30. Blue and grey

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"Where's my angel at the end of the day? Someone come and save me, please only a weary sigh of the day. I guess everyone's happy, can you look at me? 'Cause I'm blue and grey. The meaning of the tears in the mirror, my color hidden in laughter blue and grey."

Per alcuni secondi i due si guardarono senza sapere che dirsi, le iridi liquide e lucide di Taehyung si fermarono per troppo tempo dentro quelle di Mi-Yeun, che lo fissò stupefatta della sua presenza nonostante i mille messaggi senza risposta e il telefono spento. Come si sentiva? Era felice ma allo stesso tempo arrabbiata. Che era venuto a fare? Avrebbe sistemato le cose o avrebbe tentato di impressionarla come al solito con le sue belle parole per cercare di farle capire che aveva bisogno di tempo per poter tornare insieme? Quella volta non ci sarebbe cascata, era pronta a dire di no qualora lui avesse tentato di farle cambiare idea. Aveva sopportato abbastanza.
Dopo altri minuti di silenzio Mi-Yeun sospirò portandosi le braccia al petto, squadrandolo nonostante si sentisse in imbarazzo, visto che era in pigiama, mentre gli occhi di Taehyung non ne volevano sapere di smettere di fissarla in quel modo, così frustrato e allo stesso tempo sollevato che lei fosse davanti ai suoi occhi e stesse bene.
«Quindi?» chiese Mi-Yeun dopo un sacco di tempo che parve un'eternità.
Al suono della sua voce sembrò che Taehyung si fosse destato da molti pensieri, scomparsi dopo quell'unica parola che le era uscita di bocca. Stringendo forte i pugni il ragazzo avanzò leggermente, riflettendo ancora. Fuori sembrava che il cielo stesse per collassare; era grigio, cupo, molte nuvole enormi sembravano oscurare qualsiasi fonte di luce e la pioggia cadeva con forza e insistenza senza fermarsi un solo attimo. Mentre Mi-Yeun lo fissava ancora in attesa, la luce accecante di un fulmine illuminò la figura di Taehyung, seguito subito dopo da un boato. Aveva una strana sensazione, come se insieme al tempo si stesse preparando a scoppiare anche lui. Eppure non poteva fare a meno di pensare che sembrava proprio un angelo in quel momento; il bel viso, gli occhi lucidi, e la luce dei fulmini che ogni tanto illuminavano la strada alle sue spalle lo rendevano quasi etereo, ma la sua espressione era quella di un'anima dannata... gli occhi scuri che la guardavano con indifferenza, le labbra assottigliate in una riga dritta che non esprimeva niente. Era come se si fosse congelato al ricordo delle parole che lei gli aveva rivolto quella mattina, bello e eterno come in una fotografia.
«Ci tieni davvero così tanto a farmi stare male?» domandò con il solito tono basso di voce ma privo di qualsiasi entusiasmo o emozione. Vuoto, quasi silente, esattamente come i suoi occhi che esprimevano il nulla più totale, un pozzo d'acqua scura dove non ci si rifletteva niente sopra.
Mi-Yeun prese un respiro lungo e profondo cercando di mantenere la calma. Non voleva fargli male, quindi avrebbe levigato l'apice delle sue parole appuntite per risultare meno tagliente che poteva ed evitare che sanguinasse troppo.
«Cosa ho fatto per farti stare così male?» chiese a sua volta con un tono morbido di voce, così che attutisse il dolore dell'impatto che avrebbe avuto su di lui.
«Hai ignorato i miei messaggi e spento il telefono, questo mi ha ferito.» rispose.
Mi-Yeun lo guardò per ancora altri pochi secondi, incantata dalla sua bellezza anche se esprimeva la più totale disperazione, come un quadro meraviglioso che ritrae la morte, il dolore e il vuoto. Di una bellezza che lascia senza parole, di una sensazione che però suscita l'essenza della fine.
«Ho imparato a ignorare gli altri da te.» rispose dura, e quella volta non riuscì proprio a sembrare pacifica.
«Potrei rispondere come facesti tu quando imitai i tuoi comportamenti, ma non mi abbasserò a tanto. Ho bisogno di parlarti, ti aspetto in macchina.» si voltò e fece per allontanarsi sotto la pioggia quando si fermò dopo le parole di Mi-Yeun.
«Puoi parlare anche qui.»
Ma Taehyung non si voltò a guardarla, forse impegnato a nascondersi dal suo sguardo.
«Preferisco guidare, smaltirà la mia rabbia.» e senza aggiungere altro corse verso la porsche bianca. Mi-Yeun sospirò passandosi una mano tra i capelli. Non si sentiva pronta a parlargli ma allo stesso tempo era curiosa di sapere cosa avesse da dirle. Magari aveva cambiato idea e aveva deciso di tornare con lei? Lo sperava da morire perché in caso contrario non avrebbe proprio saputo cosa fare. Corse in camera e mise addosso i primi vestiti che le capitarono a tiro, una tuta nera e un maglioncino dello stesso colore, scarpe da ginnastica e il giubbotto, poi con l'ansia che aumentava da minuto a minuto scese di nuovo sotto, cercò le chiavi e il telefono e uscì fuori. Corse verso l'auto parcheggiata davanti il marciapiede di fronte casa sua, quasi scivolando per la troppa acqua, poi con il cuore palpitante entrò dentro. Taehyung mise in moto subito. Sebbene il cielo fosse molto scuro e la pioggia cadesse ancora almeno i lampi e i tuoni si erano placati. Per un tratto di strada entrambi non spiccicarono parola, poi la voce bassa di Taehyung ruppe con forza il silenzio.
«Non hai nulla da dire?» domandò Taehyung irritato.
«Tutto quello che avevo da dire te l'ho specificato questa mattina. Se non sei in grado di fidarti di me allora noi non possiamo stare insieme.» rispose asciutta.
Taehyung si sentiva come all'interno di un déjà vu; quelle erano le parole che lui stesso aveva rivolto a Mi-Yeun quando aveva espresso i sui dubbi dopo la foto che le aveva inviato Chan, e si sentiva morire. Mi-Yeun lo stava distruggendo con le sue stesse parole.
«Quindi sei convinta così? Stai decidendo di mollare tutto e lasciarmi?» domandò aspramente, le emozioni quasi del tutto sparite dalla sua faccia. Mi-Yeun sentì il suo cuore raggelarsi per la nuova consapevolezza di cui era venuta a conoscenza; le cose non si sarebbero mai sistemate e la conferma l'aveva appena data Taehyung dopo le sue parole: "vuoi mollare tutto e lasciarmi?" Strinse gli occhi perché era diventato tremendamente impossibile anche tenerli aperti e avere la sua visione così vicina ma allo stesso tempo così lontana la destabilizzava.
«Non siamo fidanzati, non c'è bisogno di lasciarci perché non ci apparteniamo. Sono arrivata alla conclusione di volere tutto di te, tutto o niente. Pensi che sia stato facile arrivarci? No, mi ferisce da morire anche adesso ma la verità è una sola, e cioè che voglio vicino una persona con cui dividere la mia quotidianità, non un indeciso che ha paura di buttarsi nelle situazioni perché è stato ferito in passato. È ora che tu lo capisca.»
«E tutto questo quando l'hai capito? Perché finora ti è andata bene, e di punto in bianco sei arrivata a dirmi così. È stato qualcuno a metterti quest'idea in testa?» chiese arrabbiato girando il volante con troppa forza, parcheggiandosi nuovamente davanti casa di Mi-Yeun.
Lei, alle sue parole, pensò a Yoongi ma non disse nulla perché aveva capito che la loro relazione era senza senso da tempo ormai, ma troppo ammaliata si era fatta soggiogare da lui e ora non ne aveva in più intenzione perché soffriva.
«L'ho capito quando per l'ennesima volta ti ho chiesto di darmi fiducia e tu non l'hai fatto. Da allora ho compreso che sei un ipocrita che pretende fiducia, ma il primo a non essere in grado di darla alla gente. Sei così convito di avere ragione tu da non curarti minimamente di come si sentono gli altri. Anzi, di come mi sento io, perché hai protetto e cercato di non far stare male tutti, Ji-Soo, Subin, e chissà quante ancora...» la sua voce la tradì ma serrò i pugni perché non aveva voglia di piangere davanti a lui, ormai se era dimostrata vulnerabile fin troppe volte e non voleva più.
Taehyung si girò a guardarla con gli occhi scuri, niente lacrime, niente tristezza, solo apatia disarmante. Mi-Yeun avrebbe preferito che urlasse, che la insultasse, non che stesse in silenzio perché era la chiara dimostrazione che a essersi arreso era lui, e feriva più di tutto il resto.
«Credi seriamente sia così?» domandò rammaricato, deluso.
«Sì.»
«Non mi conosci ancora abbastanza, fidati di me. Nonostante abbiamo passato anni insieme tu non sai niente di me.» quelle parole le pronunciò con disprezzo e rabbia.
Mi-Yeun lo guardò mentre le rivolgeva un sorriso amaro e sarcastico allo stesso tempo, come se la stesse prendendo in giro, come se realmente pensasse le cose che aveva detto.
«Pensala come vuoi. Ma adesso ho una domanda da farti.» disse Mi-Yeun, «non vuoi tornare quindi insieme a me?» domandò.
Chiuse gli occhi, sperava in un sì, sperava con tutto il cuore che facessero pace, ma lui non rispose. Distrutta aprì gli occhi e lo vide respirare forte, le pupille dilatate, il nervosismo palpabile. Mi-Yeun sorrise prima di scendere dall'auto e allontanarsi nuovamente sotto la pioggia ghiacciata che la bagnò tutta, a pezzi. Ma Taehyung le corse dietro e con tutta l'aria che aveva nei polmoni le gridò contro.
«Me l'avevi promesso.»
Si voltò fissandolo indecisa.
«Lo so. Ma non ce la faccio più.» era delusa e il cuore di Taehyung non aveva retto a quello sguardo muto e velato da una tristezza che proprio non si abbinava alla sua personalità. Chi era lei? Non la riconosceva più.
«Quindi hai smesso di provarci?»
Mi-Yeun si limitò a fare un cenno confuso della testa senza dire niente.
«Non ne posso essere triste, perché chi non combatte per restarmi a fianco non ha diritto di respirare nemmeno la mia stessa aria.»
Fredde come il ghiaccio, quelle parole, distrussero del tutto  Mi-Yeun. Aveva sbattuto le palpebre diverse volte e l'aveva guardato incredula, per questo le sue parole avevano colpito Taehyung con altrettanta forza, costringendolo a dubitare delle stesse idee per cui aveva così tanto combattuto per la maggior parte del suo tempo.
«Dici di aver bisogno di fiducia per potermi affidare la tua vita, ma se tu per primo non sei in grado di fidarti dopo un solo errore non l'avrai mai da nessuno.» e se n'era andata.

La pioggia cadeva con insistenza sotto un cielo grigio e cupo, enormi nuvole nascondevano il sole e rendevano il paesaggio triste e malinconico come poche volte lo era stato. Ma pensava fosse giusto così, pensava che insieme a lui anche il cielo doveva piangere tutte le lacrime che erano state trattenute fino quel momento. Nell'aria si poteva sentire il delizioso odore del terreno e dell'erba bagnata, e insieme a loro ormai anche lui era grondante d'acqua ghiacciata. I vestiti gli si erano appiccicati addosso e un freddo mai sentito prima gli aveva letteralmente congelato l'anima e il corpo. Non riusciva a muoversi, era ancora lì sotto il getto di quelle enormi nuvole scure, i pugni stretti, le ginocchia tremanti e il cuore ormai fermo. Finita. L'unica cosa che ormai rimbombava nella sua testa era quella parola; finita. Non capiva più se il suo viso fosse bagnato per colpa delle lacrime o della pioggia, ma adesso non gli interessava più. Era stato uno stupido, era caduto, distrutto dalle sue stesse parole che però per una volta non erano uscite dalla sua bocca. Aveva ragione lei o si era ormai così tanto convinto delle sue idee da considerare quelle degli altri poco importanti? Era diventato arrogante? O forse gli stava iniziando a piacere il fatto che lei fosse sempre lì, ad aspettare una sua mossa, un suo gesto? Sorrise malinconico mentre un tuono squarciò l'aria con forza e rimbombò per tutto lo spazio che si trovava attorno a lui e forse per quello, o forse perché così lui decise, riuscì a muoversi e ad alzare la testa verso l'infinito cielo tenebroso.Chiuse gli occhi assaporando quella disperazione che lo teneva in vita. L'unica persona con cui riusciva a prendersela era lui stesso; niente più Chan, niente più Subin, niente più Jin e soprattutto niente più Mi-Yeun... e quando quel nome riecheggiò all'interno della sua testa un singhiozzo gli fuori uscì dalla gola, dolorante per aver trattenuto troppe parole che non era riuscito a dire, per le troppe scuse e i "mi dispiace" che non era stato in grado di rivelarle. Pensava che magari dirglielo avrebbe cambiato le cose, ma ormai che senso aveva? Adesso cosa poteva significare andare avanti senza la sua persona affianco? Ora che motivo c'era di mettersi al riparo, se anche quando la pioggia avesse smesso di cadere il suo cuore avrebbe continuato a piangere? Che senso aveva tutto? E, mentre un raggio di sole penetrava dal piccolo spazio che si era creato tra due nuvole, fioco e debole per colpa del temporale, Taehyung ripensò a tutto quello che era successo prima che il tempo impazzisse insieme a lui. Erano passati 20 minuti da quando, correndo via, l'aveva lasciato lì da solo, sotto l'acqua fredda, con i rimorsi che gli stavano poco a poco fermando il cuore. Era persino difficile respirare, sembrava che il vento ghiacciato gli bucasse i polmoni e gli mozzasse il respiro, come se l'aria si gelasse prima che riuscisse a inalarla. Si sentiva stupido. Sentiva che per colpa di quelle dannate paranoie, che per così tanto tempo gli avevano fatto fare sogni agitati, aveva perso per sempre l'amore della sua vita e ora, come non mai, c'era un'unica frase che credeva vera, che descriveva esattamente ciò che ormai era diventata la sua realtà, le persone intelligenti non potranno mai essere felici, e nella disperazione di dover affrontare un grande dolore come quello rimpianse con tutto se stesso di non essere nato scemo.

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