Capitolo 102 - Le delusioni aprono gli occhi, chiudono il cuore

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Prima che il cielo crolli sulla stanza fammi respirare un attimo di pace.

Sei anni prima 

Le urla mi portarono ad allontanarmi dalla fastidiosa tavolata e dal circo che ero stato messo in piedi

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Le urla mi portarono ad allontanarmi dalla fastidiosa tavolata e dal circo che ero stato messo in piedi. Il caos non era quello di cui avevo bisogno in questo momento, ma i festeggiamenti erano in atto. Evans si stava divertendo tra donne e champagne per onorare la vittoria che credeva di aver avuto. Contento di aver eliminato chi avrebbe potuto mettergli i bastoni tra le ruote. E, ripensandoci, lo stomaco mi si contorse senza che potessi evitarlo. Ma, prima che potessi capitolare, mi imposi di non perdermi a riflettere sul casino in cui ero finita: i sensi di colpa, la paura e la tensione, li sentivo battagliare dentro di me in un circolo senza fine. Purtroppo, avevo fatto delle scelte e ora dovevo prendere una decisione. Una decisione di vitale importanza, ma non stasera. Stasera avevo bisogno di annullare l'intero universo, e qui era possibile. In fondo, un locale come questo era una realtà alternativa. Una realtà separata dal resto del mondo.

Mi avvicinai al bancone e mi feci servire il solito impaziente di annebbiare ogni cosa. E il barista stava per soddisfare la mia richiesta quando un uomo mi si avvicinò, invadendo il mio spazio. Il suo alito mi invase. «Chi è lei? Credo di...»

«Una donna che vuole stare sola», dissi, gelida. 

L'estraneo però era troppo preso da sé stesso per accorgersi del mio fastidio. Mi afferrò per un braccio. «Le offro da bere, venga a sedersi con me.»  

Abbassai lo sguardo sulle sue dita che mi stringevano, per poi alzare gli occhi su di lui con una calma solo apparente.

«Ehi, ti ha detto che non vuole! Gira al largo» proruppe Sebastian, facendo dileguare l'insistente festaiolo.

«Che cosa fai?» gli chiesi.

«Gli salvo la vita, sembravi pronta a spaccargli la testa» scherzò.

«Vedo che sei di buon umore», dissi, poi sorrisi, e lui mi si fece vicino.

«Ho le mie ragioni.»

«E sarebbero? Nessun guaio all'orizzonte, vero? Ti ho messo un'altra volta nei casini e non avrei dovuto.»

«Avremo modo di parlare di questo. Ma non adesso.» Chiuse il discorso, prendendomi in contropiede. 

Diressi i miei occhi su un Evans distratto dai suoi impegni, poi notai che non ero l'unica a seguirne l'esistenza: Sebastian stava facendo lo stesso. I predatori per un attimo diventammo noi, mentre la nostra vittima si divertiva incurante di quanto aveva attorno.

Mi sentii sfiorare la schiena e non mi mossi nel momento in cui Sebastian si chinò su di me. Accarezzò la mia pelle, tracciando una scia dalle spalle fino al volto. In un tocco segreto che non mi risvegliò alcuna sensazione in particolare. Ancora una volta mi trovai a constatare che non provavo niente, mentre continuava a toccare l'involucro in cui era racchiuso il mio essere.

L'Odissea Dell'Animo [Completa] Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora