47. Un tuffo nel passato

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𝐌𝐢𝐚

"Seattle? Dici davvero? Ma è fantastico! Sarà un viaggio pazzesco ne sono sicura!"  dissi entusiasta mentre mi lanciai sulla mia migliore amica.
"Mia,dai! Fammi finire di preparare la valigia!" rise anche lei divertita mentre cercava di scrollarsi via il mio corpo di dosso.

"Spiegami perché però devi partire tra dopodomani! Non posso neanche venire all'aeroporto.." mi lamentai imbronciata.
"Perché i miei genitori non hanno potuto spostarlo, o vado dopodomani o tra un mese prima del giorno del ringraziamento..e sarebbe davvero troppo tardi per mio fratello che riprenderà i suoi orari di lavoro.." mi spiegò sbuffando.

Suo fratello. Eppure non si era mai degnato di venire qui a Denver, per venire a trovare sua sorella, forse per questioni lavorative.
"Ma che lavoro fa tuo fratello?" le chiesi curiosa, dato che ne parlava a stento.
"Si sta impegnando in una mostra, lavora al progetto di una galleria d'arte, gli piace molto.." mi spiegò mentre piegava le sue infinite magliette colorate.

Quindi gli interessa anche l'arte. Mh, interessante. Pensai.
"Ed è costantemente impegnato? Perché non viene lui e me lo fai conoscere anche?" le sorrisi maliziosa. Lei ridacchiò. "Mio fratello è complicato!"

Sbuffai sdraiandomi sopra i suoi abiti.
"Non posso neanche venire a salutarti " mormorai fissando il soffitto.
Lei sospirò e si sdraiò accanto a me, con molta più delicatezza.
Era sempre così con lei. Lei la delicatezza in persona. Io un impeto selvaggio, un tornado goffo che investiva tutto ciò che lo circondava.

"Sei pronta?" mi chiede cauta sapendo quanto facesse parlarne.
"Non la vedo da anni, chissà come sarà.." pensavo e fansticavo. "Dici che sarà felice di rivedermi dopo tanto tempo? Dopotutto se mi ha abbandonata vuol dire che non voleva avere niente a che fare con me..neanche mi ha ricercata.." riflettevo ad alta voce mentre Blair ascoltava ogni mia parola, fino a quando mi prese la mano e iniziò a guardami con qui suoi grandi occhioni azzurri che riconoscerei dovunque. Belli, vivaci, di un blu vivido impossibile da vedere su qualcun'altro che non fosse stata lei e che non le stesse così bene. I suoi occhi inconfondibili che mi hanno sempre aiutata, presa in giro, rimproverato e appoggiato.

"Ascoltami bene zucca vuota. Non mi importa se non ci potremmo salutare prima della mia partenza, ma tu prendi coraggio e andrai da lei dopodomani. Potrà abbracciarti, piangere di gioia e invitarti a casa sua e offrirti tanti cioccolatini.." immagina facendomi ridacchiare.

"Ma potrà pure sbatterti la porta in faccia, farti sentire uno schifo e rifiutarti ancora una volta, o peggio, ignorati completamente e dirti ciao ciao con la manina.." valutò l'altra opzione.

"In ogni caso, in qualsiasi modo possa tu sentirti, raccogli la forza che hai usato per trovarla, che abbiamo usato insieme per andare avanti in questi anni e torna dalle persone che ti amano davvero!" mi disse con la massima serietà, come se fosse una questione propriamente sua. E in parte era così, se n'era fatta carico anche lei, aiutandomi, consolandomi, difendendomi e facendomi forza. Senza di lei e Shelley sarei stata persa, senza due amiche come loro avrei condotto una vita monotona senza neanche imparare ad essere la testa dura che sono che combatte per ciò vuole. Ed io volevo mia madre allora.

Il ragazzo dagli occhi di fuoco Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora