Capitolo 2- Un Incontro Particolare

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Se insisti e resisti
raggiungi e conquisti.
Trilussa

Carmen

Scesi dal taxi e nel farlo mi sistemai lungo le cosce il vestito. Osservai il cielo sopra di me prima di spostare lo sguardo sulla folla di gente che gremiva la strada. La via, ricca di negozi e boutique, era una delle più rinomate e ricercate dalle persone del posto, così come una delle più ambite. Mentre camminavo, non mi sfuggirono alcune occhiate di apprezzamento o ammiccanti da parte di uomini che passarono al mio fianco e trattenni a stento un sorriso. Ricambiai gli sguardi a testa alta e con aria di sfida, fino a quando non raggiunsi la galleria d'arte in cui lavoravo come curatrice.

Mi occupavo dell'esposizione, della scelta e dell'organizzazione. Accoglievo e ospitavo su proposta opere conosciute, oppure opere di artisti alle prime armi. Mi ero realizzata: vivevo per la mia carriera e per il mio successo personale. Dovevo solo continuare con la stessa tenacia di sempre e sarei arrivata lontano.

Mi diressi subito nel mio ufficio per potermi dedicare a sistemare alcune scartoffie e a rispondere al telefono riguardo ad aste, a inaugurazioni, e qualsiasi altro sbocco che mi permettesse di allargare i miei confini. E quando finalmente uscii dalla tana in cui mi ero rifugiata, trovai alcune persone intente ad ammirare i quadri alla ricerca di quello che avrebbe attratto maggiormente la loro personalità. 

Salutai e prestai i miei consigli, prima di soffermarmi su un dipinto che ogni volta mi attraeva come pochi. Non era tanto quello che rappresentava, ma le emozioni che mi trasmetteva: lo vedevo ogni giorno, eppure non era sufficiente per riuscire a ignorarlo.

Ero talmente presa dalle mie sensazioni che non mi ero accorta di uno sguardo insistente su di me. Mi voltai e trovai un uomo fermo a pochi metri da me. Ormai era troppo tardi per tirarsi indietro. Due occhi neri come la pece mi scrutarono mentre un sorriso fece capolino sulle sue labbra. Era più alto di me e aveva dei capelli abbastanza lunghi che gli incorniciavano il volto, attribuendogli un'aura selvaggia. I lineamenti pronunciati e grotteschi gli attribuivano un non so che d'intimidatorio ma che al contempo riuscirono ad ammaliarmi. Come, però, uno dei quadri che tanto m'ingarbugliavano i pensieri per l'attrazione che mi scaturivano, intuii che fosse una persona originale quanto da evitare, perciò distolsi lo sguardo.

Non passarono neanche pochi attimi che sentii una presenza al mio fianco e un forte odore di colonia maschile a inebriare l'aria attorno a me. «Non volevo mancarle di rispetto», disse.

Gli gettai una rapida occhiata incuriosita dai suoi modi e lo trovai intento a fissare il quadro davanti a noi, perso nei suoi pensieri, e non potei fare a meno di sentirmi esposta e vulnerabile.

«Sa, mi ero fatto una promessa un po' di tempo fa: di non privarmi più della bellezza che la vita ha da offrire, ma non credevo che un giorno avrei avuto l'onore di trovarmela davanti in carne e ossa.»

Lusingata dal suo complimento ma al contempo restia dal mostrarmi accondiscendente o di dar adito a fraintendimenti, ribattei: «Non l'ha fatto, e ora se vuole scusarmi...»

«Non se ne vada» mi pregò. «Ho una specie di malattia rara: non posso essere lasciato solo per più di cinque minuti...» 

«Altrimenti?» domandai, trattenendo a stento una risata.

«Se vuole conoscere la mia storia mi toccherà invitarla a cena. Facciamo stasera per le otto?»

«È una tecnica che usa con tutte le donne o sono stata l'unica a sorbirmene l'onore?» lo schernii e si finse offeso ma nei suoi occhi lessi solo divertimento per una vittoria che credeva ormai di avere impugno. «Non verrò a cena con lei, signor...» 

L'Odissea Dell'Animo [Completa] Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora