34. Like a couple

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𝐌𝐢𝐚

Camminiamo per il centro tra i vari negozi, diretti verso l'albergo di mio padre.
Io e Damon sembriamo una vera e propria coppia.
Il suo braccio dietro le mie spalle, la mia mano dietro la sia schiena. Abbracciati e sorridenti camminiamo per le vie del quartiere vicino la NYU, così sereni e tranquilli.

I negozi hanno iniziato ad addobbare le proprie vetrine con ghirlande e lucine. È quasi Natale, d'altronde. Manca meno di un mese. Chissà cosa farà Damon, se tornerà dai suoi. Anche se ne dubito fortemente da come mi ha raccontato l'ultima volta.

Tra noi due va tutto a gonfie vele, non ci dichiariamo una coppia ufficiale, nonostante siamo chiaramente più che presi l'uno dall'altro e dimostriamo a tutti gli effetti gli "elementi" tipici di una coppia. Dopotutto, stiamo anche andando da mio padre in questo momento insieme!

"Cosa fai solitamente per Natale?" mi domanda curioso.
Non so quando avrò il coraggio di chiederlo effettivamente cosa siamo o cosa saremo, mi sembra così infantile alla mia età non capire l'evoluzione di un rapporto. Ma Damon è così tenebroso e incomprensibile, che mi è difficile capire subito cosa gli passa per la testa.

"Cucino!" esclamo.
Lui mi guarda, trattenendo una risata.
"Cosa?" stringo gli occhi, pronta ad assalirlo alla prima presa in giro.
"Cucini? Tu saresti una cuoca?"

"Nel tempo libero!" incrocio le braccia indignata.
È così strano che una ragazza che studia psicologia sia brava in cucina?
Lui, non riuscendo più a soffocare la sua ilarità, scoppia a ridere, provocando un mio ulteriore allontanamento.

"E dai! Non prendertela!" mi urla dietro, aumentando il suo passo per raggiungermi.
Io mi giro, continuando a camminare all'indietro, gli faccio il dito medio e la linguaccia,  ma senza rendermi conto di dove vado, mi scontro contro qualcosa o qualcuno e precipito a terra, sbattendo fortemente il mio fondoschiena.

"Mia!" sento Damon urlare il mio nome e accorrere verso di  me, ma in un primo momento mi sento stordita e non capisco di aver urtato una persona e aver rovesciato a terra tutto quello che aveva in mano.

"Dovresti stare più attenta a dove cammino sprovveduta!" esclama la voce maschile della persona in questione.

"Va tutto bene?" sussurra  Damon arrivato accanto  a me e  aiutandomi ad alzarmi in piedi.
Annuisco, poggiando poco del mio peso su di lui. Ho un dolore tremendo!

"Non ti ho visto, scusami " dico al ragazzo di fronte a me.
È molto più alto di me e ha i capelli castani che spuntano fuori dal berretto verde militare. Mi rendo conto che anche lui andava nella direzione opposta alla mia, dal momento che la scatola che ho urtato è posta a terra davanti a lui.
Neanche lui guardava dove stava andando!

"Non hai ancora raccolto i fogli che mi hai fatto cadere?" domanda retorico e decisamente sgarbato.

"Scusami?" chiedo innervosendomi leggermente.
"Dovresti abbassare il tono ragazzino" interviene Damon, di cui avevo dimenticato fosse al mio fianco.

"E tu chi sei, suo fratello?" dice arrogante il ragazzo di fronte a noi, facendo avanzare Damon di un passo.
Lo blocco con il braccio, pregandolo di non dare il via ad una discussione più che animata sicuramente.

"Ascoltami bene" mi rivolgo a Mr. Arroganza "IO non sono tua sorella, quindi abbassa il tono con me. Ti ho urtato e mi dispiace, ma penso che neanche tu fossi attento! Quindi fammi il piacere di sparire e fare meno polemiche.." sputo nervosa da tanta arroganza per un incidente di poco conto. D'altronde sono caduti solo tre o quattro fogli.

"Non parlarmi in questo modo!" continua minaccioso avanzando verso di me.
"Provaci e a essere sparso per questo piede sarai tu!" intima Damon, parandosi davanti a me.

Il ragazzo dagli occhi di fuoco Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora