40. Stravolgimi

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𝐃𝐚𝐦𝐨𝐧

"Saremo lì per Natale ed io e tuo padre ci chiedevamo se avessi voluto passarlo con noi.." mi avvisa titubante sulla mia probabile risposta.

Non immaginavo neanche che mi chiamasse per questo. Ho cercato di interrompere quasi qualsiasi contatto con loro negli ultimi due anni..loro però hanno sempre conservato un briciolo di speranza.

Avere adesso al telefono la voce di mia madre mi destabilizza, quella bolla che mi ero creato è scoppiata e ho paura di ciò che potrei provare. Ma tutte le mie forze si sono concentrate già in un unico punto, come non succedeva da tempo ormai. Ed è successo con Mia. Perché non provare anche con i miei genitori? Perché non dar loro una possibilità? Sono stato così meschino, egoista, solo per allontanare il senso di colpa che mi opprimeva. 

"Damon?" mi richiama ancora la voce dolce di mia madre. I suoi capelli rossicci, le sue lentiggini contornate sicuramente da delle rughe, segno della sua avanzata età ormai. Sono sicuro che abbia conservato la sua bellezza ancora. La immagino ancora bellissima e in questo modo.

"Fammici pensare" le dico soltanto, non essendo ancora completamente sicuro. Lei mi accontenta  e mette giù il cellulare, lasciandomi ad altri mille pensieri.

Mi ero abituato al fatto che non mi chiamassero più, li avevo allontanati.
Ero giovane quando sono andato via da loro, via da lei. Una nuova vita mi aspettava, avevo deciso di iniziare un nuovo capitolo..solo da un'anno.
Mi ero trasferito e avevo iniziato a sentirmi indipendente da tutto e tutti..poi l'incidente. Quel dannato incidente che mi ha riportato in questa dannata città che amo e odio con tutto me stesso. Mi sono allontanato nuovamente dai miei genitori, ho iniziato nuovamente i corsi qui alla NYU, ponendomi un nuovo obiettivo.

Avevo represso le emozioni, solo Connor era riuscito nell'impresa di sopportarmi e così era venuto a conoscenza di tutto.

Ma non era stato semplice, no. Ho nascosto i miei occhi a me stesso per riuscire a guardarmi allo specchio. I suoi occhi erano uguali ai miei.

Ho cercato la via più facile per allontanarmi dalla realtà all'inizio. L'erba, le pasticche, le feste della confraternita di Jason Foster..mi aiutavano a viaggiare via e non pensare. A sentirmi un po' meno in colpa.

Ne sono uscito in tempo fortunatamente. Solo grazie a Connor e al suo  pensiero, che mi ricordavano che stavo sbagliando strada, totalmente.
Ho ripreso in mano tutto, ma il mio carattere è rimasto chiuso. Chiuso fino a quest'anno.

"Damon va tutto bene?"
È arrivata Mia, quella bellissima ragazza che ha stravolto la mia vita. Ha fatto riaccendere i miei sentimenti, mi ha fatto sentire vivo e non una stupida macchina che faceva le stesse azioni tutti i giorni, come un robot.

E adesso mia madre, un altro passo verso la luce. Verso la fine del tunnel in cui mi sono ritrovato. Se non avessi incontrato Mia, non avrei mai risposto a mia madre, ne sono sicuro. Ma ad oggi mi sento più leggero, più proteso verso il confronto. Sento gli scrupoli, le emozioni, le sensazioni.

"Damon?" ed è la voce di quella bellissima ragazza, con cui ho litigato prima, a chiamarmi mentre mi fissa preoccupata.
"Perché sei qua fermo da solo?"

𝐌𝐢𝐚

La mia mano si muove freneticamente sul foglio, cercando di scrivere appunti il più possibile, per non saltare nessuna parte, nessun concetto.
Questo mi aiuta un pochino a non pensare a poco fa, anzi mi aiutava.

La mano mi fa male e i pensieri piani piano si fanno spazio  nella mia mente, di nuovo.
Un paio di occhi rossi, dei capelli corvini, delle labbra che restano chiuse, in silenzio, senza soddisfare i miei dubbi, appaiono nella mia testa, come se li avessi davanti.

Lui non mi ha seguita, non sapeva come giustificarsi. Non si è fidato di me. Mi è sembrato di riavere davanti il ragazzo di quattro mesi fa, quello scontroso, arrogante, che faticava a parlare con me di cose serie, senza evitare di scappare.

Damon non è così. Non è il ragazzo rude, presuntuoso, scontroso che mostra di essere. Nel suo profondo non lo è.

"L'effetto Pigmalione ha avuto origine dalla cosiddetta 'profezia che si autoavvera' di Robert King Merton. Sostanzialmente l'effetto Pigmalione indica come una nostra opinione su una persona, condivisa da un gran numero di soggetti, possa realmente influenzare il comportamento della persona in questione. Se io dovessi definire un bambino estremamente intelligente e riesco a inculcare in lui questo mio pensiero, il bambino se ne autoconvincerà, fino a dimostrare davvero una mente strabiliante.." Hide continua a spiegare la stratificazione sociale e l'effetto Pigmalione, presente nelle società.

E penso sempre a Damon, a come anche lui si è autoconvinto di essere uno stronzo arrogante, a causa di tutti coloro che gliel'hanno inculcato..ma lui non è così  o non lo era comunque.

Adesso è diventata una parte di sé stesso, ma io ho visto il vero lui. Dolce, premuroso, comprensivo..testardo certo, ma con un cuore grande.
Io ho conosciuto un altro lato di lui. Ma stamattina ho visto quella corazza che si è costruito per non cedere alla paura  ed è caduto in una fossa. Quella della menzogna.

Vengo distratta dai miei pensieri dalla fine della lezione. Raccolgo le mie cose velocemente e vado via  dall'aula, dirigendomi verso il chioschetto per prendere qualcosa al  volo, data la mia mancata colazione stamattina.

Il cielo è completamente grigio e un grande temporale si prepara sicuramente.
Il mio tragitto non mi porta a destinazione però, in quanto il grande protagonista dei miei pensieri di oggi, e di quasi tutti i giorni, è a pochi passi da me, perso con la testa chissà dove.

Vorrei passargli davanti, tanto non ha ancora fatto caso a me. Ignorarlo e fare finta di niente. Ma sembra davvero assente e mi chiedo perché non sia a lezione.

Prima ancora che decida di andare da lui, il mio corpo mi sta già portando da lui. Non posso ignorarlo, non ce la faccio. Sono troppo curiosa e poi è Damon.

"Damon va tutto bene?" gli chiedo poco distante da lui. Sembra così assorto nei suoi pensieri che non fa caso alla mia voce inizialmente.
Inizio a preoccuparmi, cosa sarà mai successo?

Appoggio una mano sul suo braccio, stavolta veramente preoccupata. Lui finalmente sembra accorgersi della mia presenza e mi guarda.
"Damon?" lo richiamo "perché sei qua fermo da solo?" gli domando.

Lui reagisce inaspettatamente. Mi abbraccia.
Stringe il mio esile corpo al suo, mi stritola forte, annusando i miei capelli.
Sembra che tra di noi non sia accaduta nessuna discussione, ma invece è esistita e non è stata da niente. Dovrei farmi valere, allontanarlo, ma non posso spezzare questo momento. Non senza sapere il perché di questa sua reazione.

"Mi..mi dispiace" si stacca senza allontanarsi da me però. Rimane a pochi centimetri dal mio volto e accarezza una mia guancia.

Siamo solo io e lui in questo momento, nella nostra bolla.
Il cuore sfreccia nel petto, come se potesse sentirlo anche lui.
Le gambe sono molli e la mia testa in palla.
Vorrei allontanarlo, perché mi ha mentito. Allontanarlo perché è stato uno stronzo e adesso fa finta di niente.
Ma sono una maledetta sottona e i suoi occhi fanno bruciare la mia pelle troppo per farmi essere lucida e allontanarmi.

I suoi occhi. Sono sempre i suoi occhi a fregarmi. Eppure non li vedo nella loro vera natura. Il loro colore, le loro sfumature..solo occhi rossi come il fuoco.
Sembra voler scappare adesso, vedo lo stesso ragazzo di stamattina, con la differenza che mi stringe forte, con desiderio.
Non puoi mentirmi Damon. Non puoi farlo più.

"Vieni con me."

Il ragazzo dagli occhi di fuoco Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora