CAPITOLO 22

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Alice, sul pavimento di camera sua, cercava di respirare normalmente, tenendosi la testa tra le mani.

"Che cos'ho fatto? Che cosa diamine ho fatto?"

I pensieri turbinavano dentro la sua testa, senza ordine, e l'isteria aveva preso possesso di lei a tal punto che non si accorse che qualcuno era entrato. Fred varcò la soglia e vide Alice rannicchiata sul pavimento, che gemeva e ansimava, cercando di prendere fiato.

Corse da lei, atterrando sul pavimento, e se la mise in grembo, spalancando gli occhi per lo shock.

"Shh, respira" disse, cercando di rimanere calmo, "Respira, tesoro."

Alice lo guardò negli occhi, terrorizzata, tentando di stabilizzare il proprio respiro. Fred non aveva idea di cosa fare. Si sentiva stupido e inutile. Eppure, vedeva il suo viso pallido e gli occhi pieni di paura... non poteva starsene fermo. Dovette improvvisare.

Le prese una mano e se la mise sul petto, riempendosi i polmoni.

"Respira con me" mormorò, cercando di usare un tono controllato, "Andrà tutto bene."

Prese dei respiri profondi, mentre Alice cercava di imitarlo come meglio poteva. Fred aveva visto fare una cosa del genere ad un ragazzino e sua sorella, durante il suo terzo anno. Non aveva idee migliori e sperava semplicemente che funzionasse.

Mentre il panico scivolava via da Alice come schiuma sul mare, le lacrime iniziarono a scenderle sulle guance e, quando finalmente riprese il controllo totale, scoppiò definitivamente a piangere. Onestamente, sembrava quasi un peggioramento. Fred la abbracciò, preoccupato e sollevato al tempo stesso.

"Che succede, Alice?" le chiese, piano, "Ti prego, parlami!"

Alice scosse la testa, senza rispondere.

Non poteva dirglielo — si sarebbe sicuramente arrabbiato. Eppure, vedeva il suo sguardo fiducioso ed impaurito e non se la sentiva di mentirgli. Sarebbe stato peggio, lo sapeva.

"Ho picchiato Pansy Parkinson..."

"Cosa?" chiese Fred, confuso, "Non ho sentito."

Alice sollevò lo sguardo e si staccò da lui, mettendosi sul pavimento. Voleva dargli la possibilità di reagire senza che lei gli fosse addosso.

"Ho picchiato Pansy Parkinson — Io... Io l'ho seguita e poi l'ho aggredita."

Fred era incredulo. Era quasi in dubbio di non aver sentito bene per la seconda volta. Purtroppo, era improbabile. Si mise le mani tra i capelli ed il suo viso passò attraverso mille sfumature diverse di rosso, mentre camminava avanti e indietro per la stanza.

"Perché?" chiese, scandendo le parole, "Perché diavolo lo hai fatto? Era una degli aggressori?"

Alice scosse la testa, vergognandosi.

"Non lo so" sussurrò, massaggiandosi le tempie con violenza, "Ieri mi guardava e sorrideva ed il pensiero non la smetteva più di ossessionarmi — prima di rendermene conto, ho iniziato a seguirla e quando l'ho vista da sola ho cominciato a picchiarla."

Fred iniziò a scuotere la testa, stringendo le labbra. Alice lo vedeva: avrebbe perso la calma da un momento all'altro.

"Mentre la picchiavo mi ha dato la conferma" disse a bassa voce, "Mi ha detto che Draco le aveva già fatto giurare di non toccarmi più."

Fred alzò lo sguardo verso di lei, di scatto. Non sapeva nemmeno cosa dirle. Non ne aveva la più pallida idea. Ricominciò a camminare avanti e indietro per la stanza, in silenzio. Si torturò a lungo le mani, incapace di spiccicare parola.

"Per favore, Fred, non essere arrabbiato con me..."

Fred inchiodò, incredulo.

"Non essere arrabbiato? Non essere arrabbiato?!"

Alice sussultò e stette in silenzio, mentre lui si passava una mano sul viso, esalando una risata amara.

"Non so..." mormorò, frustrato, "Non so nemmeno da dove cominciare."

"Hai seguito Pansy Parkinson, senza essere sicura che ti avesse aggredito lei" elencò, furioso, "Poi l'hai vista da sola e hai deciso di aggredirla a tua volta, nonostante tu sia ancora messa malissimo. Ma riesci a pensare alle possibili conseguenze?!"

Alice abbassò lo sguardo, sul punto di piangere di nuovo. Vederlo arrabbiato con lei era cento volte peggio che litigare con la propria coscienza.

"Non riuscivo a pensare ad altro..." sussurrò.

"Non riuscivi a pensare ad altro..." ripeté Fred, amareggiato, "Stamattina ti infili nel mio letto, mi baci, mi regali un risveglio da favola e mi fai pensare che tutto vada meglio — poi scappi nel territorio dei Serpeverde e aggredisci la Parkison, rischiando di lasciarci la pelle, di nuovo. Non riuscivi a pensare ad altro?"

Alice lo ascoltò, ferita. Era una sua percezione? O lo aveva davvero manipolato in quel modo?

"Sono davvero così calcolatrice e pazza?"

"Non so cosa fare" mormorò Fred, stanco e ferito, "Quando ti hanno trovata ho pensato che saresti morta, lo pensavano tutti. L'ho pensato per giorni! Non voglio stare con qualcuno che vuole sprecare la sua vita, mi fa troppo male."

Alice alzò lo sguardo verso di lui, con le lacrime agli occhi. Non poteva essere. Non poteva finire così.

"Non vuoi più stare con me?" sussurrò.

E Fred esplose, facendola sussultare.

"Sì, che voglio stare con te!" gridò, afferrandola per le spalle, "Voglio solo vederti la mattina senza la paura di non vederti più, due ore dopo, perché hai fatto qualche stupidaggine o perché qualcuno ha cercato di ucciderti!"

Poi la lasciò e si appoggiò al muro, mentre le lacrime minacciavano di scendergli sulle guance. Si sentiva esausto.

Alice lo guardò, scossa, seguendo la lacrima che era riuscita a scappare al suo controllo. Lo aveva fatto piangere. Aveva fatto un'altra cosa stupida e aveva fatto stare male la persona a cui teneva di più in assoluto.

"Perché sono così?"

Si avvicinò, piano perché Fred opponeva resistenza, e lo abbracciò, schiacciando il viso sul suo petto.

"Scusami..." sussurrò, stringendolo ancora di più, "Non lo farò più, mi dispiace."

Fred esitò per un secondo, non fidandosi, e poi la strinse forte. La sola prospettiva di vederla scivolare via di nuovo era insopportabile.

"Non voglio perderti, Alice... Ti prego, non ce la farei."

Alice sciolse l'abbraccio, gli mise una mano sul viso e lo baciò sulle labbra, delicatamente.

"Non mi perderai" gli promise, tra un bacio e l'altro, "Mai."

Dopo la discussione, Fred si fermò a dormire da Alice, troppo esausto per andare alle lezioni del pomeriggio. Era sdraiato su di lei, con la testa sul suo petto, e le sue braccia le avvolgevano i fianchi. Alice lo guardava, ancora sveglia, e gli accarezzava i capelli con le punte delle dita. Fred la riempiva di felicità e di gioia, le faceva provare cose che non sapeva nemmeno esistessero con certezza - se c'era lui, si sentiva assolutamente invincibile e al sicuro e amata. Si era resa conto di quanto gli avesse fatto male mettendosi di nuovo in pericolo, di quanto lui fosse stato in pensiero e avesse sofferto mentre lei era incosciente dopo l'aggressione. Per lui, e anche per sé stessa, doveva imparare a lasciar andare. Si promise di provarci davvero, di lasciare che la proteggesse, ma si promise anche di proteggerlo.

Con la vita, se necessario.

Gli accarezzò una guancia e lui sorrise lievemente, nel sonno. Era così bello... E, prima si rendersene conto, si avvicinò all'orecchio del ragazzo addormentato, confessando un piccolo segreto.

"Ti amo, Fred."

Poi, Alice chiuse gli occhi e scivolò nel mondo dei sogni.

𝐖𝐢𝐭𝐡𝐢𝐧 𝐓𝐡𝐞𝐬𝐞 𝐖𝐚𝐥𝐥𝐬 - 𝐀 𝐇𝐏 𝐔𝐧𝐢𝐯𝐞𝐫𝐬𝐞 𝐅𝐅Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora