Capitolo 20 - Balla Per Me

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Ogni scelta che facciamo potrebbe generare innumerevoli conseguenze, praticamente... Infinite."
K.Hahn

Nove anni prima

Le persone si incontrano, le persone si separano. Era la vita: l'impermanenza era in tutte le cose, così come nelle relazioni.

Avevamo da poco finito di cenare e, anche se non ero riuscita a toccare quasi nulla, ero restata in compagnia della mia famiglia per non dover pensare a Edward e al pomeriggio passato al suo fianco, così come il dispiacere per il suo rifiuto.

Non mi sfuggirono le occhiate di mia madre verso la sottoscritta, quasi come se volesse trovare il coraggio di dirmi qualcosa che non riuscivo a capire. E così quando Rick accompagnò la piccola della famiglia a letto, lasciandoci da sole, mia madre si schiarì la voce. «Prima che tu dia di matto, vorrei che ci riflettessi per bene.» Si alzò per prendere una lettera e me la porse speranzosa. L'afferrai e la maneggiai come se fosse dinamite. «È una buona scuola e ti prenderebbero subito. È un po' lontana, ma potresti finire l'ultimo anno», mi disse. «Pensa al tuo futuro, per favore, e non agire d'impulso come tuo solito.» Abbassai lo sguardo sulla lettera d'ammissione e non dissi nulla se non un semplice "Ci penserò". Sembrò soddisfatta e annuì. «Io e Rick andiamo a un festa di amici, ti occupi tu di tua sorella?» 

Acconsentii e la guardai avviarsi su per le scale. Mi rigirai la lettera tra le mani, sentendo una forte stretta alla stomaco: realizzai che i miei sogni morivano con essa.

Mi alzai e afferrai il pacchetto di sigarette, accendendomene una. Feci qualche tiro prima di afferrare l'accendino e avvicinarlo alla lettera. L'osservai diventare cenere e sentii come se l'ossigeno tornasse a entrare in circolo dentro di me, perché non era quello che volevo fare. Volevo dimostrare a me stessa e agli altri che sarei riuscita in quello che tanto agognavo: l'Accademia.

«Non avresti dovuto farlo.»

Alzai gli occhi su Rick fermo sulla porta a osservarmi. «Beh, è la mia vita e per quanto troviate difficile crederlo, so che cosa è meglio per me.» Raccolsi i resti della lettera e li buttai nel sito apposito, poi mi avviai verso di lui. Prima però che potessi sorpassarlo, mi trattenne per un braccio. 

«Sei dentro, ti ho pagato l'iscrizione», disse, e lo fissai interdetta. Si chinò su di me. «Ecco quanto credo in te, non mi deludere, Miranda.» 

Sentii dei passi avvicinarsi e mi staccai da lui, come scottata dal suo tocco e dalle sue parole. Me ne andai e incrociai mia madre che con un certa eleganza si era messa in ghingheri per la serata. Mi chiusi in camera e mi guardai attorno spaesata senza sapere come reagire alla notizia che mi aveva dato.

Ero in lista per il provino e ancora non potevo crederci. Ero dentro e ora non dovevo far altro che presentarmi là e far capire il mio potenziale. Non ero rovinata per sempre e lo avrei dimostrato a mia madre. Lo avrei dimostrato a tutti.

Mi esercitai con impegno, mettendoci tutta me stessa fino a essere orgogliosa di quanto avevo creato. Era una bella coreografia e sapevo che li avrebbe colti di sorpresa. Lo sapevo perché era un mondo che conoscevo piuttosto bene ed erano passione e dedizione che cercavano, così come originalità. Ero pronta e ne ero convinta, ma la realtà mi fece nuovamente tornare con i piedi per terra.

Andai a controllare come stava mia sorella, sudata e affaticata, e camminando lungo il corridoio il mio ginocchio non mi resse e cedette costringendomi a piegarmi su me stessa. Mi rialzai a fatica e la rabbia m'invase, così come la delusione.

Perché a me? Era l'unica cosa che volevo fare e non mi era permesso. Perché?

Non ebbi nessuna risposta e, dopo aver rincalzato le coperte dello scricciolo, tornai nella mia camera. Mi distesi sul letto, affogando nei miei pensieri. Forse mi ero addormentata o forse no. Ma a un certo punto mi destai per colpa di un tonfo lungo le scale e delle risate. Mi alzai e aprii la porta per vedere Rick cercare di aiutare mia madre che a stento riusciva a reggersi in piedi per quanto aveva bevuto. Li osservai, mentre cercava di sostenerla e condurla verso la camera. «Mi sento male, gira tutto.» Rise e non ce la feci a guardare oltre. Tornai a letto. Rick la pregò di resistere fino al letto. Poi sentii la porta della stanza di mia madre aprirsi e chiudersi. Qualcuno scendere le scale e poi il silenzio mi avvolse nuovamente.

L'Odissea Dell'Animo [Completa] Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora