18. So..you don't want me.

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𝐌𝐢𝐚

"Mia! Corri! Alzati maledizione! Faremo tardi!"
In questo preciso istante, che non è un buongiorno affatto, rammarico di aver conosciuto Mora e per la prima volta la sua voce estremamente squillante.

"Si può sapere perché stai sbraitando a quest'ora?" chiedo con la voce incomprensibile.
"Faremo tardi a lezione, dannazione! È tardissimo!"

"Sai quanto m'importa in questo momento" mugolo "stavo facendo un sogno bellissimo dove la mia vita era rose e fiori, ma appunto era un sogno.." continuo stiracchiandomi e alzandomi finalmente.

"Rose e fiori? Si può sapere di cosa parli?" interviene Shelley uscendo dal bagno coi capelli fradici. Ma perché sono già in piedi loro due? Hanno fatto mattina proprio come me.

"Niente, dopo ti dirò " e le lascio con il gesto di lasciar perdere chiudendomi in bagno.
Non ho nessuna intenzione di andare a lezione, la mia voglia è pari a 0.

"Mia!" urla Mora.
"Cosa ti urli ancora?"
"Cambio di programma, la lezione di Thomson è stata spostata per mezzogiorno, abbiamo la mattinata libera."
"Va bene grazie" sospiro di sollievo.
Forse così la mia voglia di fare lezione ritornerà.
E forse anche la mia voglia di parlare con Shelley, so benissimo che sarà fuori dalla stanza per dirmi cosa succede, solo cerco di rimandare il discorso.

L'unica cosa a cui penso in questo momento è al getto dell'acqua che colpisce la mia testa, il mio corpo, da quando sono entrata in doccia. Mi prendo più tempo possibile, per non tornare a ripensare a ciò che mi aspetta una volta uscita dalla doccia.

Ma quel momento arriva e quando torno in camera con ancora i capelli gocciolanti e un solo asciugamano addosso, noto che fortunatamente Mora è già andata via e Shelley pettina i suoi capelli mentre mi fissa nel contempo che friziono i capelli con un un'asciugamano.

Continuo nel mio intento, apro l'armadio, afferro i vestiti, li poggio sul letto e attaccò il phon per asciugare i miei capelli.

Ci sto circa dieci minuti e in tutto questo tempo Shelley è rimasta a guardarmi con la coda dell'occhio, aspettando che finissi ovviamente.

Spengo il phon e afferro i jeans per metterli.
"Mia" eccola.
"Dimmi" le rispondo indifferente.
Abbottono i jeans e infilo la maglietta bianca corta. "Ce qualcosa che dovresti dirmi?"

"Pensi che ci sia qualcosa?" evito il contatto visivo.
"Vorresti pure negarlo? A me?" domanda come se avessi fatto una domanda sciocca. E lo è.  Se ce qualcuno che mi capisce da un solo sguardo è proprio Shelley.

"Sta tranquilla amica. Ieri sera mio padre si è solo presentato qui dopo circa due settimane che non lo vedevo e sentivo, e appena è andato via è solo arrivato Damon a farmi una strana dichiarazione romantica sul fatto che gli piaccio..che vuoi che sia" dico mentendo la concentrazione sul mascara che metto sulle mie ciglia.

Essere indifferente è l'unica mossa che mi permette di non lasciare liberi i miei sentimenti e far si che essi non prendano il sopravvento sulle mie azioni e sul mio umore.

"Frena frena frena! Damon? Damon Hale?" chiede con gli occhi quasi fuori dalle orbite.
"Si, Shelley. Lo stesso Damon Hale con cui litigo e che trovo arrogante da quando sono in questo college. Lo stesso Damon Hale che indossa delle stupide lentine rosse. Lo stesso Damon che dimostra di essere il primo menefreghista della terra, soprattutto in fatto di ragazze" sbotto lasciando andare il mascara e voltandomi verso di lei.

Shel sbatte le palpebre e sospira.
"Confesso che credevo non avrebbe dato ascolto, ma non che si spingesse a dirti che gli piaci."
"Darti ascolto?" chiedo non  capendo.

Il ragazzo dagli occhi di fuoco Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora