35. La resa dei conti

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𝐃𝐚𝐦𝐨𝐧

Ho visto il suo sguardo. Lo sguardo di chi è curioso come un gatto che segue un gomitolo di lana.
Voleva chiedermi, voleva sapere, voleva parlare.

Ma ho fatto finta di niente. Dire apertamente che la mia scelta di frequentare ginecologia e specializzarmi in quella branca è una scelta più che motivata mi destabilizza in un certo senso.

Solo Connor e i miei genitori sanno il reale motivo. Ma Mia? So che avrei potuto dirlo a lei, ma parlarne con qualcuno significherebbe riportare a galla discorsi, ricordi, momenti passati che ho chiuso nel mio cuore da tempo.
Al tempo stesso non voglio perdere Mia. Se voglio continuare a stare vicino a lei non posso mentirle o nasconderle delle parti importanti di me.

Mi ha sorpreso che abbia capito però, che nonostante la sua curiosità sia rimasta in silenzio, accanto a me. Significa che può aspettare, che vuole aspettare. E poche persone nella mia vita hanno capito.

"Damon?" mi richiama la ragazza in questione.
Le sorrido, concentrando tutta la mia attenzione su di lui.
"Mi hai promesso di aiutarmi a ripassare, dove hai la testa?" mi richiama, ricordandomi che fra meno di un'ora avrà un test di psicologia e che le ho promesso che l'avrei aiutata.

"Già, scusa.." sorrido in imbarazzo.
"Cosa ti succede?" sembra preoccupata.
"Pensieri" dico bevendo un sorso del mio caffè.

Non devo essere nervoso.
Non devo essere nervoso.
Non. Devo. Essere. Nervoso.

Ripeto mentalmente queste parole per non apparire agitato.
"Gli stessi di ieri sera?" azzarda cauta.
La guardo, voglio dirle qualcosa, ma cosa!?

"Sai.." continua lei sorridendo amaramente "la mia migliore amica voleva specializzarsi in medicina. Se fosse stata qui con me l'avresti sicuramente conosciuta e avrebbe frequentato il corso insieme a te" sta sicuramente ricordando e parlando della sua migliore amica che ha subito un incidente.

"Aveva la passione per i bambini e diceva sempre una frase che aveva letto in un libro specifico, di cui non ricordo il titolo però.. " pensa con gli occhi al cielo.

"Diceva.." "niente può essere più gratificante di far nascere una nuova vita!"

La stessa frase. Abbiamo pronunciato la stessa frase. Come fa a conoscerla? In tutta la mia vita solo da una persona l'avevo sentita pronunciare.
"Come fai a conoscerla?" mi domanda lei stupita.

"La pronunciava sempre una persona.." sussurro.
Lei non spiccica parola per una buona parte del tempo..con la cosa dell'occhio vedo i suoi occhi lucidi, la gamba che le trema dal nervosismo, la bocca chiusa per reprimere i singhiozzi che vorrebbero uscire.

Poi improvvisamente la sento alzarsi e prendere le sue cose.
"Adesso ho il test. Più tardi devo andare da Caroline per chiarire la questione su Jason, ora che Mora sta molto meglio. Noi ci sentiamo stasera.." credo che se ne stia per andare senza neanche un accenno, con la freddezza che la circondava appena arrivata qui.

Ma sorprendendomi ancora una volta si china e posa un bacio sulla mia guancia. Un bacio delicato, candido, pulito. Niente passione, niente volgarità, nessun desiderio nascosto. Un bacio innocente.

"Troverai il coraggio" sussurra con la voce carica di emozione, come per farsi forza anche lei, come per intimare a se stessa di trovare il coraggio, lo stesso coraggio che chiedere si trovare a me.

Ma lo troverò Mia, giuro che lo troverò.  Al più presto.

𝐌𝐢𝐚

Il mio esame è andato più che bene. Spero di ottenere il massimo, in modo che gli sforzi di Damon nell'aiutarmi negli ultimi due giorni non siano stato vani.

Damon. Se ripenso a come era frenato prima, ma non volevo essere dura con lei. Io so che Damon si fida di me e al tempo stesso spero quanto può essere difficile parlare del passato, perché sono più che sicura che riguardi il suo passato.

Non ho voluto forzarlo, so che me ne parlerà prima o poi, so che prima o poi si aprirà a me quasi totalmente.
Io mi sono fatta forza e ho represso le lacrime che volevano sgorgare copiose sul mio volto, parlando del sogno di Blair. Il sogno di diventare una ginecologa era il suo. Io una psicologa, lei un medico specializzato nel far nascere delle nuove vite.

Un sogno così importante, che lei non è riuscita  a realizzare e nemmeno io accidenti. E mi colpevolizzo dentro di me per non aver avuto il coraggio di portare io avanti il suo sogno. Ogni giorno che mi reco a psicologia, penso che se avessi avuto più coraggio, avrei avuto un esame di medicina oggi, e non di psicologia.

Ma sono una codarda. Dopo la sua morte, non volevo che fosse così presente dentro di me, volevo cercare di ricordarla si, ma non sentirmela accanto ogni giorno, troppo dolore, non ce l'avrei fatta. Ho preferito lasciarla andare con il suo sogno, non avrei sopportato che ogni elemento me la ricordasse ogni giorno, ogni ora, ogni minuto.

E me ne faccio  una colpa, perché tutt'ora non ho cambiato idea. Sento che se la sentissi accanto a me in ogni cosa che faccio soffrirei così tanto da impazzire. Perché non l'ho vista un un'ultima volta. Perché non ero con lei. Perché non sapevo che quello sarebbe stato l'ultimo abbraccio.

Quella frase. Quella dannata frase  che ho ripetuto pocanzi con Damon, diavolo! Come faceva a conoscerla? Quello era il libro di Blair, l'unica bocca da cui fosse uscita quella frase era la sua.

Sospiro mentre cammino velocemente, allontanando tutti i pensieri. Sto andando dalla rettrice Ross, ci saranno James, Mora..non posso mostrarmi fragile, non è questo il momento adatto.

Spero che oggi si abbia la giustizia che merita questa situazione, che merita Mora. E forse anche io.

Busso cauta e la voce calda di Caroline mi invita ad entrare.
"Buongiorno Mia" mi saluta cordiale mentre io noto che oltre a lei è presente solo Mora ancora.
"Buongiorno Caroline" ricambio.
"Come vedete il nostro soggetto si fa attendere" afferma con un pizzico di fastidio per la superficialità che mostra addirittura James.

Mi fa segno di accomodarmi accanto a Mora e quest'ultima è abbastanza intimorita. È lei che ha subito il peggio. È lei che ha paura di rivedere quei mostri.

"Non dovete avere paura ragazze " ci legge nel pensiero Caroline.  "Jason  sarà qui a breve con i suoi genitori, che si sono assunti la responsabilità di parlarle a nome delle altre 3 famiglie coi rispettivi ragazzi.." ci informa abbastanza contrariata.

Perché non prendersi ognuno la sua responsabilità? Certo, famiglie ricche, famiglie amichevoli fra loro.

"Non ci troviamo in un tribunale oggi solo perché hanno i loro mezzi a cui fare capo. Nonostante ci troviamo nel mio studio,  faremo e farò comunque il possibile in modo che nessuno la passi liscia.." afferma determinata.

Tutta la sua impotenza che credeva di avere al nostro primo incontro è passata. La Caroline che mi si presenta davanti è sicura di sé e delle sue possibilità e questo mi rende felice e sicura almeno un po'.

"Questo lo vedremo, signora rettrice.." la porta, rimasta aperta, annuncia una voce che mette i brividi, soprattutto a Mora. La voce sicura, determinata, superficiale e altezzosa di chi è sicuro di farla ancora franca.

Jason.

Il ragazzo dagli occhi di fuoco Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora