25. Svegliarsi alle quattro del mattino

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-I still want your savage love.-

«Quando sei arrivato a Seoul?» gli chiese Mi-Yeun rannicchiandosi sulla sedia con un sorriso mentre Taehyung si abbottonava la camicia qualche metro più lontano. Alzando lo sguardo quest'ultimo le sorrise mettendola in imbarazzo, poi si abbottonò i pantaloni facendo spallucce.
«Un'oretta fa.» rispose con la voce calma, mettendosi addosso il cappotto e prendendo posto sulla sedia di fronte quella di Mi-Yeun. Lei sbarrò leggermente gli occhi, sorridendo quando capì che il ragazzo non appena aveva messo piede a Seoul era subito corso da lei. Mi-Yeun sbadigliò mettendosi le scarpe, la stanza del suo ufficio era calda nonostante non avesse ancora acceso i riscaldamenti. Taehyung la guardò curioso, con lo sguardo su ogni suo movimento trattenendosi dal sorridere per la felicità che provava nel cuore. Era contento che le cose si fossero sistemate tra di loro.
«Comunque già che sono qui vorrei farti una domanda sulla mia salute mentale.» disse all'improvviso.
Mi-Yeun lo guardò perplessa, mettendosi subito più composta per ascoltarlo meglio.
«Problemi di che tipo?» chiese preoccupata.
Taehyung la guardò ancora tentennando, poi sospirò avvicinando la sedia alla scrivania.
«Sai, è da più di un mese che mi sveglio ogni notte alle quattro di mattina, più o meno da quando...» fu interrotto da Mi-Yeun che con una nota di tristezza negli occhi si schiarì la gola.
«Da quando ci siamo lasciati.» concluse per lui e un sorriso forzato le spuntò sul viso.
Odiava ancora tanto quella situazione, perché l'unica cosa che avrebbe voluto era poter sistemare tutto con lui, tornare insieme... ma lui sembrava ancora parecchio impaurito di lasciarsi andare.
«Sì. È strano, non è capitata una singola notte che mi svegliassi un minuto prima o un minuto più tardi. Che cosa significa?»
Mi-Yeun lo fissò per qualche minuto incerta su cosa dire. Davvero Taehyung da tutto quel tempo non dormiva bene la notte e si svegliava sempre allo stesso orario? Si ricordò che anche Jimin quella mattina le aveva detto che, quando quella sera i due avevano litigato e Taehyung aveva spento il cellulare, si era svegliato alle quattro. Pensava fosse successo quella singola volta, ma venire a sapere che tutte le notte si destava allo stesso orario l'aveva un pochino lasciata pensierosa. Che stava succedendo nella testa di Taehyung? E nel suo cuore? Avrebbe tanto voluto leggergli dentro ma Taehyung era un libro scritto in una lingua che Mi-Yeun non conosceva e nonostante si sforzasse di capirlo non era mai arrivata a darsi delle spiegazioni certe.
«Mmh, secondo la medicina tradizionale cinese, se ti svegli ogni notte allo stesso orario significa che il tuo corpo vuole comunicarti che c'è qualcosa che non va.» iniziò e mentre spiegava notò Taehyung fissarla con un certo interesse.
«Di solito i problemi legati al sonno sono causati da uno squilibrio Yin-Yang scaturito dall'interruzione del flusso di energia nel corpo. Se ti svegli sempre alle quattro vuol dire che hai un piccolo problema ai polmoni.» concluse.
Taehyung la guardò affascinato e sorrise in imbarazzo mentre lei si grattava la testa sempre più interessata. Era una sorpresa scoprire nuovi lati di Taehyung.
«Oppure,» aggiunse Mi-Yeun accavallando una gamba sotto il tavolo di legno «Vuol dire che sei in cerca di un cambiamento.» e al solo pensiero le tremarono le gambe. Cosa stava cercando Taehyung? Il cambiamento forse c'entrava in qualche modo anche con lei? Si perse nei suoi pensieri e fu la voce bassa di Taehyung a riportarla alla realtà.
«Non credo di avere problemi ai polmoni, sono ancora abbastanza sano.» finse una risatina anche se sembrava parecchio nervoso, non dicendo nulla sulla seconda ipotesi. Mi-Yeun sbatté le palpebre accennando a un sorrisetto un po' stanco.
«Credo che la risposta si trovi dentro di te. Riflettici e appena arriverai alla conclusione torna qui. A ogni modo, se hai bisogno di parlare con una psicologa sono sempre disponibile e se vuoi qualche consiglio sulla tua insonnia prova a prendere una tazza di camomilla la notte prima di andare a dormire. Dovrebbe aiutarti.»
Taehyung annuì distratto grattandosi il collo nervosamente.
«E comunque, questo lavoro fa proprio per te. Quando ho saputo da Jimin che facevi la psicologa sono rimasto un momento confuso. Pensavo che una come te con la tua intelligenza dovesse fare altro nella vita, ma da quando ti parlo dei miei problemi ho capito che sei davvero portata a dare consigli. Grazie Mi-Yeun.» i suoi occhi luccicarono un po' e lei lo fissò seriamente. Che gli succedeva?
«Non sono stata molto brava con te in realtà. Non sono ancora riuscita a farti capire che la soluzione di tutti i tuoi problemi si trova fuori da quella porta che hai paura di aprire. Se solo avessi un po' di coraggio di accorgeresti di quanto ti sbagli a persistere su questo.» rispose.
Taehyung sbarrò gli occhi e poi li abbassò. Sarebbe tornato volentieri insieme a lei ma aveva ancora un po' il timore che si ritrovasse a soffrire.
«Dammi un altro po' di tempo. Solo un altro po' e poi sarò in grado di varcare la soglia di quella porta.» disse rosso in viso.
Mi-Yeun annuì delusa; sperava che quella volta sarebbe riuscita a fargli capire che stava sbagliando, che di lui si fidava... ma decise di aspettare ancora, fino a quando non sarebbe stato pronto.
«A meno che nessuno l'abbatti quella porta resterà lì.» disse e Taehyung mostrò la curva su quel viso tanto carina che Mi-Yeun amava, mettendosi nel frattempo in piedi.
«Mi occuperò io personalmente affinché quella porta non venga nemmeno toccata. Te lo prometto.» sussurrò le ultima parole avvicinandosi per lasciarle un bacio sulla fronte. Sussurrò perché è in questo modo che si fanno le promesse, perché lei era l'unica che doveva udirle e l'unica che le avrebbe viste realizzarsi sotto i suoi occhi.
«Grazie per essere venuto qui.» sussurrò a sua volta chiudendo gli occhi per gustarsi quel bacio dolce che Taehyung le aveva concesso riscaldarle il cuore.
«Grazie a te per avermi ascoltato. Adesso vado a riposare, ci si vede.» sorrise prima di uscire dalla stanza lasciandola da sola.
Mi-Yeun rifletté non appena se ne fu andato. Taehyung stava passando sicuramente un periodo difficile, legato anche a quello che era successo con lei, e di questo ne era sicura. L'unica cosa che avrebbe voluto era che lui accettasse il suo cuore, i suoi sentimenti e che finalmente potessero tornare a stare insieme come una volta, felici e spensierati l'uno nelle braccia dell'altro a proteggersi dal mondo, senza essere la causa dei problemi dell'altro.
Passò comunque poco che Jimin entrasse dentro l'ufficio e si chiudesse alle spalle la porta. Curioso prese posto davanti Mi-Yeun che si portò le braccia al petto e lo guardò ancora parecchio irritata per quello che era successo quella mattina.
«Quindi?» chiese senza troppi preamboli.
Mi-Yeun gli riservò un'occhiataccia e sospirò non appena il suo migliore amico mostrò il suo sorriso adorabile.
«Cosa vuoi sapere Jimin? Puoi sempre chiederlo al tuo migliore amico.» inclinò la testa su un lato e lo guardò con un sorriso sprezzante sul volto che fece ridere il ragazzo dai capelli scuri.
«Ma seriamente sei così gelosa per quello che ho detto questa mattina?»
«Io gelosa? Ti ripeto che mi da solo fastidio che tu dia sempre ragione a lui.» ribadì scocciata.
Jimin ruppe in una risatina divertita, scuotendo la testa sempre più interessato ai problemi di quei due che un po' lo stavano facendo impazzire. Effettivamente si trovava in una situazione un po' particolare, perché era amico di entrambi e aveva paura che se dava ragione a uno, l'altro finisse col restarci male e portargli rancore, come stava accadendo proprio in quel momento con Mi-Yeun.
«Yah, perché tu puoi perdonarlo e io no?» chiese tra i sghignazzamenti e Mi-Yeun, sentendo la pelle andargli in fiamme, iniziò ad agitarsi per la sprovvista di cui era stata presa da quella domanda.
«E chi ti dice che io l'abbia perdonato?» chiese ansiosa, facendolo ridere ancora di più.
«Non saprei, i gemiti di prima mi sembravano abbastanza positivi.» rise ancora e, se la faccia di Mi-Yeun era già rossa per una semplice domanda innocente come la prima che aveva fatto, dopo quell'affermazione le stava prendendo fuoco! Non aveva sentito Jimin rientrare e sapere che avesse sentito qualcosa la stava letteralmente facendo impazzire.
«Yah, ma che diamine dici? Secondo me tu ti droghi e senti delle voci che non esistono.» alzò la voce volendo sotterrarsi per l'imbarazzo che provava.
Jimin cercò di calmarsi, ma quella situazione lo divertiva così tanto che non riuscì nemmeno per un minuto a restare serio.
«Allora che stavate facendo? Comunicavate in una lingua sconosciuta?»
«Anche se così fosse perché ti metti a origliare?» sempre più paonazza strinse il camice nelle mani.
«Non appena ho sentito il primo me ne sono andato immediatamente, tranquilla!» sorrise.
Mi-Yeun lo fulminò con lo sguardo.
«Yah, esci da qui Jimin, devo prepararmi per la prima seduta.» evitò di guardarlo e abbassò gli occhi sulla sua agenda, non accorgendosi nemmeno di averla aperta al contrario.
«Mi stai dicendo quindi che ho ragione io?»
«Vattene!» urlò bollente in viso.
Jimin si lasciò scappare un'altra risatina dalla bocca prima di andarsene, ripetendo «va bene, va bene,» lasciandola di nuovo sola che in imbarazzo, ma felice, si lasciava ai ricordi di quella mattina con un sorriso in volto.

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