31. Jamais Vu

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"Perché sto piangendo così tanto? Resta al mio fianco e sorridi. Un futuro senza di te è come un mondo senza colori. È monocromatico e freddo. L'oscurità che abbiamo visto è bellissima, voglio che tu creda in me. Guardo direttamente solo verso di te, quindi non andartene."

Quando Taehyung varcò la soglia dell'entrata del cancello di casa sua sentiva come se la sua anima avesse lasciato il corpo e fosse fluttuata via. Ancora pioveva e lui era ormai fradicio fino alle ossa, ma non gli interessava, non gli importava che gli fosse venuta la febbre, se ne fregava del freddo, dell'acqua e di tutto. L'unica persona a cui realmente teneva era ormai andata via per colpa sua e di nessun altro, e per questo si odiava. Mentre un fulmine illuminò il buio che c'era già nonostante fossero ancora solo le cinque e mezza del pomeriggio, Taehyung si trascinò verso il portone di casa sua con un peso nel cuore che lo rendeva pesante, incapace anche di respirare, gli facevano male i polmoni, si sentiva morire ma non riusciva nemmeno a piangere. Ormai aveva perso la voglia persino di sfogare la rabbia, sentiva solo un grande vuoto nello stomaco che gli aveva fatto passare la fame e la sete. Il nulla più totale. Si chiuse alle spalle il portone bianco, facendo sgocciolare tutta l'acqua che aveva addosso sul pavimento liscio, ma non se ne curò. Come se fosse un fantasma quasi si costrinse a strisciare su per le scale verso camera sua, con l'intenzione di chiudersi lì dentro per il resto dei suoi giorni. Sapeva che senza di lei non sarebbe sopravvissuto, ma ormai il danno lo aveva fatto. Perché era stato così stupido da dirle quelle cose che non pensava nemmeno? Non riusciva semplicemente a dirle di amarla e di voler stare con lei per il resto della sua intera esistenza? E adesso che doveva fare per rimediare? Mentre saliva il primo gradino sentì il petto dolergli, accorgendosi che Ji-Ni era dietro di lui ed era sicuramente preoccupata. Ma non aveva voglia di parlare con nessuno, voleva solo il silenzio. Niente pensieri, niente parole inutili, niente di niente. Solo ed esclusivamente la quiete, perché non sarebbe riuscito a sopportare per molto le lacrime che minacciavano di scendere. Voleva stare da solo e sfogarsi dei suoi sentimenti contro se stesso e basta.
«Taehyung, per l'amore di Dio! Ti verrà un malanno, perché sei così bagnato?» chiese precipitosamente Ji-Ni correndo a fermarlo per un braccio, visto che lui non ne voleva sapere di fermarsi, ma dopo la stretta della cuoca non riuscì più a muoversi. Vedeva tutto scuro, si sentiva collassare.
«Lascia che mi prendi anche due o tre malanni. Non m'interessa.» la sua voce era un sussurro e questo allarmò Ji-Ni ancora di più. Gli si parò davanti e lo costrinse a guardarlo, ma lui si rifiutava. Teneva gli occhi bassi senza dire una parola, come se avesse anche perso la capacità di parlare.
Per caso è successo qualcosa? Sei così pallido, grondi d'acqua dappertutto e sembri così... così...» Ji-Ni lo fissò senza sapere come concludere la frase e in quel momento Taehyung alzò gli occhi su suoi e li sentì bruciare. Perché non lo lasciavano in pace? Non capivano che faceva ancora più male vedere gli sguardi penosi che tutti gli rivolgevano?
«Lasciami in pace.» rispose semplicemente e si liberò con un movimento brusco della sua presa, riprendendo a salire le scale con una lentezza che considerava snervante ma a cui non riusciva a fare a meno.
«Taehyung, che è successo? Parlami, sei così distrutto.» Ji-Ni trovò la parola perfetta per descrivere Taehyung; anche lui si sentiva così. Il cuore, il corpo intero, i suoi sentimenti e la sua anima dolevano troppo per sopportarlo. Si chiedeva che cosa doveva fare per riuscire a trovare un po' di sollievo, come doveva comportarsi per riuscire a superarla.
«Voglio restare da solo.» rispose e aprì la porta della sua stanza, quando Ji-Ni gli afferrò di nuovo il braccio e in quel momento, purtroppo, scoppiò. Si era trattenuto abbastanza, provava così tanto dolore da non riuscire a parlare nemmeno chiaramente. Sembrava che avesse in gola un nodo molto stretto che non riusciva a sciogliere, l'amaro in bocca per la sua testardaggine  di  comportarsi freddamente per colpa del passato e poi pentirsene, perché di una cosa era certo, e cioè che avrebbe dovuto chiederle scusa per essersi comportato come un idiota e tornare insieme a lei, non insinuare che non gli importasse niente tanto da portarla ad andarsene.
«Ho detto di lasciarmi in pace! Basta, non mi parlate, non mi guardate, fate finta che io non esista perché questo è quello che voglio, non essere mai esistito in questa Terra!» gridò e invece di chiudersi nella stanza, come aveva progettato, si piegò sulle ginocchia e nascose la faccia tra le mani, singhiozzando anche se si era promesso di trattenersi fino a quando sarebbe stato da solo. Ma non ce la faceva più, aveva bisogno di sfogo, di urlare per liberarsi di quel macigno anche se era sicuro che non sarebbe stato abbastanza.
«C'entra Mi-Yeun?» chiese preoccupata Ji-Ni abbassandosi alla sua altezza e avvolgendolo tra le sue braccia. Taehyung la lasciò fare solo perché non aveva più le forze per combattere, né per respingere qualcuno, né per dire di lasciarlo stare. Senza di lei non aveva senso nemmeno respirare.
«Tra di noi è finita per sempre.»
L'amore lo aveva distrutto e l'amore lo avrebbe ricomposto e poi distrutto ancora una volta. Era un circolo vizioso.
«Taehyung, il tempo guarirà tutte le ferite e poi non credo che lei ti abbandonerà per sempre. A meno che non sia una cosa grave potrebbe...» stava per dire, ma Taehyung la interruppe.
Si asciugò gli occhi con la manica della giacca, che ancora molto umida per colpa della pioggia non fece altro che bagnargli il viso, poi si mise in piedi e tirò su con il naso, stringendo i pugni delle mani lungo i fianchi e tremando per il freddo e lo sconforto.
«Ho fatto una cosa gravissima e il tempo non guarirà un bel niente. Il dolore non è temporaneo, semplicemente ci si abitua, si impara a conviverci... ma la sofferenza... la sofferenza torna non appena ti distrai dal non pensarci. E io ho così tanta paura di non riuscire a farcela, di non riuscire a imparare...» sussurrò perché tanto non voleva più nemmeno essere capito da nessuno.
«Taehyung sei intelligente, tu riuscirai a imparare tutto come hai sempre fatto.» rispose lei mettendogli una mano sulla testa ma troppo arrabbiato e frustrato con se stesso e con tutto quello che aveva intorno, indietreggiò e varcò la soglia della sua camera.
«Non sai nemmeno quante di quelle volte ho sperato di esser nato stupido.» disse prima di sparire dentro.
Taehyung non si curò di cambiarsi gli abiti con dei vestiti asciutti, si liberò solo della giacca lasciandola sul pavimento e poi si buttò sul letto con i capelli che gli facevano gocciolare sul viso acqua fredda e salata. Si rannicchiò su se stesso e strinse forte il cuscino mentre piangeva. Fuori il temporale impazzava sulla città di Seoul e Taehyung ebbe come la sensazione che cielo stesse piangendo insieme a lui e questo non fece che aumentare la sua angoscia. Singhiozzò, urlò, strinse forte i pugni e cercò di non pensarci, ma era tutto inutile. Ormai niente lo avrebbe fatto stare meglio. L'unica cosa che voleva era svegliarsi da quell'incubo ma purtroppo sapeva benissimo che il dolore che provava era reale. I ricordi, infami come lui li aveva definiti, non faceva altro che mostrargli i momenti più belli passati insieme a lei e la memoria della notte più bella della sua esistenza lo ferì più di tutto. La felicità che aveva provato quel giorno, prima di partire per Tokyo, era così intensa che sentì mancarsi il respiro non appena ricordò che era svanita nel nulla. Gli occhi di Mi-Yeun erano così freddi mentre pronunciava quelle parole che per un po' nemmeno la riconobbe più. Chi era lei? Non era più familiare, non riusciva a riconoscerla. Ora si sentiva come intrappolato in un jamais vu*, non era più in grado di ricordarsi di quelle sensazioni familiari che per tanto tempo l'avevano fatto sorridere, non riusciva più a respirare facilmente. Tutto quello che sentiva era freddo, mancanze, dispiaceri, sofferenza, perdita, solitudine... avrebbe voluto dimenticarsi di tutto. Voleva chiudere gli occhi e poi riaprili senza il ricordo di ciò che stava accadendo. I suoi sogni si erano tutti distrutti, le sue speranza e certezze erano state spazzate via come una casa di carte che dopo molto tempo era riuscito a costruire ma che era stata buttata giù dal vento come se nulla fosse, con la velocità della luce. Il suo telefonò squillò nello stesso momento in cui lui si mise a sedere sul letto e si spostò i capelli bagnati dalla fronte. Con un'enorme speranza nel petto che potesse essere lei, che avesse cambiato idea, si alzò e corse verso la giacca per prenderlo, ma nuovamente si sentì spezzato. Era Jimin...
Trattenendo i singhiozzi si portò il cellulare all'orecchio, restando in silenzio e lasciando parlare per primo lui, perché Taehyung non aveva voglia di respirare.
«Taehyung-ah! Per fortuna tu mi rispondi! Mi-Yeun mi stacca tutte le chiamate, per caso è ancora lì con te?» domandò con la solita voce morbida.
Taehyung respirò: aveva incontrato Jimin mentre si dirigeva da lei e gli aveva assicurato che sarebbe riuscito a sistemare le cose, come faceva a dirgli che aveva fatto l'idiota e che per questo lei non ne voleva più sapere? «Taehyung-ah?» la voce di Jimin lo fece trasalire, si era di nuovo perso nei ricordi.
«No Jimin, non è qui con me.» rispose e tentò di nascondere la voce tremante ma non ci riuscì, era sicuro che Jimin si sarebbe accorto di tutto, come era sempre successo. Lui non era in grado di mentire e di questo ne erano a conoscenza tutti i suoi amici, per questo avrebbe detto la verità a qualsiasi domanda che l'amico gli avrebbe chiesto, indipendentemente dal fatto di perdere anche lui perché tanto credeva di meritare di starsene da solo.
«Taehyung, che è successo?» chiese preoccupato.
Taehyung si trascinò verso il letto e ci si buttò sopra, respirando forte nel tentativo di riprendere aria e calmarsi dal pianto, ma non ci riusciva. Non ne era più in grado.
«È finita. È finita per sempre.» e doverlo ammettere gli fermò il cuore.
Jimin rimase per un po' di tempo in silenzio, come se volesse concedergli il tempo di riprendersi un po', e Taehyung ne fu grato.
«Aspetta, non dire così! Magari è solo arrabbiata e si sta comportando in questo modo, però Taehyung lo sapevi che la situazione non poteva andare per molto avanti in questo modo... lasciale il tempo di calmarsi e poi chiedile di essere la tua ragazza e lei tornerà quella di prima.»
«Jimin, voglio stare da solo. Scusa, ma non ho voglia nemmeno di respirare.» la sua voce tremava così tanto che dubitava Jimin avesse capito qualcosa di ciò che aveva detto, ma il suo migliore amico, come sempre, capiva ogni cosa di lui e questo lo faceva sorridere.
«Lo capisco Taehyung, solo stai calmo... ti voglio bene, domani passo a prenderti e ne parliamo di presenza.» lo consolò.
Taehyung sorrise, almeno lui gli voleva ancora bene.
«Va bene Jimin, ti voglio bene anch'io.» disse e riattaccò la chiamata, lasciando le lacrime e i ricordi, belli e brutti, torturarlo.

*Jamais Vu: è il contrario di Déjà vu. È quindi l'incapacità di ricordarsi di situazioni e persone familiari.

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