Capitolo 83 - La fortuna è un attimo, la vita è tutto il resto

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Un istante sospeso, una bolla di colori delicati, uno stupore e un senso di allegria improvvisa. E ti viene di proteggerlo quell'istante, come se fosse un sogno.
Fabrizio Caramagna


Edward 

Aspettai che si tirasse su il vestito, poi l'aiutai con la cerniera. Nella luce della mattina i capelli biondi erano spenti, anziché sgargianti. Fissai la sua pelle nuda e a un tratto sentii tutto il peso che non potevo fare a meno di portare, gravarmi maggiormente addosso.

«Com'era lei?» domandò, di punto in bianco. 

«Lei chi?»

«La madre del bambino che vuoi adottare. La madre di quello che dici essere tuo figlio.»

I miei muscoli diventarono granito. Guardai Emily con malcelata irritazione. Non era una conversazione che avevo voglia d'intavolare. «Perché t'interessa?»

«Perché m'interessa? Cosa ti farà credere che questa donna non lo vorrà per sé? Che si limiterà a fare finta di nulla? Prenderà un avvocato ancora prima che riusciamo a entrare in tribunale. Farai meglio a ripassare la tua parte, perché dovrà essere a prova di bomba.»

«Non ti devi preoccupare di questo. Dimenticati di lei perché non è un nostro problema. Non lo è.»

«No?» Si voltò verso di me. «Dovrai convincere queste persone che siamo la coppia del secolo. Una coppia stabile che potrà prendersi cura di questo bambino.»

«Qual è il tuo problema? Il bambino? No, vero?» le chiesi, con un certo sarcasmo. «Siamo noi due il problema. Cosa vuoi? Ufficializzare?» Mi bastò un'occhiata per comprenderla. Con lei era tutto semplice, facile, e per un attimo mi diede fastidio. Realizzai così che le parole di Carmen mi fossero entrate nella testa più di quanto avrei mai voluto ammettere. Bastava avere una conversazione con quel diavolo di donna per dare in escandescenze. Stavo ancora cercando di riprendermi dagli scontri verbali che avevamo avuto a casa di Morgan, ma non mi sarei arreso, l'ultima cosa che volevo era lasciarmi raggirare. Mi ero sbagliato su tutta la linea con lei, era diventata qualcuna che non avrei mai voluto scoprire e avevo finito per fare promesse che avevo già infranto. «Cosa vuoi da me, Emily? Perché mi sembrava che la situazione fosse chiara. Ne avevamo già discusso apertamente.» Annuì a disagio. «Non succederà. Non allargarti troppo.»

La sua espressione si fece delusa, ma provò a farmi comprendere le sue ragioni. «Se vuoi quel bambino, ti consiglio di prenderlo almeno in considerazione. E poi la mia domanda era un'altra.» Mi guardò dritto in faccia. «Com'era lei?»

«Perché insisti? Tutto ad un tratto, sei gelosa?»

«No, ma sono curiosa. Vorrei capire chi è la donna che è stata in grado di rubarti il cuore tanti anni fa» ammise, con riluttanza. «Sei sempre stato molto sulle tue. Siamo insieme da anni, eppure non conosciamo molto l'uno dell'altra. So solo che ho paura, non provo gelosia, solo paura che mi venga portata via la stabilità che ci siamo costruiti. Ogni giorno vado al lavoro e torno a casa sapendo che ci sarei tu, Edward. Siamo sempre andati d'accordo, non ricordo nemmeno una discussione che valga la pena di essere considerata tale. C'è una grande sintonia. Il sesso poi è straordinario fin da quando eravamo ragazzi, ma ultimamente sei altrove. Non ci sei quasi mai, mi eviti, mi tocchi a malapena e non me lo merito. Anche perché appena mi hai chiesto di aiutarti non ho esitato a confermarti la mia collaborazione. Quindi temo che tutta questa situazione possa portarti via da me.»

«Non succederà», dissi, senza alcuna esitazione. Più per convincere me stesso.

«E allora dimmi com'era. Voglio capire.»

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