44. Su una nuvola

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𝐌𝐢𝐚

L'aria fredda mi pizzicava. Il vento scuoteva i miei capelli rendendoli un ammasso indefinibile, pieni di nodi. Mi coprivano il viso e nonostante cercavo di spostarli non mi permettevano di vedere con chiarezza e distinzione.
Mi trovavo su una nuvola. Una nuvola grigia piena di tante goccioline di pioggia pronte a cadere sotto di me. Non vedevo nulla sotto di me, ma se mi trovavo su di una nuvolasignificava  che sotto di me ci sarebbe stato qualcosa, la mia città magari. La mia amata e odiata New York.
I pantaloni che indossavo sono leggermente umidi, come se stessero assorbendo l'acqua presente su questa nuvola.
Al di sopra di essere il cielo era limpido e riuscivo  a intravedere un aereo. Un bellissimo e maestoso aereo che sembrava procedere bene nel suo tragitto. Non capisco perché mi trovavo qui?
Come è possibile trovarmi su una nuvola? E come è possibile che fosse solida senza farmi cadere di sotto?

È un sogno. Ne sono sicura, sto sognando. È troppo assurdo sennò. Impensabile.
Ma perché su una nuvola?
Perché un aereo..? Improvvisamente sembrava che quest'ultimo abbia cambiato rotta, anzi no. Sembrava venire verso di me..immediatamente mi alzai e iniziai a correre a perdifiato. Ma un'altra volta quell'aereo non sembrava inseguire me e volermi cadere addosso, no.
L'aereo barcollava su per il cielo, lo vedevo iniziare a volteggiare violentemente e subito dopo sparire dalla mia visuale.
Dove era finito?

Improvvisamente una scossa mi fece cadere e improvvisamente la nuvola su cui mi trovavo non era più solida, stavo precipitando. Ma non a velocità supersonica come immaginavo, precipitavo lentamente, come quando una foglia volteggia in autunno dopo essersi staccata dal suo albero.

Inziai a cadere lentamente verso quella che mi sembra Seattle, io e Blair eravamo venute due volte in vacanza, la riconoscevo.
Blair!
Il mio cervello sembrava finalmente capire, fare due più due e ad un tratto i miei occhi videro quell'aereo che precipitava molto più velocemente di me ed usciva fumo nero dal motore...
Dio mio, Blair è su quell'aereo? Era il suo aereo?
Volevo urlare il suo nome ma la voce era bloccata, non usciva nessun suono dalla mia bocca, sembrava che dovessi avere una forza sovrumana per urlare.

Sentii un rumore basso e rauco nelle orecchie e la mia vista si stava appannando, cosa stava succedendo?

'Blair, Blair.." farnetico con la voce debole. Apro gli occhi lentamente e mi rendo conto che era un sogno veramente. Ma quell'aereo? Era davvero il suo? L'aereo della mia migliore amica?

Mi sento sudata, accaldata e tremendamente pesante. Maledetta febbre!

Il rumore basso e rauco che avevo sentito nel sogno  si fece spazio nell'abitacolo nuovamente. Era qualcuno che bussava.
"È aperto" dico a voce più alta, sentendo un forte bruciore alla gola.
Magari è Shelley con le medicine..finalmente.
La porta si apre e..
Forse dovevo fingere di dormire.

𝐃𝐚𝐦𝐨𝐧

"Cosa significa che ha la febbre alta?" chiedo immediatamente a Shelley.
"Che ha la febbre alta. Sei scemo per caso?" risponde lei.
"Ma ieri stava bene.." farfuglio preoccupato.
"E adesso sta male, le sarà salita durante la notte. È in pessime condizioni e il tuo ritardo mentale improvviso non aiuta.." dice autoritaria mentre esce le medicine dalla borsa.

"Dammi gliele porto io!" mi offro immediatamente.
"Lei non vorrebbe che tu la vedessi in questo stato" allontana le medicine da me.
La guardo accigliato e le intimo con lo sguardo di darmele.

"Shelley" aggiungo serio.
Lei sbuffa e me le porge. "Sta attento a quello che fai! Sta davvero male.." mi mette in guardia, sicuramente sa di ieri. La "vittima" sarei io, ma in questo momento il suo stato di salute è più importante.

Corro verso l'uscita della mensa e mi dirigo subito verso camera sua.
La febbre alta. Ci mancava solo questa eppure non siamo stati molto sotto la pioggia dopo essere usciti dal red eyes, siamo subito rientrati dopo..beh dopo la nostra non discussione. Piovigginava poco.

Come devo comportarmi adesso?
Sta male intelligentone. Pensa solo ad aiutarla, idiota.
Avere conversazioni con il mio cervello adesso non è da aiuto.
Ma è vero, devo pensare a lei adesso.
Busso cauto alla porta e non sento nulla, riprovo sempre con la stessa forza, ovvero nulla, per evitare che il rumore disturbi il suo sonno.
Ma che galanteria, ha la febbre non il vaiolo!  E devi aiutarla, non forzare il suo udito, non lo hai sentito neanche tu che hai bussato!

Sempre nei momenti meno opportuni devo diventare pazzo e sentire la vocina dentro di me!?
Dopo poco sento la sua voce che mi invita ad entrare, una voce forzata, non la sua bellissima voce.

Appena varco la soglia i suoi occhi si spalancano e sono così gonfi ed arrossati.  Ha pianto? O sarà la febbre?
È sommersa dalle coperte pesanti e indossa ancora la maglietta di ieri pomeriggio. Eh si, è proprio in pessime condizioni.
Stalker maniaco insensibile!

"Cosa ci fai qui?" chiede con voce flebile.
Mi fa male vederla stare così male. Alzo la mano facendo vedere le medicine e lei punta lo sguardo altrove, sollevando di poco il suo corpo e facendo subito una smorfia.
"Ti fa male qualcosa?" chiedo avvicinandomi.
Lei tentenna. "Credo di avere i muscoli indolenziti a causa delle febbre.." mormora.

Le sistemo il cuscino e tocco la sua fronte.
"Mia stai andando a fuoco.." dico aprendo subito il pacco delle medicine."Hai riposato?"

Lei ridacchia. "Giochi a fare il dottore adesso Hale?" nonostante stia malissimo, il suo senso dell'umorismo è ancora con lei e penso anche che si stia dileguando la tensione di ieri.

Dovrei essere arrabbiato con lei, ma come faccio con lei in queste condizioni?
Anche volendo non ci riuscirei.

"Ti ricordo che aspiro a diventarlo.." dico mentre lei prende le pastiglie che le ho dato insieme all'acqua.
Si mette comoda ed io faccio il giro del letto per stendermi accanto a lei.
"Cosa stai facendo?" chiede dubbiosa.
"Resto a farti compagnia."

"Perché?"
"Deve esserci un motivo?" chiedo retorico.
Lei mi guarda e mi fa spazio, anche se penso si voglia solo allontanare per non scottarsi più di quanto già faccia con la febbre.
"Non è il momento migliore per starmi vicino.." balbetta.

Quindi vuole evitarmi davvero?
"Sto facendo schifo in questo momento Dam. Dovrei fare una doccia, lavarmi i denti e darmi una sistemata, sembro sicuramente uno zombie che è stato ripudiato dagli zombie stessi.." afferma disgustata.
Io la guardo e non posso trattenermi dal ridere.
Lei mi guarda accigliata.
"Ti faccio anche ridere?"

"Scusami Mia, ma non pensavo che riuscissi a pensare questo anche mentre stai male. Cosa pensi me ne importi..? Pensi che ieri abbia detto di amarti solo perché eri bella, pulita e sistemata?" dico involontariamente.

I suoi occhi, freddi come sempre, sembrano nascondere l'ombra di un sorriso, sciogliendo così la mia paura di aver esagerato con le parole.
"E questo cos'è?" chiedo afferrando il foglietto sotto il cuscino.
Lei sembra spaventata ed agitata, forse non vuole che lo legga. Dopo un attimo di esitazione però, le sue parole affermano il contrario. E si scioglie in un sorriso. "È per te" dice soltanto.

Il ragazzo dagli occhi di fuoco Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora