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La partita col Seijoh è andata. Hanno perso. L'ultima palla della partita è stata fatta cadere.

-Sei stato fantastico: quello verde ha fatto fare bam alla palla e tu hai fatto swish e poi l'hai presa senza farle toccare il pavimento! Siete stati bravi nonostante tutto!

Dice la piccola Rarisa cercando di tirare su il morale al fratello; ma lui non risponde, si limita a tenere la mano alla bambina e a camminare tenendo lo sguardo chino sul marciapiede e ripensando a quell'attimo schiacciata di Shoyo che era stata murata. L'ha fatta cadere e ha regalato il punto all'Aoba Josai. Si ferma di scatto e sul suo viso si disegnano due righe di lacrime che finiscono la loro corsa sul marciapiede; il pianto gli offusca la vista, ma è sicuri di vedere la mano della sorellina porgergli quello che può sembrare un fazzoletto.

-Non mi piace vederti piangere- commenta cercando poi di arrivare ad asciugare le lacrime che fuoriescono dagli occhi di Yuu -Non sei stato tu la causa della vittoria dell'altra squadra, lo sai. Sono sicura che riuscirete a vincere contro di loro la prossima volta e io ci sarò da subito in palestra a fare il tifo, te lo prometto!

Termina la piccolina sentendosi in colpa per non essere riuscita ad arrivare prima dell'inizio del secondo set. Ha dovuto chiedere a Kiyoko se la aiutava a prendere una medicina, ma ci è voluto più del previsto, e sono arrivate in campo tardi. Il fratello la guarda amareggiato: apprezza davvero tanto il suo gesto, ma non riesce proprio a pensare di non essere stato in grado di rigiocare quel blocco. È il suo unico compito in campo, non deve pensare ad altro se non a difendere la loro parte e mandare quella palla a Suga o Kageyama. È il suo unico ruolo, la sua squadra contava su di lui. Lui è il guardiano della Karasuno. Lui è il libero.

-Smettila di darti le colpe, Yuu, non è così che si fa: devi andare avanti e pensare al campionato primavera e a tutte le altre possibilità che avete per andare alle nazionali di Tokyo, ma se continui ad autocommiserarti in questo modo stupido non servirà a niente, lo capisci? So che sei triste e arrabbiato, però sii forte e vai avanti, perché piangersi addosso non aiuta a cancellare quello che è successo. Me lo hai detto tu qualche tempo fa quando eravamo in ospedale, avevo paura di quello che avrebbe detto o fatto il dottore e stavo piangendo, te lo ricordi? Tu sei forte, il Karasuno è forte e si rialzerà, ne sono sicura, però adesso smettila di fare così perché mi fai venire voglia di piangere soltanto a vederti reagire così!

Riprende Rarisa agitandosi e con la voce che preannuncia il pianto. Non le fa bene agitarsi troppo e lo sanno entrambi.

-Piccolina, calmati, per favore, non ti fa bene arrabbiarti per queste cose, lo sai

-E allora tu smettila di pensare che è tutto finito- dice lei con gli occhi lucidi - non ti sei mai arreso, odi le persone che si arrendono e lo avevi detto anche ad Asahi che non lo avresti perdonato se si fosse arreso, però adesso sei tu quello che si sta arrendendo: Stai andando contro il tuo principio maggiore!

-Rarisa, smettila, per favore, lo dico per te

-Smettila tu per primo-

Yuu la interrompe abbracciandola forte e lasciandola con un espressione di stupore in viso.

-La smetto, te lo prometto, però adesso non farmi preoccupare più di quel ch'è necessario: non voglio che tu collassi qui in mezzo alla strada, non me lo perdonerei mai e poi mai.

-Voglio soltanto farti capire che c'è ancora un bagliore di speranza nel cielo, che la tua squadra può continuare il suo percorso verso le nazionali, che potete farcela senza alcun problema se vi impegnate davvero.

-Grazie, sorellina, lo apprezzo davvero tanto...

-Sei stanco? Torniamo subito a casa e ti riposi per bene, così domani sei fresco per andare a scuola.

-In effetti si, ho giocato tre set interi e impegnativi oggi e non mi sono fermato un attimo.

Dice riprendendo per mano la piccola Rarisa dirigendosi verso casa.

Arrivati, Yuu sale in camera sua e, dopo essersi svestito, si infila sotto la doccia; l'acqua gli scivola addosso e mischiata ad esso le lacrime di frustrazione versate dal libero. Il sapone brucia a contatto con i tagli ed è doloroso. Ecco la sua punizione per non aber rispettato il suo compito principale. No. Ha promesso a Rarisa che non si sarebbe autocommiserato più e non si sarebbe più addossato le colpe per aver perso la partita. Esce dal bagno e si dirige nuovamente nella sua stanza per infilarsi la felpa bianca presa dall'armadio e un pantalone a caso tra quelli che sono tra la roba stirata che ha pareggiato Urara sulla scrivania, sperando che Yuu le metta al loro posto nell'armadio. È stata pura fortuna il fatto che la partita sia stata disputata a Tomiya,  almeno così Yuu ha avuto la possibilità di poter andare a casa a salutare gli altri.

-Yuu, la mamma ha detto che è pronto.

Gli comunica la sorella dall'altro lato della porta. Lui la apre la porta ed esce dalla stanza raggiungendo la sorella che scende giù di corsa per le scale.
Dopo cena, anziché rilassarsi sul divano come tutte le altre sere, esce fuori nel cortile di casa indossando la felpa della squadra sopra la sua amata felpa bianca. Il senso di avere due felpe indosso? Anche a Yuu stesso è sconosciuto. Prende l'accendino da una delle tasche del pantalone grigio e estrae la sigaretta dall'astuccetto apposito. Sta per dar fuoco alla punta quando sente una voce chiamarlo.

-Che fai qui fuori?

Lui si gira.

-Ciao papà, che ci fai qui?

Replica alla domanda postagli precedentemente dal padre

-Sono venuto a prenderti: torniamo a Sendai e passi la notte a casa con me. Domani hai scuola e non penso che tu abbia voglia di alzarti alle sei per dover prendere il treno; sei stanco, no?

-Un po... sono affaticato più che altro, e sono anche frustrato se così si può dire...

Il padre si avvicina e gli poggia delicatamente una mano sulla spalla.

-Non so cosa provi veramente ora, ma devi chihdere la giornata di oggi e andare avanti e - gli prende di mano la sigaretta e se la mette in tasca - forse sarebbe meglio che questa cosa non la facessi qui a casa di tua madre ma da un altra parte. Dai, prendi la tua roba e andiamo, altrimenti arriviamo tardi e domani non riuscirai ad alzarti dal letto.

-Va bene.

Sale in camera sua e prende il borsone con la divisa, le scarpe e qualche cambio e la borsa di scuola, poi scende le scale e saluta tutti per poi dirigersi insieme a Fubuki all'auto.

Dopo i primi dieci minuti passati ad ascoltare la musica, Noya spegne la radio e adagia la testa sul poggiatesta dello schienale facendo dei respiri profondi.

-Se vuoi dormi pure, tanto manca ancora un po per arrivare a Sendai.

-No, non preoccuparti, non ho sonno.

-Yuu, fidati di me: inizia a riposarti da adesso, perché penso che arriveremo per le undici a casa. Hai giocato tre set interi senza fermarti, non credo che tu non abbia sonno, almeno, io ne avrei tanto.

Noya sospira e tenta di seguire il consiglio del padre: chiude gli occhi cercando di lasciarsi abbandonare al sonno. Il rumore di sottofondo del motore dell'automobile e il rumore del cambio della marcia si fanno sempre più lontani e sordi. Gli sembra quasi di sprofondare nel sedile e di cadere verso il basso. La testa gli scivola da un lato e Fubuki sorride a quella scena, riportando lo sguardo sulla strada buia, illuminata dai fari.

Arrivano a casa alle 22.50 e Yuu avverte la macchina frenare fino al fermarsi completamente. Il rumore del freno a mano, conferma la sua teoria. Entra in dormiveglia, ma non ha voglia di riaprire gli occhi: è troppo faticoso. Sente il suo braccio essere messo attorno a quel che deve essere il collo del padre e sente come lo stia accompagnando fino alla sua stanza dove lo sta aspettando il letto. Dopo qualche secondo si aggiunge anche il calore della coperta, che lo rilassa ancora di più. Si rigira nel letto e fa uscire un mugugno di piacere. Sente pronunciare in un sussurro una sottospecie di "buonanotte, Yuu, ti voglio bene anche se non te l'ho dimostrato abbastanza" e qualche altra parola che non riesce a comprendere. Lui vorrebbe sorridere e rispondergli, ma la stanchezza è troppa per poterlo fare; lo ringrazierà domani mattina a colazione appena sarà sveglio.

Penso di star beneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora