Capitolo 89 - L'eredità della vipera

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In passato chi ha cercato stupidamente di ottenere il potere cavalcando la tigre ha finito per esserne divorato.
J. F. Kennedy


Sei anni prima

Rick Evans

Ero convinto che astinenza e paranoia fossero la via più veloce per creare il proprio inferno. Per me non c'era altro tormento che la stupidità dei miei simili. Noi eravamo già all'Inferno, e la sola scelta che avevamo era tra essere i dannati che venivano tormentati o i diavoli addetti al loro supplizio.

Il salone era ricolmo di gente con cui ero in affari da anni e altri che conoscevo solo di vista. Gente di ogni tipo: dai più puritani ai peggiori diavoli di questa città. Questa realtà era come un sottile strato di ghiaccio su un profondo oceano di caos e oscurità. Non avrei voluto essere qui, a questa stramaledetta festa organizzata dall'uomo che più odiavo su questa terra, ma il dovere prima del piacere.

Afferrai il bicchiere ricolmo del mio amato bourbon, ne bevvi un terzo, e feci vagare il mio sguardo attorno. L'alcol mi bruciò in gola e mi concentrai sulla sensazione che mi scaturì per non dover pensare all'ultima volta che avevo varcato le porte del suo regno. L'unica volta che riguardava anche la ragazza che mi infestava il cervello, avvelenandomi fin da quando l'avevo conosciuta.

Se avessi chiuso gli occhi, avrei potuto ancora vedere l'immagine ben scandita nella mia mente di lei che tutta trafelata correva giù per le scale con il seno sanguinante, la sua espressione terrorizzata e il suo rasserenarsi alla vista del sottoscritto.

Non avrei più visto quello sguardo: quello che era arrivato a fidarsi e confidare in me. L'avevo spazzato via in un attimo, così come avevo fatto con lei. E ora era a trastullarsi con Lucas nel loro nido d'amore, entrambi sognatori di una realtà che mi sarei procurato di frantumare solo per il mio piacere personale.

Aveva commesso l'ennesimo errore, andandosene con lui.
Oh, eccome se lo aveva commesso.

King mi si affiancò. «Allora che te ne pare?» 

«Sfarzoso, come tuo solito. Diciamo che andare per il sottile non è il tuo forte.»

«Stanno parlando tutti alle tue spalle. Alle nostre» mi informò, cambiando argomento.

«L'idea è stata tua. Trova una spiegazione che possa soddisfare la loro fame di conoscenza.»

Fece un tiro dal sigaro che aveva con sé, mentre io mi soffermai con lo sguardo su una coppia intenta a sghignazzare in un angolo. Lui la reggeva per i fianchi, stringendosela a sé e sentii la fame crescere dentro di me. Una fame diversa, quella della mancanza. 

«Se la mia vita andrà in pezzi, ci andrà anche la tua e quando avrò finito, affogherai.»

Schioccai la lingua. «Io sarei più cauto con le parole se fossi in te. Ora lavori per me, non te lo dimenticare.»

«Tu non ti dimenticare che posso riprendermelo quando voglio. Un solo passo falso e...» si portò una mano a sfregarsi il collo e il sottinteso che lasciò intendere fu più che chiaro.

«Godrò nel vederti tentare», dissi, mentre notai alcuni persone voltarsi e dirigere le loro attenzioni alle nostre spalle.

«Che ci fa lei qui?» Il tono sprezzante di King mi portò a seguire i loro sguardi e quando i miei occhi caddero sulla figura all'ingresso, trattenni il fiato. «Quella ragazza sta sempre in mezzo.»

Si era raccolta i capelli, lasciando che cadessero in morbide ciocche a incorniciargli il volto. Il suo esile collo tentatore in vista. Un vestito rosso fuoco che lasciava ben poco all'immaginazione, le sue curve esposte, i gioielli che aveva addosso più vistosi che mai rendevano impossibile non notarla e la facevano brillare di luce propria. 

L'Odissea Dell'Animo [Completa] Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora