Capitolo 36 - L'orgoglio è il peggior veleno

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Solamente chi trae l'un dopo l'altro i giorni lontano dagli affetti che prima non si guastano e troppo tardi si apprezzano e amano, può comprendere quanto sia il rimpianto dei beni ignorati per l'anima che si ammala di nostalgia.
CARLO MARIA FRANZERO


Nove anni prima

Mi appartai e osservai rapita il circuito da corsa davanti a me. Alcune auto sfrecciarono a tutta velocità. Mi appoggiai alla balaustra della tribuna per assaporare appieno quella frenesia da cui ormai stavo diventando dipendente. Il vento mi scompigliò i capelli e un sorriso involontario sorse sul mio volto nell'udire il ruggito dei motori. Mi chiusi la pelliccia che indossavo, sentendo l'aria fredda sulla pelle. Tirai fuori il pacchetto di sigarette, per poi estrarne una e portarmela alla bocca. Cercai l'accendino nella borsa ma prima di riuscire a trovarlo qualcuno mi si affiancò e, con un accendino tra le dita, me l'accese. Alzai gli occhi sullo sconosciuto. Inspirai una boccata, prendendo tempo, e l'uomo brizzolato ne approfittò per squadrarmi. Lo ringraziai e, fingendo indifferenza, riportai lo sguardo davanti a me nella speranza che se ne andasse. «Sei qui da sola?»

Negai e quando sentii una sua mano posarsi sulla mia schiena, alzai gli occhi su di lui a disagio. «E lei invece?»

«In pessima compagnia.» Si voltò e puntò il suo sguardo verso il gruppo di uomini ad alcuni metri da noi intenti a conversare. Mi soffermai con lo sguardo su Rick nella speranza che tornasse da me: era tutto preso dal parlare con alcune persone, vestendo i panni del perfetto uomo d'affari. «Speravo che lei potesse rimediare», disse, facendo scivolare il suo sguardo su di me. 

Incrociai finalmente gli occhi di Rick che, dopo essersi scusato, mi raggiunse frapponendosi tra noi. Lo sconosciuto ci osservò stranamente, mentre gli si rivolse. «King vedo che hai conosciuto la signorina Fox.» 

«In realtà non ne ho avuto ancora il privilegio» affermò. «È con te, Evans?»

Percepii una certa tensione nell'aria, poi Rick mi strinse a sé. «Sì. È con me.»

«Beh, questa sì che è una novità.» Una strana smorfia comparve sul volto dell'uomo. Mi squadrò di nuovo, lasciandomi perplessa, prima di dire: «Fai fare un giro alla signorina. Glielo si legge in faccia che non aspetta altro.» 

Ci porse un paio di chiavi e guardai Rick prenderle. Poi mi porse il suo braccio e appena mi aggrappai, lo sorpassammo. Al suo fianco tornai a respirare regolarmente.

«Resta al mio fianco la prossima volta» irruppe.

Stavo per rispondergli che la colpa fosse sua, siccome era lui che mi aveva lasciata sola, quando il signor King mi precedette. «Ragazze come lei non si comandano, Evans.»

Rick si fermò colto di sorpresa dall'intromissione e si voltò per fronteggiare l'uomo che sembrava avere un udito più che fino. «Lo terrò a mente.» 

Si scambiarono un lungo sguardo. Poi Rick gli diede le spalle e mi trascinò via, fino ai garage. Usò la chiave per aprire la porta che ci condusse in un vero e proprio paradiso in terra: era pieno di autovetture da corsa. 

«Niente male, eh?», disse. «Scegline una.»

Passai i miei occhi su ogni automobile e quando adocchiai una Ferrari rosso sangue, il mio cuore ebbe un fremito. Avanzai con determinazione e Rick mi seguì, poi rise avendo intuito l'oggetto dei miei desideri.

«Sei sicuro di essere in grado di guidarla?» lo stuzzicai. 

Un sorriso sornione comparve sulle sue labbra. «Adesso vedrai.»

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