3. Sfogo

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-Although I'm paused underneath the frozen sunset I'll walk towards you one step at a time, still with you.-

Quando Taehyung lasciò l'ufficio di Mi-Yeun non si sentiva triste o malinconico, si era ormai abituato a quella parte del suo carattere che con il tempo era diventata più facile da sopportare, fino a quando Mi-Yeun era ancora lì a provarci. Era sicuro che alla fine sarebbe riuscito a fidarsi del tutto e mentre guidava la macchina verso il negozio di Starbucks più vicino non poté fare a meno di pensare che lei stava già ottenendo un sacco di punti, da quando era corsa all'azienda e aveva quasi preso per i capelli Subin. Ovviamente non voleva che litigasse con nessuno, ma in cuor suo era felice perché quel gesto per lui significava che ci teneva, che era gelosa e, la gelosia, era una chiara dimostrazione dell'amore perché, fino a quando era contenuta e non troppo esagerata, sottolineava quanto a quella persona ci si tenesse.
Parcheggiò l'auto davanti le porte della destinazione da lui desiderata ed entrò dentro con un sorrisino calmo. Parlare con lei comunque gli aveva fatto bene, dato che gli aveva ammesso che era lì ad aspettare una sua mossa, che non le interessava degli altri perché l'unico che voleva era lui. Questo lo faceva sentire un po' più vivo, gli rendeva quell'attesa più sopportabile. Si portò il telefono all'orecchio mentre si metteva in fila per poter ordinare i suoi caffè e intanto che guardava sull'orologio l'ora la voce melodiosa di Jungkook gli riempì l'orecchio.
«Capo.» disse e la curva sul viso di Taehyung si allargò un po' di più.
«Ouch, non mi chiamare capo.»
«Lei è contraddittorio signor capo Kim. L'altra volta ha fatto una sfuriata dicendo che da quel momento in poi dovevamo rivolgerci a lei come "capo" o "signor Kim"» rise dall'altra parte del telefono e Taehyung sorrise pure sentendo il cuore leggero come una piuma in quel momento.
D'altronde aveva trovato dei buoni amici ed era grato che nonostante nei suoi momenti di rabbia fosse intrattabile loro erano ancora lì, a sostenerlo come sempre.
«Per questo comunque ho deciso di unire i due appellativi e chiamarla "Signor capo Kim" così sono sicuro di non farla arrabbiare.» aggiunse.
Taehyung fece ancora un passo avanti.
«Sì, ma ero arrabbiato. Dai comprendimi Jungkook, la gente quando si arrabbia fa un sacco di cose.»
«Yah sto scherzando Tae-hyung! A ogni modo, come mai mi hai chiamato? È successo qualcosa? Stavo lavorando ai quei documenti che mi hai affidato.» disse.
Taehyung era consapevole che in quel momento il ragazzo si trovasse in ufficio, luogo da dove lui si era allontanato per andare a ritirare alcune cose per lavoro, solo che mentre era di ritorno aveva notato Jin entrare nell'edificio dove lavorava Mi-Yeun e per questo era quasi impazzito, tanto da portarlo a entrare e fingere di avere bisogno di una seduta, anche se alla fine avevano parlato di altro e lui aveva ammesso quanto fosse geloso. Era grato a Jimin per averlo assecondato e il suo affetto nei confronti di quel ragazzo era aumentato di parecchio.
«Tu sì che sei devoto al lavoro!» esclamò divertito.
«Be' mi paghi per questo, e se non adempissi ai miei doveri potrei subire un'altra sfuriata come quella della volta scorsa.»
«Ah ah, comunque! In questo momento sono da starbucks e avevo intenzione di prendere del caffè per tutti, quindi potresti dirmi a che gusto lo volete tu e gli altri?» mancava una sola persona e poi sarebbe arrivato il suo turno.
«Questo è davvero un bel gesto per farsi perdonare. Comunque-» disse e gli fece sapere che gusto piaceva a lui e quello di Hoseok, mentre Subin aveva deciso di non farsi comprare niente da Taehyung, cosa che lo fece sospirare ripetutamente anche perché aveva insistito chiedendo a Jungkook di convincerla. Taehyung non credeva che lei provasse astio nei suoi confronti, ma che piuttosto pensava di non meritare regali da parte sua per quello che aveva fatto e questo lo ferì un po'. Da quando gli era passata la rabbia aveva anche smesso di prendersela con lei per qualsiasi cosa.
Posò di nuovo il telefono dentro la tasca e si avvicinò al bancone sorridendo alla commessa, che lo guardò incantata per alcuni buoni secondi.
«Buongiorno, vorrei ordinare 4 caffè da portare via per favore.» sorrise e la ragazza si morse un labbro mentre annuiva, in mano un blocchetto su cui scrivere e in viso uno sguardo interessato.
«Dimmi pure.»
«Allora, sono un Cream Frappuccino e sul bicchiere deve scrivere Jungkook, un Matcha Tea  Latte per Hoseok e due Salted Caramel Brownie Hot Chocolate che sono diversi degli altri e quindi non c'è bisogno che scriva i nomi, grazie.» 
Nel dubbio decise di prendere a Subin la sua stessa bevanda, contando che dopo averla acquistata non avrebbe potuto dire di no.
La cameriera scrisse tutto e un sorriso enorme gli comparve in viso mentre alzava gli occhi su di lui.
«E tra Jungkook e Hoseok tu chi sei?» domandò.
Taehyung sorrise gentilmente e si portò una mano tra i capelli imbarazzato. Potevano provarci quanto volevano, perdevano solo del tempo.
«Jungkook.» mentì e in cuor suo sperò che il ragazzo non si arrabbiasse, ma poi pensò che non esisteva un solo Jungkook, quindi si rilassò mentre lei gli sorrideva ancora.
«E il tuo cognome qual è Jungkook?»
«Jung Jungkook. Come mai vuoi saperlo?» chiese e nel frattempo avrebbe voluto ridere visto che aveva usato il nome e il cognome di due suoi dipendenti e che ci sarebbe stato da sbellicarsi quando glie l'avrebbe raccontato.
«Sei un bel ragazzo, mi sembra anche di averti già visto da qualche parte.»
«Sono un po' di fretta, dovrei tornare a lavoro, quindi potresti sbrigarti?» chiese con finta cordialità e mentre lei, sorridendo, si allontanava Taehyung sospirò. Un po' lo infastidivano quegli atteggiamenti.
Dopi quindici minuti la ragazza di prima gli portò le confezioni contenenti i caffè, gli disse il prezzo e mentre indietreggiava per allontanarsi la notò scoccargli un altro sguardo. Agitò la testa incredulo e posò tutto nel sedile del passeggero, poi fece il giro per entrare in macchina quando un ragazzo catturò la sua attenzione. Aveva i capelli biondo cenere, pelle chiara e la faccia di chi voleva un sacco di pugni; Chan. Con un gesto veloce chiuse la macchina e si precipitò su di lui che, di spalle, si era appena alzato dopo essersi allacciato una scarpa. Taehyung gli diede uno spintone che lo fece allontanare da lui di parecchio e mentre Chan si voltava sconvolto e arrabbiato tutta l'ira che Taehyung aveva soppresso venne fuori.
«Che diamine fai?» domandò irato mentre Taehyung, sempre più furioso, gli dava un'altra spinta.
«Abbiamo un conto in sospeso noi due.» gli rispose e quella volta gli tirò un pugno in pieno viso che gli fece sanguinare  il naso. Ma a Taehyung non importava, perché lui si era permesso di inventarsi una storiella che aveva rovinato il suo rapporto con Mi-Yeun e doveva pagarla a tutti i costi!
«Non è un atteggiamento molto maturo questo.» sorrise lui mentre il sangue gli colava a fiotti lungo il viso e Taehyung non riusciva a trattenere la rabbia, desiderando solo picchiarlo anche se la mano gli faceva un male cane.
«Me la pagherai per quello che hai fatto.» disse a denti stretti e fece per dargli un altro pugno, solo che quella volta fu lui a finire a terra, con un dolore lacerante al naso e il calore di qualcosa di umido che gli bagnava il volto.
«Perché te la prendi tanto? Alla fine mica mi si è concessa quella puttanella della tua ragazza.» quelle parole innescarono in Taehyung un'ira fino a quel momento sconosciuta e anche se era dolorante per il pugno che aveva preso in pieno viso si mise in piedi e gliene tirò un altro, e poi un altro, e un altro ancora fino a quando catturò l'attenzione della gente che allarmata cercò di dividerli mentre sul suo viso scorrevano sangue e lacrime.
«Taehyung, smettila!»
Jimin lo afferrò per un braccio e lo tirò all'indietro mentre Chan sorrideva con il volto coperto di rosso. Si mise in piedi a fatica e si appoggiò al muro vicino mentre Jimin portava lontano l'amico che, ancora troppo frustrato, cercava di liberarsi per sfogarsi ancora.
«Lasciami Jimin, non ho ancora finito!»
«Yah ti sanguina il naso e non penso che la violenza sia la soluzione, ormai il danno è stato fatto quindi è inutile fare così!»
Taehyung lo fissò e in quel momento si accorse di quanto male gli facesse la faccia. Si portò una mano sull'umido e guardò il suo dito rosso respirando forte.
«Non è stato solo quello. Ha chiamato Mi-Yeun in modo che non mi è piaciuto.» rispose.
«Quanto vuoi che valgano le sue parole? C'è un detto che dice: "quando la volpe non arriva  all'uva dice che è acerba." il che significa che quando la gente non ottiene ciò che desidera parla a sproposito. Lascialo perdere.»
Le parole di Jimin lo calmarono e quando lui si offrì di accompagnarlo all'ospedale declinò, dicendo che andava tutto bene e che doveva assolutamente andare a lavoro, mettendosi poco dopo in macchina e dirigendosi verso la sua azienda.

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