Capitolo 29 - Animo Risoluto

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"Vi è una ostinazione in me che non tollera di lasciarsi intimidire dalla volontà altrui. Il mio coraggio insorge a ogni tentativo di farmi paura."
JANE AUSTEN

Nove anni prima

Edward mi fece scendere dalle sue braccia e osservai gli uomini che ci tagliavano la strada, impedendoci di continuare per il nostro cammino. 

«Siamo venuti a riscuotere quanto ci spetta. Il carico che avete perso ce lo devi ripagare.»

«Io non vi devo proprio nulla» vociò Edward. Risero di lui e accorciarono la distanza che ci separava. Mi strinsi a lui prima di voltarmi e accorgermi così che anche alle nostre spalle vi fossero un paio di uomini. Istintivamente infilai la mano alla ricerca del mio coltellino, presagendo grossi guai. «Torna a casa.»

Impiegai alcuni secondi per capire che Edward si stesse riferendo a me e alzai gli occhi su di lui. Quando capii che fosse serio, scossi la testa contrariata. «No...»  

Non riuscii, però, a farmi valere che uno di loro s'intromise. «Gli darei retta se fossi in te, ragazzina.» 

Spostai lo sguardo sull'uomo che ora stava sorridendo beffardo e gli gettai un'occhiataccia, mentre non esitò ad avanzare verso di noi. Edward mi si parò davanti. «Lei non c'entra niente, lasciatela andare via. Poi ce la vediamo tra noi.» 

«Non ne sono del tutto convinto.» Guardai male l'individuo che stava facendo della psicologia da strapazzo con noi. Era alto e robusto, superava di due spanne Edward e in forza direi che fosse nettamente superiore a entrambi, ma il ragazzo al mio fianco non sembrava esserne per niente intimorito. «Facciamo così, considera il debito dimezzato se ci permetti di lavorarcela un po'...» 

La nausea m'investì non tanto per quello che disse ma per quello che sottintese. Voleva solo provocarlo e mi tesi quando sentii Edward ridere sarcasticamente. Alzai gli occhi su di lui per vedergli spuntare un sorriso glaciale sulle labbra che si affrettò a sostituire con l'espressione più dura che gli avessi mai visto fare. «Ti ci devi solo azzardare.» Il sorriso scomparve anche dal volto dell'uomo di fronte a noi e guardò Edward sfidandolo a reagire. «E ti ripeto che non sono in debito proprio con nessuno, perciò girate al largo.» 

L'uomo stufo di aspettare, avanzò verso di noi e senza pensarci troppo intervenni. Tirai fuori il cellulare di modo che lo vedessero bene e feci partire la chiamata. «Io non farei un altro passo e ci lascerei andare se non vuoi aver a che fare con la polizia.» 

L'uomo pelato e dai tratti dell'Est sorrise prima di fare un cenno alle mie spalle e non riuscii nemmeno a voltarmi che qualcuno mi afferrò, strattonandomi all'indietro. Persi il cellulare nella colluttazione e il suono della sua rottura si riversò anche dentro di me. Edward si voltò verso di me, realizzando solo un secondo troppo tardi quanto successo e mi trovai così imprigionata nella presa di un uomo che mi tratteneva con un braccio al collo. Guardai Edward e non mi sfuggii la paura nei suoi occhi. Voleva mostrarsi forte per tutti e due, ma la situazione stava precipitando inevitabilmente.

L'uomo alle mie spalle si chinò per parlarmi vicino all'orecchio e il suo alito mi nauseò. «Goditi lo spettacolo, tesoro.» 

Il terrore m'invase quando capii il vero significato delle sue parole e osservai quello che avvenne davanti ai miei occhi senza che potessi fare nulla. Edward colpì il viscido alle sue spalle. Usò una forza brutale ma non fu sufficiente per averla vinta. La sua reazione era proprio quella che si aspettavano e in cui speravamo e infatti poco dopo gli furono addosso, massacrandolo di botte. Era solo un ragazzo in confronto a loro, eppure sembrò non importare a nessuno di loro.

L'Odissea Dell'Animo [Completa] Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora