16. Tokyo

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"Bring the pain."

Taehyung guardò l'orario sul telefono e sospirò mentre le nuvole gli passavano accanto, guardando fuori dall'oblò il cielo immenso e luminoso. Una strana nostalgia lo stava già appesantendo sullo stomaco mentre un ronzio gli riempiva le orecchie. Giurava che la sera prima si sentisse felice come lo era stato poche volte nella vita, ma adesso non capiva cosa stava succedendo, tutto all'improvviso aveva paura, tutto all'improvviso aveva la sensazione che quello che era accaduto la notte prima era tremendamente sbagliato. Ma perché? Ormai se lo chiedeva da più di una buona mezz'ora. Era certo di amare Mi-Yeun, era certo di volerla nella sua vita per sempre, ma gli era di nuovo tornata la paura che lei, come tutti gli altri precedentemente, lo avrebbe abbandonato. Quei problemi di fiducia sarebbero durati ancora per molto? Non ne poteva più. Era certo che il suo carattere fosse abbastanza complicato, che non riusciva nemmeno a smettere per un minuto di farsi del male da solo, ma non ce la faceva a fermarlo. Non ce la faceva a non pensare che tutto potesse andargli male da un momento all'altro, che le sue uniche certezze prima o poi sarebbero collassate inevitabilmente e per colpa di tutto ciò non riusciva nemmeno a respirare bene, era come se gli mancasse l'aria, ma il suo cuore continuava a battere e mai come in quel momento si era mai messo a palpitare così velocemente per una persona. Che stava facendo Mi-Yeun? Si chiedeva. Se solo pensava a quella notte, se solo la immaginava il suo cuore perdeva battiti e sarebbe volentieri tornato indietro a Seoul, ma forse stare lontano un po' da lei lo avrebbe aiutato a capire. Ma capire cosa? Se fosse giusto quello che stava facendo? Se fosse sbagliato? Come poteva essere un errore tutta la felicità che aveva provato quando stanca si era addormentata sul suo petto? Come poteva pensare di errare se, quando svegliandosi alle quattro, il suo cuore si era riempito di gioia guardandola dormire beatamente sotto lo stesso piumone dove i due avevano consumato il loro atto d'amore? Poteva mai essere sbagliato? Sospirò portandosi una mano sugli occhi per massaggiarseli, la testa che ormai gli scoppiava per tutti i pensieri inutili che stava facendo.
«Qualcosa non va Tae-hyung?» chiese Jungkook al suo fianco.
Togliendosi una cuffia lo aveva beccato a sbuffare e si era incuriosito. Ormai conosceva la sua situazione ed era anche certo che avrebbe potuto aiutarlo con i suoi consigli, perché non modestamente si definiva uno psicologo mancato e comprendeva le paranoie che il più grande continuava a farsi. Aveva sentito dire a molta gente ricca di non riuscire a fidarsi completamente degli altri.
Taehyung si voltò verso di lui e forzò un sorrisino mentre poggiava la testa sul sedile. Avrebbe tanto voluto sfogarsi con lui, che lo comprendeva e lo considerava un vero amico, ma s'imbarazzava a parlare di certe cose e inoltre non voleva disturbarlo con le sue solite ossessioni.
«No, nulla di particolare.»
«Mmh, ormai ti conosco, lo sai. Io ti leggo dentro come se fossi un libro.»
«Davvero Jungook, sono solo le solite paranoie che mi stanno succhiando via la linfa vitale.»
«Inizia a non piacermi più il fatto che tu ti faccia costantemente male psicologico. Dimmi, è successo qualcosa che ti sta creando questi pensieri?»
«Ecco sì, ieri è successo qualcosa.» ammise e sentì la pelle andargli davvero a fuoco.
«Mmh, è qualcosa di cui pensi puoi parlarmi?» domandò il più piccolo.
Taehyung si strinse nelle spalle sempre più in imbarazzo e, controllando che Hoseok fosse distratto, seduto nell'altra fila, prese un lungo respiro.
«Sì, credo di sì anche se è un pochino imbarazzante.»
Jungkook corrucciò le sopracciglia e inclinò la testa mentre lo guardava giocare con le mani.
«Ieri sono finito a letto con Mi-Yeun e adesso sinceramente non so se è stata una buona idea.» disse tutto d'un fiato.
Gli occhi di Jungkook rimasero attenti, la sua espressione non era mutata.
«Perché credi sia sbagliato? Non sei innamorato di lei?»
«Sì, però io ho ancora troppi problemi per poter tornare con lei e ora non so se la mia scelta è stata giusta, anche se mi ha reso terribilmente felice. Felice davvero.»
Taehyung abbassò lo sguardo. Si sentiva già nostalgico di lei, di Seoul e della sua vita quotidiana, anche se sarebbe stato via solo una settimana.
«Allora il problema non si pone.»
Jungkook alzò le spalle e le riabbassò con il solito sorriso carino a illuminargli il volto bambinesco.
«Che vuoi dire?»
«Non si è mai in errore se qualcosa ci rende felici. Tae-hyung io vorrei la smettessi di crearti questi problemi. Lei ti ama e c'è poco da dire, tutti ti ammirano per quello che sei. Sono poche le persone che tu pensi lo facciano solo perché ti vedono come un portafogli e le hai incontrato in passato, ma adesso non ci sono più nella tua vita. Vai avanti e non ancorarti troppo a quello che è stato, perché potrebbe rivoltarsi contro di te. Mi-Yeun oggi c'è, ma se un giorno decidesse che non può più aspettarti perché sei tu che adesso non ti fidi?»
Taehyung si sentì morire al solo pensiero e lo guardò.
«Della gente non ci si può fidare, però lei è così diversa dagli altri...» disse e ne era convinto, Mi-Yeun forse era un'eccezione. Forse lei lo avrebbe salvato.
Jungkook sorrise ancora e gli batté una mano sulla spalla allegro.
«Sì, lei merita tutta la tua fiducia, quindi fightin' Tae-hyung
«Grazie Jungkook.»
«Gli amici servono a questo.» rispose.
I due si rilassarono per la restante ora di volo che li avrebbe portati a Tokyo e quando finalmente arrivarono in hotel, senza pensarci più di una volta, Taehyung si buttò sul suo letto, stanco come non mai. Il suo telefono iniziò a vibrare non appena si collegò al wi-fi, ma troppo assonnato e stanco non aveva voglia di prenderlo e controllare chi fosse. Il rumore delle molle del materasso accanto al suo gli fece capire che anche Jungkook si era buttato sui cuscini mentre Hoseok era impegnato a disfare la valigia.
«Possono due ore di viaggio sfinirti in questo modo?» domandò Jungkook con la voce ovattata dal cuscino.
«Sì, decisamente.» rispose Taehyung con gli occhi assonnati e stranamente comodo.
«Ma quanti anni avete, novanta? Un viaggetto di appena tre ore vi stanca in questo modo?» s'intromise Hoseok mentre allegro e solare come sempre sistemava la sua roba.
«Yah, fai silenzio voglio dormire.» disse Taehyung quasi addormentato.
«Ma dai ragazzi! Siamo a Tokyo, avete davvero intenzione di dormire?» Hoseok appese una camicia mentre gli altri due sonnecchiavano sui loro letti.
«Ci goderemo Tokyo più tardi, non ora che sono le dieci e mezza di mattina.» ribadì Taehyung e si addormentò immediatamente non appena ci fu silenzio.
Quando lui e Jungkook si svegliarono erano già le dodici e mezza. Taehyung sentiva un certo appetito e stirandosi si voltò verso il ragazzo dai capelli corvini che seduto sul suo letto sbadigliava. Hoseok invece dormiva ancora profondamente e Taehyung trattenne un risolino perché russava forte. Non appena ebbe messo a fuoco la stanza si rese conto di aver dormito completamente vestito, persino con le scarpe, e si sbatté una mano sulla fronte divertito. Era così stanco che non aveva messo addosso nemmeno il pigiama! Non appena guardò di nuovo l'orario si rese conto che era tardi e che non aveva nemmeno avvertito Mi-Yeun di essere arrivato. Immediatamente afferrò il telefono e trovò qualche notifica, quasi tutte sue che lo fecero sorridere.

Mi-Yeunnie:

Tae sei arrivato?

Avvisami appena sei a Tokyo.

Va tutto bene Taehyung? Spero di sì.

Ehi?

Taehyung sorrise digitando immediatamente che era arrivato alle dieci e che era così stanco di aver dormito fino a quel momento, che andava tutto bene e che le avrebbe scritto più tardi perché voleva andare a pranzare. Non appena si mise in piedi si stirò, si liberò delle scarpe e corse in bagno a fare una doccia. All'una e mezza Taehyung e Jungkook erano già pronti e riposati, a differenza di Hoseok che dormiva ancora beatamente tra i cuscini bianchi. Divertito Jungkook gli tirò addosso una maglia che gli arrivò dritta in faccia e lo fece svegliare di botto.
«No! Non rubarmi i gattini!» disse e la risata carina Jungkook riempì la stanza.
Taehyung sorrise scuotendo la testa allegro. Erano proprio una bella squadra.
«Yah, ma quali gattini? Vedi di alzarti, io e Tae-hyung abbiamo fame.»
«E i vecchi di novant'anni saremmo noi? Io e Jungkook siamo in piedi da mezzogiorno e tu ancora dormi tranquillamente.» rise Taehyung
Aspettarono, con una certa impazienza data la fame, che Hoseok fosse finalmente pronto per poi correre di sotto il sala pranzo. Si trattava di un'enorme stanza circolare stracolma di tavoli e gente, tutta dall'apparenza ricca e in carriera, gente che avrebbero assistito all'inaugurazione della Kim Eletronic Corporation in Giappone, Tokyo. Taehyung, Jungkook e Hoseok cercarono un tavolo per tre per poter finalmente pranzare, ma a quanto avevano capito dopo le direttive del capo sala, i tre avrebbero dovuto pranzare al tavolo del presidente Nagawa, colui che si sarebbe occupato dell'azienda in assenza di Taehyung, impegnato a Seoul. Decisamente infastidito, dato che avrebbe preferito volentieri pranzare semplicemente con i due amici e rimandare la questione lavorativa all'indomani, quando ci sarebbe stata l'inaugurazione, Taehyung mise su un finto sorriso camminando in direzione del tavolo stipato di gente, seguito dai due che battibeccavano su cosa fare nel pomeriggio. Tutti si misero in piedi al suo cospetto per potergli stringere la mano e Taehyung fu costretto a girare per dieci buoni minuti attorno al tavolo per poter presentarsi a tutti. C'erano parecchie ragazze e i loro sguardi non piacquero per nulla a Taehyung, che sospirò internamente scocciato. Erano gli sguardi di chi non vedeva l'ora di conquistarlo per poter sfruttare la sua carta di credito, erano quegli sguardi che odiava da morire.
«Io sono Nagawa Daisuke e sono felice di poter esserle di aiuto nel suo progetto.» disse l'uomo di prima inchinandosi educatamente mentre i tre prendevano posto vicini, «abbiamo organizzato questo pranzo per poter dare il benvenuto a lei e ai suoi collaboratori, Mr Kim Taehyung.»
Le guance di Taehyung iniziavano a scaldarsi per l'imbarazzo. Non era abituato a tanta formalità.
«Taehyung e basta, voglio che mi diate del tu, soprattutto la gente più grande di me.» agitò le mani in aria timidamente mentre una delle ragazze accanto all'uomo sorrideva nascondendo la bocca dietro le mani. Cattivo segno, pensò Taehyung, e già mentalmente si stava preparando alle scuse più forti che gli venissero in mente per rifiutare un possibile appuntamento o richiesta che andava contro i suoi stessi principi.
«Molto gentile da parte tua... comunque, volevo presentarti la mia famiglia, mia moglie Haruko» e indicò la donna al suo fianco che sorrise gentilmente quando Taehyung piegò la testa a mo' di inchino, « e le mie due figlie Isako e Nami.» concluse volgendo il capo verso due ragazze, una della quali si trattava della persona che aveva sorriso al suo imbarazzo. Taehyung sorrise anche a loro, per poi rivolgersi a Daisuke ignorando palesemente gli sguardi di Nami.
«Molto piacere di fare la vostra conoscenza, loro sono Jungkook e Hoseok miei collaboratori e amici.» rispose e Jungkook fece un sorrisino carino alzando una mano mentre Hoseok, che non capiva una sola parola di ciò che stavano dicendo, si limitò a fare un sorrisetto ebete.
Dopo le presentazioni finalmente i tre poterono gustarsi il cibo tanto aspettato. Taehyung sorrideva in quel momento, tra le battute di Jungkook sulla faccia confusa di Hoseok quando stavano tutti parlando in giapponese, ma in cuor suo avrebbe preferito che Mi-Yeun fosse lì accanto a lui a festeggiare quel traguardo tanto desiderato.

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