Capitolo 114- I veri paradisi sono i paradisi perduti

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"È vero che gli amori nascono e muoiono. Non è vero, però, che
questo accade senza dolore."
M.Stefani

Morgan

«Perché non cerchi di capire che cosa vuoi? E provi a costruirti un nuovo futuro?»

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«Perché non cerchi di capire che cosa vuoi? E provi a costruirti un nuovo futuro?»

«Perché, forse, non ho la forza che hai tu.» Fu la sua risposta. 

Gettai una rapida occhiata a Sandra che mi sedeva a fianco prima di riportare lo sguardo sulla strada e, afferrando saldamente il volante, accelerai non essendoci traffico. «Non sono affatto forte come dici» replicai. «Ma se non c'è più un futuro da sognare, si finisce per guardarsi indietro e la nostalgia diventa uno stile di vita.»

«Morgan: il sognatore. Non sei affatto la persona che ricordavo» disse lei, prendendosi gioco di me. «Sei sempre stato un uomo con i piedi per terra. Molto pragmatico...»

«Ti ricordi com'eri da ragazza? Rammenti come si è sfrontati e invincibili a quell'età?», domandai. «Mi ricordo di una domenica, ai tempi della scuola superiore quando, sotto gli effetti della birra, avevo deciso di attraversare un ponte ferroviario che si ergeva sopra un'ansa rocciosa del fiume. Sul ponte non c'era alcun passaggio sicuro accanto ai binari: se fosse arrivato un treno, sarei finito nel vuoto, oppure sotto le rotaie. Però non era arrivato nessun treno, avevo attraversato il ponte tranquillamente, senza fretta, mentre gli amici mi acclamavano dalla parte opposta. Allora non mi sarei mai aspettato di essere fatto deragliare da un treno, e qualche mese fa non avrei mai creduto di farmi deragliare da una donna fuggitiva, eppure è successo.» Sospirai. «Ho smesso di stupirmi e ho lasciato fare al destino visto che, di sicuro, è più pragmatico di me.» 

Sandra rise e io, inevitabilmente, sorrisi.

Prima che ci incontrassimo, vagavo per la vita senza una direzione, senza una ragione. So che, per qualche motivo, ogni passo che avevo fatto da quando avevo imparato a camminare di nuovo era un passo verso di lei. Eravamo destinati a incontrarci, in un modo o in un altro.

«Quando l'amore è autentico devi tenertelo stretto, perché ormai siamo abbastanza grandi da sapere che non capita spesso. Non fare l'errore di dimenticarlo mai» mi ricordò.

E riconoscendo che fosse il vero, all'improvviso mi sentii meglio. Non ero tornato del tutto alla normalità ma avevo ritrovato in parte l'equilibrio. Più ci pensavo, più mi rendevo conto che la mia cara amica avesse ragione praticamente su tutto. Innamorarsi faceva paura e all'inizio rendeva chiunque piuttosto nervoso. Ci aveva visto giusto anche quando mi aveva assicurato che parlare con Carmen avrebbe messo a tacere tutti i dubbi. D'accordo, forse i miei sentimenti non erano così semplici e lineari come avrei voluto. Ma cosa mi turbava esattamente? Il fatto che mi avesse mentito? Che mi avesse abbandonato? Le parole d'amore che ci eravamo scambiati? Oppure che fino a qualche mese prima non mi sarei neppure sognato di innamorarmi di nuovo? Un insieme di tutte queste cose, ammisi. Ma allora perché quest'ansia improvvisa? Era ridicolo pensare che il suo dichiararsi potesse scardinare in qualche modo il mio equilibrio. Be', ora basta. Avrei compiuto il mio dovere. Ne avevo abbastanza di ingannare Carmen e me stesso. La sua lettera mi aveva aperto gli occhi su molte cose, compresa la consapevolezza del mio egoismo. Ma come avevo potuto anche solo prendere in considerazione l'idea di lasciarla? Sarebbe stato come togliersi un pezzo di cuore. E non avevo doveri che verso di lei.

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