi abbasso leggermente il tubino che si era alzato sedendomi.
<Non potevi mettere un pantalone?>, dice lui poggiando una mano sul mio fianco per guidarmi fuori.
<Mani a posto burbero>, gli rispondo scansando la sua mano dal mio fianco.
<Agli ordini, ma devi entrare di più nella parte>, mi dice lui uscendo fuori.
<Non sono un'attrice>, gli rispondo a tono.
<Eccola>, dice lui guardando dalla parte opposta del marciapiede.
Guardo oltre le sue spalle e vedo una ragazza mora, con i capelli corti e un fisico..wow, pazzesco.
<Andiamo su>, dice lui prendendomi per mano.
<Non dobbiamo tenerci per mano>, gli sussurro.
<Entra nella parte Jenny>, continua a ripetermi lui.
Quando arriviamo da lei, lui continua a tenermi per mano. E quel contatto mi fa uno strano effetto.
Continuo a guardare le nostre mani intrecciate senza dare conto che loro hanno già iniziato a parlare.
<Volevo parlarti da solo>, dice la ragazza guardandomi.
<È la mia ragazza>, dice Owen guardandomi.
Sentirglielo dire è come quando mi ha detto che sono bellissima. Strano ancora.
<Oh, non lo sapevo>, risponde lei delusa.
<Cosa volevi dirmi?>, chiede Owen scocciato dalla situazione.
<Volevo..ecco, volevo sapere se tra noi potesse ancora funzionare>, dice lei visibilmente impacciata.
<Te l'ho detto anche l'ultima volta, non mi interessi più. Non so più in che lingua dirtelo>, risponde Owen.
Lei abbassa gli occhi e annuisce.
Non credo che sì meriti questo; non la conosco ma la posso capire perfettamente. Ed il tono che Owen usa per spiegarsi non è quello che probabilmente lei si aspettava.
Gli stringo la mano per fargli capire che sta esagerando e lui sbuffa.
<Pensavo di essere importante per te>, continua Emily.
<Lo eri, ma le cose passano ed io sono cambiato>, risponde Owen.
<Le hai raccontato tutto?>, gli chiede indicandomi.
Owen forza la presa della sua mano e capisco che si sta innervosendo.
<Non ti azzardare a parlare Emily>, la avverte lui.
<Si, mi ha detto tutto>.
Prendo parola io per cercare di far calmare Owen.
<Anche del riformatorio? Del padre?>, mi chiede lei.
Guardo Owen che sembra su un altro pianeta in questo momento. Il suo punto debole: il padre.
Con la mano libera gli accarezzo la mano che stringe la mia. Lui si riprende e mi guarda.
<Si, me l'ha detto>, rispondo sicura.
Lei mi guarda stupita e poi guarda lui.
<Senti..Emily>, inizio a dire.
<Non voglio che tu mi faccia un discorsetto>, dice lei.
<Non ti voglio fare nessun discorso e non mi permetterei mai di fartene qualcuno>, rispondo.
<Per esperienza personale ti dico di non andare dietro a qualcuno che non ti cammina di fianco, non cercare di far funzionare qualcosa che sai che non potrà mai funzionare e non correre dietro chi non vuole essere preso>, continuo.
Lei continua a guardarmi e le vedo gli occhi lucidi.
Owen mi avvicina più a sé.
<Penso che tu abbia ragione>, dice lei sorridendo tristemente.
<Mi dispiace Emily>, dice Owen.
<Non fa niente, non penso che sia colpa tua>, gli risponde lei.
Lei se ne va con la sua macchina e noi rimaniamo lì.
Mi stacco da Owen e mi metto le mani nei capelli.
<Tutto ok?>, chiede lui.
<Si, solo che mi sono rivista in lei>, dico sedendomi sul marciapiede.
<Si, ho notato>, dice abbassandosi alla mia altezza.
<Chi hai rincorso che non ti ha voluto?>, chiede ancora.
<Il ragazzo che tu volevi prendere a pugni>, ammetto.
<Cole, il mio preferito>, dice lui sorridendo.
<Grazie>, continua lui.
<Per cosa?>.
<Stavo perdendo il controllo>, risponde lui.
<L'ho notato, pensavo che l'avresti offesa di lì a poco e non mi sembrava giusto>, dico alzandomi.
Vado verso l'entrata e raggiungo il nostro tavolo ma di Carla e Rob non si vede nemmeno l'ombra.
Mi siedo e Owen fa lo stesso.
<Perché non vai a ballare? Il lavoro per oggi è finito>, dice lui.
<Non so ballare e poi voglio un altro shot>, dico prendendo un bicchierino dal tavolo.
Penso che sia di Carla.
<Ti insegno se vuoi, e non dovresti bere>, dice lui togliendomi dalle mani il bicchiere.
<Perché non posso?>, chiedo.
<Sbaglio o qualcuno qui deve guidare?>, dice ironico.
Cavolo, è vero.
<Sai ballare?>, gli chiedo.
<Diciamo che me la cavo abbastanza bene>, dice lui vantandosi.
<Solito sbruffone>, rispondo ridendo.
<Mi sa che quei due continueranno a casa>, dice indicando Rob e Carla che si baciano in mezzo alla pista.
<Speriamo non a casa mia>, dico sbruffando.
<Te lì immagini loro due in casa tua e tu nella tua camera ad ascoltare i loro gemiti?>, chiede lui.
<Che visione orribile>, rispondo guardandolo male.
<Vuoi ballare bellezza?>, mi chiede un ragazzo avvicinandosi al tavolo.
<Lei non balla, addio>, risponde Owen al mio posto facendolo scappare via di corsa.
<So rispondere anche da sola, e poi era carino>, rispondo io.
<Non era carino>, afferma lui serio.
<Si invece>, continuo io.
<Avresti ballato con lui ma non con me?>, chiede lui irritato.
<Non me l'hai chiesto>, rispondo ridendo.
<Beh, andiamo allora>, dice lui alzandosi e porgendomi la mano.
<No, davvero non so ballare Owen>, dico seria stavolta.
<Noi ce ne andiamo a casa>.
Carla e Rob arrivano al nostro tavolo e dalle loro facce capisco cosa stanno per andare a fare.
<Si certo, andate pure>, risponde Owen sorridendo.
<Cerca di non tornare a casa prima delle tre>, mi sussurra Carla.
<Perché non andate nel suo appartamento scusa?>, dico scocciata.
<Gliel'ho proposto io e...>, la interrompo.
<Ok, non continuare>, dico gesticolando con le mani.
Vedo Carla e Rob andare fuori ed io mi risiedo. Ed ora cosa faccio fino alle tre?
Owen mi guarda e si siede sul divano opposto al mio.
Guardo il cellulare e noto una chiamata di mia madre. Per chiamarmi dovrà essere importante.
Prendo la borsa e vado fuori.
Apro la macchina e mi metto dentro senza però mettere in moto.
Qualcuno bussa al finestrino facendomi spaventare.
<Sei idiota? Mi hai fatto prendere un colpo?>, dico ad Owen dopo aver abbassato il finestrino.
<Quanto sei tragica principessina>, dice lui sorridendo.
<Cosa vuoi?>, chiedo irritata.
<Un passaggio e tu una compagnia>.
<Usa la moto e non voglio la tua compagnia>, dico mettendomi la cintura.
<Non ho la moto>, dice spostando una ciocca cadutagli sulla fronte.
<E tu cosa farai fino alle quattro più o meno?>, chiede lui guardando il suo orologio.
<Perché non chiami Rob e gli dici di spostarsi nel suo appartamento?>, gli chiedo con le mani a mo' di preghiera.
Stavo supplicando Owen? Devo essere ubriaca.
<Sei matta se pensi che lo chiamo nel bel mezzo del suo divertimento>, dice lui quasi schifato.
<Principessina>, mi chiama lui.
<Mh?>, mugugno voltandomi verso di lui.
<Ti offro un accordo>, dice lui.
<Avanti parla>, dico io.
<Dammi un passaggio a casa e ti preparo dei pancake>, sorride lui vittorioso.
<Tu sai fare i pancake?>, chiedo io sbalordita.
<Certo, cosa credi? Sono bravissimo>, dice lui gonfiando il suo petto di ego.
<Uff, eh va bene>, dico io arrendendomi.
Sale correndo in macchina e stranamente mette la cintura.
Metto in moto e noto che il display segna 01:18.
<Ah, tu mi aiuti vero?>, chiede poi.
Sapevo che era tutta una truffa.
<Sei uno scroccone>, dico prima di mettere in moto e andare verso casa sua.
<Ti offro anche la mia compagnia>, dice lui accendendosi una sigaretta.
<Sono onorata allora>, dico prendendolo in giro.
Arrivati sulla strada principale il traffico ci blocca; perfetto, non usciremo mai di qui.

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