capitolo 19

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🗓️ venerdì 3 ottobre
🏠 casa q4
ore 15.30

Victoria pov's
Sono sdraiata nel letto con la musica a palla nelle orecchie nel tentativo di colmare il mio dolore, sono distrutta sia fisicamente che mentalmente, Tanche mi ha picchiata, non mi sento più il sedere, e i ragazzi sono incazzati con me, penso che resterò in camera mia per un bel po', sto continuando a piangere, vorrei ritornare a Roma e riabbracciare mia mamma, mi manca tanto, pensavo che mi sarei divertita qua, ma a quanto pare mi sbagliavo, a volte vorrei essere indipendente per poter andare dove voglio con le persone che amo; rispondo ai vari messaggi di Reby, Lory e Gaia, poso il telefono sul comodino e cerco di addormentarmi per far passare questi brutti pensieri.

Sono le 17 e sono appena stata svegliata da Tancredi, ha detto che devo andare in salotto perché non abbiamo ancora finito; non ho nemmeno più paura di essere picchiata, mi ha già fatto abbastanza male, mi alzo dal letto e ancora mezza rincoglionita mi avvio in salotto, dove trovo tutti i ragazzi tranne Peter seduti sul divano, mi posiziono davanti ad esso e guardo Tancredi con sguardo strafottente, avrò il viso in condizioni pietose per tutte le lacrime che ho versato ma non mi interessa, <prima non mi hai detto perché hai saltato scuola e chi era quello nella foto> mi dice Tank tranquillamente, come se prima non mi avesse presa a schiaffi sul culo, incazzata gli rispondo <non sono cazzi tuoi, hai preferito picchiarmi piuttosto che chiarire> <smettila di fare la bambina, non ci metto niente a punirti di nuovo quindi stai attenta a non esagerare, muoviti a darmi spiegazioni> lo guardo con un sopracciglio alzato e ridacchio <non sono cose che ti interessano, stai nel tuo, io non vengo a chiederti perché sei sempre pieno di succhiotti o a controllarti quando sei con quella stronza> Tank si alza in piedi <mi stai facendo girare il cazzo> Gian lo blocca <muoviti a raccontare tutto o ci penso io> mi dice, nego con la testa e a malincuore parlo <ho saltato scuola per stare con Lorenzo, il mio ragazzo, siamo stati in centro...> dico abbassando la testa, Vale resta a fissare il vuoto, gli altri lo notano <vai a prendere i compiti e vieni in cucina> mi dice Diego, vado in camera, prendo i libri necessari e torno in cucina da Diè.

Mi siedo vicino a lui e apro il libro, sto facendo gli esercizi a caso, sono immersa nei miei pensieri <oh! vuoi fare bene sti esercizi!?> dice Diego alterandosi <finché non li farai tutti esatti non ti alzerai da qui> aggiunge <ma non riesco a stare seduta diè, mi brucia il sedere> dico leggermente in imbarazzo <così la prossima volta che vorrai fare qualche cavolata ti ricorderai>, continuo a fare i compiti.

Sono le 19 e abbiamo appena finito i compiti, siamo stati tutto il pomeriggio, Diego me li ha controllati tutti e mi ha fatto correggere ogni singolo errore; decido di andare a parlare a vale, entro in camera sua senza bussare <chi è?> dice mentre gioca alla play <sono io> dico sedendomi sul suo letto <dobbiamo parlare> dico, annuisce e posa il joystick sulla scrivania <dimmi> dice <ehm... ho visto che oggi quando ho detto che sono fidanzata sei rimasto un po' "sorpreso", perché?> <perché ti vedo ancora come la mia bambina, non ti immagino stare insieme ad un ragazzo, ti vorrei tutta per me> dice non guardandomi in faccia <sarò per sempre la tua bimba, anche quando avrò cinquanta anni> dico mettendomi sulle sue gambe; restiamo nel letto a coccolarci finché non arriva Lele a chiamarci per cenare, arriviamo in cucina e ci sediamo al solito posto, io tra Tancredi e Diego, c'è un po' di tensione nell'aria <dopo cena devi chiamare papà> dice Tanche mentre sto finendo la mia amata pasta <perché?> dico non capendo <gli ho parlato di quello che è successo oggi e vuole parlarti > dice, bevo un sorso d'acqua per calmarmi <o-ok> dico, mi è passata la fame, ho sempre avuto paura di mio padre, forse perché è enorme rispetto a me o forse perché ha lo stesso carattere di mio fratello...decido di restare a tavola ma non mangio più nulla.

Abbiamo appena finito di cenare, sono le 21, lavo i piatti e lo asciugo, li metto apposto nel mobile e mi avvio in camera per chiamare mio padre, mentre sto componendo il numero entra Tancredi in stanza, chiude la porta dietro di sé e si siede di fronte a me.

chiamata tra Victoria e Paolo (nome del padre).
<pronto?> dice mio papà
<hey papy, sono io...> dico a bassa voce
<ah si, mi sono sentito prima con tancredi, come stai?>
<abbastanza bene, te?> chiedo in ansia
<io sono furioso con te! ma ti rendi conto di quello che hai fatto!? sei fortunata che non sei qui perché ti avrei preso a schiaffi! > dice alzando la voce
<scusami... >
<scusami un cazzo! non servono a nulla le tue scuse, dovevi pensarci prima, ma non preoccuparti, appena tornerai qui ti farò passare la voglia di fare la furba con tuo fratello, dovresti ringrazierlo invece di deluderlo!> una lacrima riga la mia guancia, sono una delusione...
decido di chiudergli il telefono in faccia, sto piangendo a dirotto ormai, guardo Tancredi <es-esci per fa-favore...> dico singhiozzando, sto per avere un attacco di panico <no, sto qui con te> dice <e-esci caz-cazzo> non respiro più, corro in salotto e prendo il mio pouf, dopo averlo spruzzato nella mia bocca riprendo a respirare regolarmente <che è successo!? > chiede Lele, alzo la testa e noto tutti i ragazzi che mi guardano sconvolti <n-nulla> dico singhiozzando ancora un po', torno in camera mia e mi metto sotto le coperte, a volte vorrei non essere nata, sono solo una delusione, mentre mi distruggo con i miei stessi pensieri sento la porta aprirsi, è Vale, si sdraia difianco a me senza dire una parola, lo ringrazio infinitamente per questo, ho solo bisogno di pace ora, lo abbraccio e mi lascio cullare dal suo battito, poco dopo cado tra le braccia di morfeo.

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