2. Iridi nostalgiche

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-Per le strade coperte di fiori anche oggi vedo te, riuscirò a catturarti? Nel parco dove la pallida luna mattutina è scomparsa catturo le emozioni che sto provando ora, questa canzone è per te...-

Mi-Yeun spalancò la bocca quando un ragazzo dai capelli neri e mossi fece il suo ingresso dentro la stanza, le mani dentro le tasche del cappotto, lo sguardo tagliente e il portamento di un modello che la fece incantare per un po' di tempo.
Jin si voltò verso di lui e un sorriso gli spuntò in volto mentre l'altro rimase serio e arrogante.
«Ehi Taehyung! Hai tagliato i capelli? Sono anche di un colore diverso.» disse gioviale giocando con il fiore che aveva in mano e avvicinandosi a lui.
Taehyung lo scrutò ancora con chiara scocciatura e alzando gli occhi al cielo si grattò la testa innervosito.
«Ogni tanto fa bene cambiare.» rispose e rivolse un'occhiata a Mi-Yeun che lo guardò ancora incredula. Le piaceva da morire quel nuovo Taehyung e la familiare sensazione allo stomaco tornò mentre il suo profumo le riempiva le narici.
Jin fece spallucce poi si girò verso Mi-Yeun e le porse il fiore.
«Visto che sei impegnata vado. A ogni modo anch'io devo tornare in ospedale, ci si vede.» le rivolse un occhiolino e mentre passava di fianco a Taehyung gli batté sulla spalla facendolo sospirare scocciato, lasciandoli da soli.
Il ragazzo dai capelli scuri rimase in silenzio mentre fissava un punto indefinito del pavimento senza dire una parola e Mi-Yeun lo guardò interessata mettendosi a sedere sulla sua sedia e posando il fiore sul tavolo.
«Sei davvero venuto qui per una seduta?»
Finalmente alzò gli occhi sui suoi e annuì ancora distratto, probabilmente, dai suoi pensieri, non muovendosi di un passo o facendo nessun cenno.
«Hai prenotato?» chiese ancora.
Lo sguardo di Taehyung era scocciato e ancora tagliente, come se ce l'avesse con lei perché Jin era andato a trovarla, come se fosse colpa sua. Stava per rispondere quando Jimin s'intromise, guardandoli dalla soglia della porta.
«Ha prenotato con me l'altra volta, quando siamo usciti dal locale.» disse e Mi-Yeun lo guardò scettica, sicura che il suo migliore amico stesse mentendo. «Non te l'ho detto perché mi sono scordato, ma io l'ho segnato nell'agenda.»
Taehyung lo guardò con un sorriso che fu ricambiato, poi riprese l'espressione tagliente.
Ancora dubbiosa Mi-Yeun annuì mentre Jimin usciva fuori dalla stanza e si chiudeva alle spalle la porta, lasciandoli nuovamente da soli all'interno di quel piccolo e confortante spazio.
«Può iniziare a parlare se le va.» disse ancora confusa mentre con la penna scriveva il suo nome in alto.
«Da quando mi parli in modo formale?» la sua voce bassa spezzò l'aria con forza e Mi-Yeun gli rivolse uno sguardo curioso e allo stesso tempo infastidito. Perché Jimin aveva mentito? E per quale ragione Taehyung era lì al suo cospetto se ormai non le chiedeva delle sedute da un po'?
«Qui ci troviamo a lavoro e sei esattamente come gli altri.»
Taehyung la guardò divertito e infastidito allo stesso tempo. Appoggiò la testa sulla mano e la guardò con un sorrisetto di scherno mentre lei alzava un sopracciglio e gli rivolgeva un'occhiata interrogativa.
«Hai fatto colpo quindi?» chiese dal nulla.
«Che cosa vorresti dire?»
Taehyung alzò le spalle, accavallò una gamba e le rivolse un occhiolino che la innervosì. Non riusciva a capire, se era così geloso di vedere altri ragazzi al suo fianco perché non si decideva a tornare con lei? Mi-Yeun era pronta a dire di sì subito, non aspettava che questo... eppure lui continuava a stare lontano, a cercare di capire se poteva o non poteva fidarsi.
«Non è un po' grande Jin hyung per te? Non ti ci vedo proprio a chiamarlo oppa.»
«Se non sbaglio è un tuo amico, non gli ho mica detto io di venire qui a salutarmi.» rispose stizzita. Ma perché aveva quell'atteggiamento nei suoi confronti? Lei lo amava e lui sapeva quanto morisse solo per un suo gesto, quanto avrebbe voluto tornarci insieme, eppure Taehyung sembrava non capire, continuava a fraintendere gesti a cui lei dava poca importanza.
«Sì, è un mio amico, ma non mi aspettavo che accadesse una cosa del genere sinceramente. Insomma, di solito è sempre stato molto difficile per le ragazze conquistarlo e tu, senza fare niente, lo hai persino indotto a portarti dei fiori.» commentò poco contento e lo prese in mano rigirandoselo tra le dita e, fissandolo con un sorriso, iniziò a strappargli i petali a poco a poco, lasciandoli poi sul pavimento.
Mi-Yeun lo lasciò fare senza dire nulla e lo guardò mentre, con una delicatezza che non credeva avrebbe mai visto su una persona arrabbiata, lasciava spoglio lo stelo.
«Chi ti dice che me l'abbia portato perché gli piaccio?» domandò.
Taehyung sorrise appoggiandosi sulla sedia, si portò le mani in grembo e inclinò la testa di lato.
«Quanto sei modesta?»
«Potrebbe anche considerarmi un'amica, e a ogni modo a me non interessa se questi gesti vengono fatti da persone che per me non sono altro che conoscenti o amici.» alzò un po' la voce, come se volesse sottolineare l'importanza di ciò che aveva detto così che anche lui capisse bene di quanto non le fregasse niente se gli altri ci provavano, che comunque avrebbe voluto lui. Solo che era troppo stupido per capirlo, pensava.
«Un'amica che non vede l'ora di fare sua.»
«Ascolti solo quello che vuoi ascoltare. E comunque cosa è questa gelosia? Non stiamo insieme e mi pare che tu non sia venuto qui con l'intenzione di sistemare le cose.» si portò le braccia al petto.
«In questo modo non avrò mai la fiducia di cui ho bisogno per stare bene insieme a te.»
«Se piaccio agli altri non posso farci nulla. Io non mi sono messa mica con qualcun altro. Sono qui ad aspettare te.» e la rabbia scaturì dalla sua voce e le fece bruciare gli occhi. Si sentiva frustrata. L'unica cosa che voleva era tornare con Taehyung e lui si preoccupava di cose di cui le non aveva colpa, cose di cui non le importava niente.
«A ogni modo mi da fastidio che lui ti ronzi intorno. Solo perché ho ancora paura a buttarmi completamente in questa relazione non significa che gli altri possano provarci. Sono geloso.»
Il cuore di Mi-Yeun si addolcì a quelle parole e la collera le sfumò via.
«Potresti rendere le cose più facili dandomi un'altra possibilità. Lo sai che non aspetto altro.» rispose e avrebbe volentieri messo la mano sulla sua, se solo non fossero state così lontane da lei.
«Quello che non capisci è che io non riesco a controllarlo.»
Taehyung alzò gli occhi su di lei e un luccichio brillò quando la luce del sole gli colpì le iridi castane. «Pensi che per me sia facile restarmene lì a guardare Jin provarci con te? O Chan? Pensi che io sia stato tranquillo quando quella sera a cena tutti ti parlavano, Jungkook, NamJoon, e io dovevo trattenermi per colpa delle mie paranoie del cazzo? Pensi che io non vorrei, ora in questo momento, farti mia e dire al mondo intero che sei la mia ragazza e che nessuno può solo azzardassi a guardarti un minuto di troppo? Pensi che a me piaccia?» la sua espressione divenne seria e la malinconia gli si leggeva in faccia, come se fosse stata scritta a caratteri cubitali sul suo viso bello e nostalgico. Se solo fosse stata in grado da sollevarlo dai quei pensieri gli avrebbe fatto capire che al mondo non c'era una persona più bella di lui e che era meraviglioso così come era, che non doveva credere a tutto ciò che s'inventava la sua testa, che lei lo amava come non aveva mai amato nessuno.
«È un continuo lottare, un continuo cercare di auto convincersi che le cose andranno bene e poi sentire il respiro mancare al solo pensiero di rimanerci fottuto. Per questo ho ancora bisogno di tempo, perché adesso il mio cuore batte lentamente e una sola azione dolorosa potrebbe farlo smettere di palpitare immediatamente.»
Mi-Yeun sbatté le palpebre mentre lui si alzava dalla sedia e si metteva addosso il cappotto. Anche il suo cuore batteva lentamente dopo quelle parole, avrebbe voluto che lui fosse felice.
«Comunque capisco sia una situazione difficile, quindi ti ribadisco che se non sei in grado di accettarlo puoi andare liberamente... ma devi ricordarti di una cosa.» aggiunse e si voltò a guardala. Mi-Yeun lo fissò con le gambe che tremavano e il petto dolorante. «Io continuo ad amarti comunque, e vivrò nella speranza che un giorno, quando sarò di nuovo pronto, troverò una persona come te. O meglio, vorrei tanto ritrovarti.» e andò via lasciandola lì, una lacrima solitaria a rigarle il volto.

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