Capitolo 84 - L'orgoglio che precede la caduta

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Il male ha delle ali e il bene va a passo di tartaruga.
Voltaire


Sei anni prima

Suonai il campanello. Mi accesi una sigaretta e attesi che Lucas mi aprisse.

Aspettare ormai, per me, era diventata un'occupazione. Una delle poche a cui mi aggrappavo. La vendetta in fondo non era altro che una lunga attesa. Era non aspettare niente che sarebbe stato terribile.

Alzai gli occhi lungo l'edificio.

Ci eravamo dati appuntamento per vederci questa mattina a colazione, ma Lucas sembrava essersi preso altri impegni.

Un'idea mi balenò in testa.

Essere pronti era molto, saper attendere era meglio, ma sfruttare il momento era tutto.

Quando un condomino uscii dall'edificio, ne approfittai per entrare e salire le scale fino al suo appartamento. Suonai il campanello al piano e attesi ancora una volta, ma sembrò deserto, così rovistai nella mia borsa alla ricerca della chiave che avevo fatto in modo di avere a sua insaputa ed entrai.

«Lucas.» Nessuno rispose. Non persi tempo, mi diressi verso il suo studio e rovistai tra le sue carte sulla scrivania alla ricerca di quanto potesse scatenare l'interesse di Evans. Poi mi ricordai. Ero proprio qui, nel suo studio, a discutere di qualcosa che neanche ricordavo e si era alzato per aprire una sorta di vano e digitare un codice di sicurezza che nella fretta avevo cercato di memorizzare. Esitai solo un attimo perché dopo non sarei più potuta tornare indietro e mi avvicinai alla parete in cui vi era racchiusa la cassaforte e provai a digitarlo. La prima volta lo sbagliai, ma il secondo tentativo andò in porto. L'aprii e allungai la mano per prendere la cartella che vi era all'interno, una delle tante. Ne sfogliai il contenuto. Transizioni e vendite di un vasto arsenale di armi, nessuna firma, facevano solo riferimento a una società fantoccio. Lista e tappe della tratta, fornitori e cifre da capogiro. La parte interessante venne con i numerosi dati che aveva raccolto su Evans e sul suo progetto alla periferia della città. Azioni, conti bancari che non esitai a fotografare con una certa rapidità. Tenni l'orecchio teso per qualsiasi evenienza, mentre il mio cellullare scattava a intermittenza. Ogni più piccolo frammento d'informazione era già scolpito nella mia testa. Poi rimisi tutto come lo avevo trovato e mi affrettai a uscire dall'appartamento. Aprii la porta d'ingresso e sentii l'ascensore salire, mi affrettai a correre giù per le scale e, dopo aver sollevato il cappuccio della giacca, mi lasciai l'edificio alle mie spalle.

Circa venti minuti dopo entrai al locale e mi diressi nell'ufficio di Evans; ogni passo mi costò una fatica immane. Le parole che era stato capace di dirmi mi bruciavano ancora addosso. Bussai e, dopo che mi ebbe dato il permesso, entrai trovandolo seduto dietro la sua scrivania. «Che vuoi, Miranda?» domandò, senza nemmeno alzare lo sguardo. 

Non mancava più di farmi ricordare che ora ero solo un peso di cui avrebbe voluto disfarsi.

«Ho quanto mi avevi chiesto.» Lasciai cadere davanti a lui quanto avevo recuperato da Lucas. Movimenti bancari che lo collegavano a King e Arnold. Azioni fatte alle sue spalle, al solo scopo di approfittarsi di lui. Non mi mossi, mi godetti la sua espressione mutare visto che era un'occasione rara quanto ghiotta per la mia rivincita.

«Li hai letti?» mi chiese.

«No. Sono illeggibili per me.»

Finalmente alzò gli occhi su me, per sondarmi alla ricerca della verità.

Distrailo, mi imposi.

«Mi sono vista con l'agente che sta ficcanasando in giro.»

Mollò i fogli sul tavolo ed ebbi tutta la sua attenzione. «Grave come confessione. Ti avevo detto quando si rifà vivo, avvicinalo. Non che tu avresti dovuto...»

L'Odissea Dell'Animo [Completa] Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora